8 febbraio 1945: Ferruccio Dell’Orto muore colpito dal fuoco fascista durante un disarmo. Il giovanissimo caduto diviene sin da subito uno di quegli eroi della Resistenza bergamasca i cui nomi spesso si inscrivono nei luoghi del martirio o nelle strade a loro intitolate (Rizzi, 2015). È infatti proprio dell’odonomastica delle città italiane rispecchiare una marcata tendenza ad uno “storicismo diffuso”: le nostre sono città di eroi (Piasere, 2000). La targa dedicata a Ferruccio in via Pignolo non è però soltanto una traccia del passato, bensì un attivo “luogo di memoria” (Nora, 1984-1992). Pratiche di antifascismo e Resistenza si attivano a partire dalle commemorazioni nel giorno della morte del giovane partigiano, e significativa è la scelta di circoli antifascisti, centri sociali e collettivi studenteschi di staccarsi dal corteo ufficiale del 25 aprile per riunirsi proprio davanti alla targa che ricorda Ferruccio, caduto per la Libertà. Ferruccio è vivo, e vive sono le sue idee. Di lui ha raccontato per molti anni la sua compagna d’azione Cocca Casile. Di questa memoria si è fatta carico la collettività dei giovani antifascisti, vera e propria “comunità mnestica” (Cappelletto, 2010) erede di pratiche resistenti da portare avanti contro vecchi e nuovi fascismi. Infatti, «esercitare l’atto della memoria sul passato si lega a una urgente questione morale che riguarda il male nel presente» (Cappelletto, 2010: 153). Il mio lavoro vuole essere un contributo antropologico agli studi sulla memoria, da intendersi come «analisi critica delle modalità di utilizzare il passato nel presente» (Fabietti e Matera, 2018: 180). Una memoria che è arma politica dell’oggi: siamo chiamati a esaminarne le forme proprio per comprendere questo nostro presente e, sulla base di tale comprensione, indirizzare le nostre modalità di azione per costruire scenari futuri (Appadurai, 2014).
“Ferruccio è vivo, e lotta insieme a noi”. Luoghi e pratiche di Memoria e Resistenza nella Bergamo di oggi
Calzana C
2022-01-01
Abstract
8 febbraio 1945: Ferruccio Dell’Orto muore colpito dal fuoco fascista durante un disarmo. Il giovanissimo caduto diviene sin da subito uno di quegli eroi della Resistenza bergamasca i cui nomi spesso si inscrivono nei luoghi del martirio o nelle strade a loro intitolate (Rizzi, 2015). È infatti proprio dell’odonomastica delle città italiane rispecchiare una marcata tendenza ad uno “storicismo diffuso”: le nostre sono città di eroi (Piasere, 2000). La targa dedicata a Ferruccio in via Pignolo non è però soltanto una traccia del passato, bensì un attivo “luogo di memoria” (Nora, 1984-1992). Pratiche di antifascismo e Resistenza si attivano a partire dalle commemorazioni nel giorno della morte del giovane partigiano, e significativa è la scelta di circoli antifascisti, centri sociali e collettivi studenteschi di staccarsi dal corteo ufficiale del 25 aprile per riunirsi proprio davanti alla targa che ricorda Ferruccio, caduto per la Libertà. Ferruccio è vivo, e vive sono le sue idee. Di lui ha raccontato per molti anni la sua compagna d’azione Cocca Casile. Di questa memoria si è fatta carico la collettività dei giovani antifascisti, vera e propria “comunità mnestica” (Cappelletto, 2010) erede di pratiche resistenti da portare avanti contro vecchi e nuovi fascismi. Infatti, «esercitare l’atto della memoria sul passato si lega a una urgente questione morale che riguarda il male nel presente» (Cappelletto, 2010: 153). Il mio lavoro vuole essere un contributo antropologico agli studi sulla memoria, da intendersi come «analisi critica delle modalità di utilizzare il passato nel presente» (Fabietti e Matera, 2018: 180). Una memoria che è arma politica dell’oggi: siamo chiamati a esaminarne le forme proprio per comprendere questo nostro presente e, sulla base di tale comprensione, indirizzare le nostre modalità di azione per costruire scenari futuri (Appadurai, 2014).File | Dimensione | Formato | |
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