Il volume prende le mosse dal convegno sulle Traduzioni dantesche (4-6 novembre 2021), organizzato da Gabriella Bosco, Luana Doni e Giuseppe Noto nell’ambito delle iniziative dell’Università di Torino (Dante SettecenTO) per i settecento anni dalla morte di Dante. Si tratta di un viaggio alla scoperta delle traduzioni della Commedia dantesca, per comprendere come Dante sia entrato in contatto e abbia interagito (creando così diasistemi linguistici, poetici e latamente culturali veramente interessanti da analizzare) con lingue e culture da lui lontane nel tempo e nello spazio: un viaggio in un certo senso paradossale, tenendo conto di quanto lo stesso Dante scrive nel Convivio: «E però sappia ciascuno che nulla cosa per legame musaico armonizzata si può de la sua loquela in altra transmutare, sanza rompere tutta sua dolcezza e armonia». Spaziando dalla Serbia e dalla Croazia all’India e agli Stati Uniti, e passando per gli esperimenti in latino e quelli nelle lingue minoritarie, il viaggio diventa anche riflessione sui rapporti tra sistemi linguistici dotati di differente prestigio culturale e sull’atto del tradurre, concepito come atto di scrittura; leggere, scrive, tradurre, per riprendere le parole di Forest, sono attività specifiche ma indissociabili. La traduzione è atto di fedeltà, come scrive Robert, da non confondere con la cieca obbedienza ma da intendersi invece come instaurarsi di una relazione di profonda empatia. È proprio a partire dalla presa di consapevolezza di tale empatia, e nel rispetto dei vincoli formali, che il traduttore libera la sua creatività.
Traduzioni dantesche
Gabriella Bosco;Luana Doni;Giuseppe Noto
2023-01-01
Abstract
Il volume prende le mosse dal convegno sulle Traduzioni dantesche (4-6 novembre 2021), organizzato da Gabriella Bosco, Luana Doni e Giuseppe Noto nell’ambito delle iniziative dell’Università di Torino (Dante SettecenTO) per i settecento anni dalla morte di Dante. Si tratta di un viaggio alla scoperta delle traduzioni della Commedia dantesca, per comprendere come Dante sia entrato in contatto e abbia interagito (creando così diasistemi linguistici, poetici e latamente culturali veramente interessanti da analizzare) con lingue e culture da lui lontane nel tempo e nello spazio: un viaggio in un certo senso paradossale, tenendo conto di quanto lo stesso Dante scrive nel Convivio: «E però sappia ciascuno che nulla cosa per legame musaico armonizzata si può de la sua loquela in altra transmutare, sanza rompere tutta sua dolcezza e armonia». Spaziando dalla Serbia e dalla Croazia all’India e agli Stati Uniti, e passando per gli esperimenti in latino e quelli nelle lingue minoritarie, il viaggio diventa anche riflessione sui rapporti tra sistemi linguistici dotati di differente prestigio culturale e sull’atto del tradurre, concepito come atto di scrittura; leggere, scrive, tradurre, per riprendere le parole di Forest, sono attività specifiche ma indissociabili. La traduzione è atto di fedeltà, come scrive Robert, da non confondere con la cieca obbedienza ma da intendersi invece come instaurarsi di una relazione di profonda empatia. È proprio a partire dalla presa di consapevolezza di tale empatia, e nel rispetto dei vincoli formali, che il traduttore libera la sua creatività.File | Dimensione | Formato | |
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