Per molto tempo la scrittura e la lettura sono state studiate come pratiche distinte, legate a delle competenze diversificate e a discipline che a lungo hanno viaggiato separatamente: la paleografia, per lo studio delle scritture, e, più recentemente, un insieme di studi che vanno da quelli letterari (in particolare legati alla teoria della ricezione) a quelli socio-culturali e di storia del libro, per lo studio delle pratiche di lettura. Ma proprio grazie al dialogo tra studiosi di ambito storico, letterario e paleografico, a partire dagli anni ’90 del secolo scorso, molte barriere sono cadute e gli steccati disciplinari sono stati superati da una discussione ampia, in cui, come ha sottolineato Armando Petrucci, si sono poste le condizioni per ricostruire processi di produzione di scritti e di produzione di testi e, nel medesimo tempo, di uso di tali testi. Uno dei prodotti editoriali di più grande successo tra il XVIII e il XIX secolo, l’almanacco, si è rivelato una fonte di notevole interesse per lo studio delle tipologie testuali e materiali e per quello degli usi che i lettori ne fanno. Mentre però il primo aspetto, quello dell’analisi dell’evoluzione delle tematiche e dei modelli in una prospettiva comparativa europea, ha avuto notevoli sviluppi, scarsa attenzione è stata riservata alle tracce manoscritte lasciate dagli uomini e dalle donne che per secoli hanno avuto l’abitudine di acquistare una volta all’anno un libretto ricco di consigli pratici e, in molti casi, di contenuti culturali tutt’altro che immobili nel tempo, anzi, al contrario, aperti a una pluralità di formule destinate a fasce di lettori socialmente differenziate, con interessi, preparazione e aspettative molto diverse tra loro. La varietà degli usi è documentabile soprattutto attraverso quegli almanacchi che nel corso del tempo si sono trasformati da tradizionali contenitori di un pronostico astrologico e di rubriche fisse in oggetti pensati per ricevere le annotazioni dei lettori. Questo saggio intende prende in considerazione sia le tipologie di almanacchi (e di prodotti editoriali da essi derivati) pensati per accogliere le annotazioni manoscritte e per organizzare il tempo, sia l’effettiva “appropriazione” degli spazi bianchi da parte degli acquirenti-lettori, in una prospettiva comparativa, tendendo in considerazione sia la produzione di questi libretti negli stati italiani, sia in Francia, Germania e Gran Bretagna, su cui esistono già ricerche che rendono possibile un confronto sulle diverse tipologie e i pubblici individuati dagli editori.
Libri “ibridi” per leggere, scrivere e organizzare il tempo. Almanacchi-agenda e memorandum books nel Settecento
L. Braida
2023-01-01
Abstract
Per molto tempo la scrittura e la lettura sono state studiate come pratiche distinte, legate a delle competenze diversificate e a discipline che a lungo hanno viaggiato separatamente: la paleografia, per lo studio delle scritture, e, più recentemente, un insieme di studi che vanno da quelli letterari (in particolare legati alla teoria della ricezione) a quelli socio-culturali e di storia del libro, per lo studio delle pratiche di lettura. Ma proprio grazie al dialogo tra studiosi di ambito storico, letterario e paleografico, a partire dagli anni ’90 del secolo scorso, molte barriere sono cadute e gli steccati disciplinari sono stati superati da una discussione ampia, in cui, come ha sottolineato Armando Petrucci, si sono poste le condizioni per ricostruire processi di produzione di scritti e di produzione di testi e, nel medesimo tempo, di uso di tali testi. Uno dei prodotti editoriali di più grande successo tra il XVIII e il XIX secolo, l’almanacco, si è rivelato una fonte di notevole interesse per lo studio delle tipologie testuali e materiali e per quello degli usi che i lettori ne fanno. Mentre però il primo aspetto, quello dell’analisi dell’evoluzione delle tematiche e dei modelli in una prospettiva comparativa europea, ha avuto notevoli sviluppi, scarsa attenzione è stata riservata alle tracce manoscritte lasciate dagli uomini e dalle donne che per secoli hanno avuto l’abitudine di acquistare una volta all’anno un libretto ricco di consigli pratici e, in molti casi, di contenuti culturali tutt’altro che immobili nel tempo, anzi, al contrario, aperti a una pluralità di formule destinate a fasce di lettori socialmente differenziate, con interessi, preparazione e aspettative molto diverse tra loro. La varietà degli usi è documentabile soprattutto attraverso quegli almanacchi che nel corso del tempo si sono trasformati da tradizionali contenitori di un pronostico astrologico e di rubriche fisse in oggetti pensati per ricevere le annotazioni dei lettori. Questo saggio intende prende in considerazione sia le tipologie di almanacchi (e di prodotti editoriali da essi derivati) pensati per accogliere le annotazioni manoscritte e per organizzare il tempo, sia l’effettiva “appropriazione” degli spazi bianchi da parte degli acquirenti-lettori, in una prospettiva comparativa, tendendo in considerazione sia la produzione di questi libretti negli stati italiani, sia in Francia, Germania e Gran Bretagna, su cui esistono già ricerche che rendono possibile un confronto sulle diverse tipologie e i pubblici individuati dagli editori.File | Dimensione | Formato | |
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