È risaputo che per tutta l’età moderna e fino al periodo della Grande guerra le Alpi hanno conosciuto ogni anno una massiccia emigrazione, principalmente stagionale, di uomini che scendevano a lavorare nelle pianure circostanti. Solo in tempi relativamente recenti, invece, minuziose ricerche archivistiche hanno portato alla luce, per citare il titolo di un lavoro pionieristico di Giorgio Ferigo (1997), la presenza di un numero consistente di «immigrati nei villaggi degli emigranti»: per lo più uomini provenienti da altre parti delle Alpi che sostituivano temporaneamente gli assenti. Durante la cosiddetta ‘età dello spopolamento’, approssimativamente tra la metà del XIX secolo e la fine del XX, l’emigrazione temporanea lasciò il posto all’esodo permanente e le immigrazioni di sostituzione si esaurirono quasi del tutto. Da qualche decennio si osserva tuttavia una diffusa seppur diseguale inversione di tendenza: se molti continuano ad abbandonare le Alpi, altri stanno risalendo le valli per insediarsi in località spesso spopolate. Questo articolo si propone di analizzare le differenze tra le antiche forme di mobilità di sostituzione, soltanto temporanee, e l’attuale arrivo nelle terre alte di «nuovi montanari», che presenta caratteri di permanenza e può dunque produrre significativi ricambi di popolazione.
Dagli «immigrati nei villaggi degli emigranti» ai «nuovi montanari». Mobilità di sostituzione nelle Alpi prima e dopo l’età dello spopolamento
Pier Paolo Viazzo
2023-01-01
Abstract
È risaputo che per tutta l’età moderna e fino al periodo della Grande guerra le Alpi hanno conosciuto ogni anno una massiccia emigrazione, principalmente stagionale, di uomini che scendevano a lavorare nelle pianure circostanti. Solo in tempi relativamente recenti, invece, minuziose ricerche archivistiche hanno portato alla luce, per citare il titolo di un lavoro pionieristico di Giorgio Ferigo (1997), la presenza di un numero consistente di «immigrati nei villaggi degli emigranti»: per lo più uomini provenienti da altre parti delle Alpi che sostituivano temporaneamente gli assenti. Durante la cosiddetta ‘età dello spopolamento’, approssimativamente tra la metà del XIX secolo e la fine del XX, l’emigrazione temporanea lasciò il posto all’esodo permanente e le immigrazioni di sostituzione si esaurirono quasi del tutto. Da qualche decennio si osserva tuttavia una diffusa seppur diseguale inversione di tendenza: se molti continuano ad abbandonare le Alpi, altri stanno risalendo le valli per insediarsi in località spesso spopolate. Questo articolo si propone di analizzare le differenze tra le antiche forme di mobilità di sostituzione, soltanto temporanee, e l’attuale arrivo nelle terre alte di «nuovi montanari», che presenta caratteri di permanenza e può dunque produrre significativi ricambi di popolazione.File | Dimensione | Formato | |
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