Nella sua ultima raccolta di saggi Black Paper (2022), Teju Cole, fotografo, romanziere, saggista, critico d’arte e fotografico, umanista a tutto tondo, di origine Nigeriana e cittadino newyorkese, si è a lungo soffermato sulla Sicilia, che ha visitato, recandosi quasi in pellegrinaggio nei luoghi degli sbarchi lungo la costa sud. Qui ha osservato da vicino le barche abbandonate, e le ha annusate, commuovendosi dinanzi alle tracce di uno spettacolo di sofferenza, visibile e invisibile. Ha provato di persona a comprendere quale potrebbe essere l’accoglienza da riservare ai nuovi arrivati, avvicinandosi a un’ambulanza e dicendo ai naufraghi-migranti neri, un semplice “welcome”. Si è fatto accompagnare da un migrante-naufrago a visitare il Duomo di Siracusa, la chiesa di Santa Lucia alla Badia, dove è conservato il dipinto di Caravaggio Il seppellimento di Santa Lucia (1608): un gesto di accoglienza e condivisione, raro, per chi sbarca da rifugiato, richiedente asilo o semplice migrante. Il dramma delle traversate, non solo quelle che avvengono lungo le rotte del Mediterraneo, ma anche quelle che avvengono via terra, tra Messico e Stati Uniti, sono al centro di un importante raccolta di saggi del giornalista newyorkese di origine indiana Suketu Mehta, This Land is our Land (Questa terra è la nostra terra. Manifesto di un migrante, Einaudi 2021) che ci interroga da vicino. Questi due recenti saggi ci chiamano a rivisitare altri testi, recenti romanzi sulla migrazione (Ghosh, Lefteri e il progetto britannico di Refugee Tales) per ridimensionare la nostra paura dell’altro e restituire umanità a chi cerca asilo. Questo è il percorso proposto in questa lettura.
Migrazioni e insoliti sconfinamenti. L’atto di s-porgersi e l’irruzione dell’inedito in A. Ghosh, K. Lefteri, S. Mehta, T. Cole
C. Concilio
2023-01-01
Abstract
Nella sua ultima raccolta di saggi Black Paper (2022), Teju Cole, fotografo, romanziere, saggista, critico d’arte e fotografico, umanista a tutto tondo, di origine Nigeriana e cittadino newyorkese, si è a lungo soffermato sulla Sicilia, che ha visitato, recandosi quasi in pellegrinaggio nei luoghi degli sbarchi lungo la costa sud. Qui ha osservato da vicino le barche abbandonate, e le ha annusate, commuovendosi dinanzi alle tracce di uno spettacolo di sofferenza, visibile e invisibile. Ha provato di persona a comprendere quale potrebbe essere l’accoglienza da riservare ai nuovi arrivati, avvicinandosi a un’ambulanza e dicendo ai naufraghi-migranti neri, un semplice “welcome”. Si è fatto accompagnare da un migrante-naufrago a visitare il Duomo di Siracusa, la chiesa di Santa Lucia alla Badia, dove è conservato il dipinto di Caravaggio Il seppellimento di Santa Lucia (1608): un gesto di accoglienza e condivisione, raro, per chi sbarca da rifugiato, richiedente asilo o semplice migrante. Il dramma delle traversate, non solo quelle che avvengono lungo le rotte del Mediterraneo, ma anche quelle che avvengono via terra, tra Messico e Stati Uniti, sono al centro di un importante raccolta di saggi del giornalista newyorkese di origine indiana Suketu Mehta, This Land is our Land (Questa terra è la nostra terra. Manifesto di un migrante, Einaudi 2021) che ci interroga da vicino. Questi due recenti saggi ci chiamano a rivisitare altri testi, recenti romanzi sulla migrazione (Ghosh, Lefteri e il progetto britannico di Refugee Tales) per ridimensionare la nostra paura dell’altro e restituire umanità a chi cerca asilo. Questo è il percorso proposto in questa lettura.File | Dimensione | Formato | |
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