Lento e irto di ostacoli fu il percorso che portò all’affermazione del diritto d’autore in Italia. Se per il mondo inglese e francese il XVIII secolo rappresenta il momento in cui gli autori, dopo un lungo e travagliato dibattito, vedono riconosciuta la proprietà letteraria (sin dal 1710 Settecento in Inghilterra e dal 1793 in Francia), negli Stati italiani d’Antico Regime, la situazione è ben diversa. Bisogna attendere la stagione napoleonica affinché il diritto di proprietà letteraria faccia ingresso in Italia, e in ogni caso esso vale soltanto per i territori della Repubblica cisalpina. Il nome dell’autore non si fa strada neppure sul frontespizio dei generi editoriali di grande successo (romanzi, libri di divulgazione, libri di viaggio): ampio appare infatti il ricorso all’anonimato, e non solo per motivi di censura. Si potrebbe definire questa negazione della responsabilità intellettuale come «un’ambiguità funzionale», usando la stessa categoria con cui alcuni studiosi hanno analizzato, per il caso inglese, il concetto di «libertà di stampa», sottolineando quanto essa fosse il frutto di un equilibrio complesso tra censura e opinione pubblica. L’ambiguità, anche nel caso della responsabilità intellettuale taciuta o falsificata, consente flessibilità e adattamento a seconda dei contesti.
Le ambiguità della «funzione autore» nell’editoria italiana del Settecento
L. Braida
2017-01-01
Abstract
Lento e irto di ostacoli fu il percorso che portò all’affermazione del diritto d’autore in Italia. Se per il mondo inglese e francese il XVIII secolo rappresenta il momento in cui gli autori, dopo un lungo e travagliato dibattito, vedono riconosciuta la proprietà letteraria (sin dal 1710 Settecento in Inghilterra e dal 1793 in Francia), negli Stati italiani d’Antico Regime, la situazione è ben diversa. Bisogna attendere la stagione napoleonica affinché il diritto di proprietà letteraria faccia ingresso in Italia, e in ogni caso esso vale soltanto per i territori della Repubblica cisalpina. Il nome dell’autore non si fa strada neppure sul frontespizio dei generi editoriali di grande successo (romanzi, libri di divulgazione, libri di viaggio): ampio appare infatti il ricorso all’anonimato, e non solo per motivi di censura. Si potrebbe definire questa negazione della responsabilità intellettuale come «un’ambiguità funzionale», usando la stessa categoria con cui alcuni studiosi hanno analizzato, per il caso inglese, il concetto di «libertà di stampa», sottolineando quanto essa fosse il frutto di un equilibrio complesso tra censura e opinione pubblica. L’ambiguità, anche nel caso della responsabilità intellettuale taciuta o falsificata, consente flessibilità e adattamento a seconda dei contesti.| File | Dimensione | Formato | |
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