Tra i compiti della filosofia è stato spesso elencato il superamento del timore della morte, ma ci si può chiedere se davvero riflettere sul morire sia utile per affrontare la morte. Attraverso alcuni esempi tratti dalla storia del pensiero, si esaminano qui il tema della paura della morte, il significato che assume l’idea della morte per definire la vita, e come di conseguenza “saper morire” e “saper vivere” si presentino strettamente intrecciati. Già Empedocle riteneva che la filosofia avrebbe risolto il timore della morte, mostrandone la vera natura, ma è soprattutto la scuola epicurea ad insistere sull’efficacia della riflessione sulla fine per liberarsi da uno dei tormenti più gravi della vita umana. Assunta la morte come un dato di fatto, ci si può interrogare non tanto sulla sua natura, ma sul suo significato, sul senso la vita trae dalla propria stessa limitatezza e caducità. Ragionare sulla morte diviene allora rilevante non tanto per “saper morire”, quanto per “saper vivere”, poiché la coscienza del limite costitutivo dell’esistenza umana manifesta il valore insostituibile di ogni momento, unico e irripedibile per la sua ineliminabile caducità. La riflessione sulla morte non necessariamente consente di affrontare la fine della propria vita meglio di come faccia chi alla morte non pensi mai. Ma ragionare sulla morte come dimensione essenziale della vita può modificare la nostra concezione del rapporto con la natura e persino l’idea della soggettività umana: invece del soggetto autonomo, indipendente, padrone della sua vita, che la filosofia ha messo tradizionalmente al centro della sua riflessione, si delinea l’idea di un soggetto vulnerabile, intrinsecamente relazionale, socialmente costituito da norme culturali, linguaggi, narrazioni, dipendente dal riconoscimento da parte degli altri. La fragilità della persona morente denuncia la reciproca interdipendenza caratteristica dell’umano, che potremmo finalmente abbracciare come un valore.

Il contadino muore con miglior garbo di Aristotele? Strategie filosofiche di fronte alla morte

Daniela Steila
2023-01-01

Abstract

Tra i compiti della filosofia è stato spesso elencato il superamento del timore della morte, ma ci si può chiedere se davvero riflettere sul morire sia utile per affrontare la morte. Attraverso alcuni esempi tratti dalla storia del pensiero, si esaminano qui il tema della paura della morte, il significato che assume l’idea della morte per definire la vita, e come di conseguenza “saper morire” e “saper vivere” si presentino strettamente intrecciati. Già Empedocle riteneva che la filosofia avrebbe risolto il timore della morte, mostrandone la vera natura, ma è soprattutto la scuola epicurea ad insistere sull’efficacia della riflessione sulla fine per liberarsi da uno dei tormenti più gravi della vita umana. Assunta la morte come un dato di fatto, ci si può interrogare non tanto sulla sua natura, ma sul suo significato, sul senso la vita trae dalla propria stessa limitatezza e caducità. Ragionare sulla morte diviene allora rilevante non tanto per “saper morire”, quanto per “saper vivere”, poiché la coscienza del limite costitutivo dell’esistenza umana manifesta il valore insostituibile di ogni momento, unico e irripedibile per la sua ineliminabile caducità. La riflessione sulla morte non necessariamente consente di affrontare la fine della propria vita meglio di come faccia chi alla morte non pensi mai. Ma ragionare sulla morte come dimensione essenziale della vita può modificare la nostra concezione del rapporto con la natura e persino l’idea della soggettività umana: invece del soggetto autonomo, indipendente, padrone della sua vita, che la filosofia ha messo tradizionalmente al centro della sua riflessione, si delinea l’idea di un soggetto vulnerabile, intrinsecamente relazionale, socialmente costituito da norme culturali, linguaggi, narrazioni, dipendente dal riconoscimento da parte degli altri. La fragilità della persona morente denuncia la reciproca interdipendenza caratteristica dell’umano, che potremmo finalmente abbracciare come un valore.
2023
19
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18
https://www.sscf.it/Rivista-Italiana-di-Counseling-Filosofico.html
morte, paura, vulnerabilità, vita
Daniela Steila
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