Sia in teatro che fuori dal teatro, cioè sia per il performer che per l’essere umano ordinario, il lavoro sul corpo, con il corpo in movimento rappresenta il primo e principale aspetto del lavoro su se stessi e, allo stesso tempo, costituisce la prima imprescindibile tappa nel cammino verso l’azione cosciente, quella che in teatro è l’“azione nella percezione”, il pensare-in-movimento. Questo pensiero cosciente, che nella sua elaborazione e per il suo significato coinvolge l’intero background della persona, è un azione che emerge solo quando il performer è presente e allo stesso tempo dinamicamente coinvolto interamente nell’ambiente: è quella coscienza percettiva che supera – perché integra - la pianificazione dell’azione con l’esecuzione della suddetta azione. Il pensare-in-movimento è un processo dinamico che non è possibile codificare: è un linguaggio che chiede di essere vissuto per poter essere compreso e appreso. Dunque, che cos’è lo Score? Un concetto, un metodo di movimento, uno strumento digitale? Forse è ognuna di queste cose. Lo score è un algoritmo necessario per leggere la danza dell’essere umano, acquisire informazioni e trasferirle in modo da procedere e far evolvere la conoscenza contenuta nella pratica coreutica. Lo score è il medium nel quale si edifica la tensione strutturante dell’uomo: un sito alternativo per comprendere l’istigazione potenziale del corpo umano e l’organizzazione delle sue azioni residuali. In questo articolo leggerò lo score come un cristallo: metafora del dinamismo formante insito nel movimento espressivo. Esporrò come tale cristallo sia il canale necessario per fa sì che si realizzi il contrappunto coreografico. Esplorerò cosa ciò significa per i coreografi coinvolti in Motion Bank - William Forsythe, Deborah Hay, Jonathan Burrows e Matteo Fargion – analizzando la connessione somatica tra i processi di dance-making e score-creation.

Lo Score: Un Algoritmo per Investigare la Body Knowledge

Letizia Gioia Monda
First
2015-01-01

Abstract

Sia in teatro che fuori dal teatro, cioè sia per il performer che per l’essere umano ordinario, il lavoro sul corpo, con il corpo in movimento rappresenta il primo e principale aspetto del lavoro su se stessi e, allo stesso tempo, costituisce la prima imprescindibile tappa nel cammino verso l’azione cosciente, quella che in teatro è l’“azione nella percezione”, il pensare-in-movimento. Questo pensiero cosciente, che nella sua elaborazione e per il suo significato coinvolge l’intero background della persona, è un azione che emerge solo quando il performer è presente e allo stesso tempo dinamicamente coinvolto interamente nell’ambiente: è quella coscienza percettiva che supera – perché integra - la pianificazione dell’azione con l’esecuzione della suddetta azione. Il pensare-in-movimento è un processo dinamico che non è possibile codificare: è un linguaggio che chiede di essere vissuto per poter essere compreso e appreso. Dunque, che cos’è lo Score? Un concetto, un metodo di movimento, uno strumento digitale? Forse è ognuna di queste cose. Lo score è un algoritmo necessario per leggere la danza dell’essere umano, acquisire informazioni e trasferirle in modo da procedere e far evolvere la conoscenza contenuta nella pratica coreutica. Lo score è il medium nel quale si edifica la tensione strutturante dell’uomo: un sito alternativo per comprendere l’istigazione potenziale del corpo umano e l’organizzazione delle sue azioni residuali. In questo articolo leggerò lo score come un cristallo: metafora del dinamismo formante insito nel movimento espressivo. Esporrò come tale cristallo sia il canale necessario per fa sì che si realizzi il contrappunto coreografico. Esplorerò cosa ciò significa per i coreografi coinvolti in Motion Bank - William Forsythe, Deborah Hay, Jonathan Burrows e Matteo Fargion – analizzando la connessione somatica tra i processi di dance-making e score-creation.
2015
6
133
146
https://doi.org/10.6092/issn.2036-1599/4987
algoritmo coreografico, dance score, spazializzazione del tempo
Letizia Gioia Monda
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