Il contributo ripercorre la costruzione e il consolidamento dell’immagine del martire politico nel periodo risorgimentale. Fu Mazzini, com’è noto, a servirsi tra i primi del canone martiriale come forma di proselitismo e strumento di politicizzazione. La connotazione democratica dell’identità martirologica si avvalse, al di là degli scritti memoriali e clandestini, di un’ampia varietà di dispositivi divulgativi, dalle litografie “portatili” alle medaglie commemorative. A partire dal 1848, negli stati pre-unitari ove era stata abolita la censura, ebbe grande fortuna il genere letterario del martirologio che, riprendendo un modello già esperito durante il periodo giacobino, stabilizzava i tratti collettivi dei martiri in apposite rubriche di giornali democratici e soprattutto in opere destinate a grande diffusione e fortuna. Tale modello avrebbe infatti conosciuto nel periodo successivo un’estensione inclusiva del linguaggio patriottico moderato-liberale. In epoca post-unitaria e soprattutto negli anni della Sinistra storica e del governo Crispi, la mistica del martirio, adottata nella glorificazione dei tanti eroismi locali, diventò elemento funzionale alla pedagogia patriottica ufficiale e conferì un’aura sacrale al progetto nazionale e alla religione civile della patria. In parallelo a tale versione pubblica e ufficiale del martirologio patrio, il mondo democratico, sempre più isolato nella battaglia unitaria, sfruttava come momento propagandistico le zone franche consentite alle cerimonie funebri e ai riti di traslazione delle spoglie dei martiri e arricchiva la memoria “funzionale” del martirio politico e il suo consolidamento culturale con un’imponente produzione e conservazione di reliquie. Esse sarebbero infine giunte nella grande Esposizione nazionale di Torino del 1884, evento generativo della museografia storica italiana, dove il messaggio martiriale, normalizzandosi nella retorica dinastico-militare della nazione, perdeva una parte del suo significato politico ma guadagnava su un piano morale, realizzando una contaminazione tra rappresentazioni democratico-popolari e dinastico-moderate.

Tra martiri della patria e «vittime della monarchia». Memorie e rivendicazioni nel mondo democratico risorgimentale

Silvia Cavicchioli
2024-01-01

Abstract

Il contributo ripercorre la costruzione e il consolidamento dell’immagine del martire politico nel periodo risorgimentale. Fu Mazzini, com’è noto, a servirsi tra i primi del canone martiriale come forma di proselitismo e strumento di politicizzazione. La connotazione democratica dell’identità martirologica si avvalse, al di là degli scritti memoriali e clandestini, di un’ampia varietà di dispositivi divulgativi, dalle litografie “portatili” alle medaglie commemorative. A partire dal 1848, negli stati pre-unitari ove era stata abolita la censura, ebbe grande fortuna il genere letterario del martirologio che, riprendendo un modello già esperito durante il periodo giacobino, stabilizzava i tratti collettivi dei martiri in apposite rubriche di giornali democratici e soprattutto in opere destinate a grande diffusione e fortuna. Tale modello avrebbe infatti conosciuto nel periodo successivo un’estensione inclusiva del linguaggio patriottico moderato-liberale. In epoca post-unitaria e soprattutto negli anni della Sinistra storica e del governo Crispi, la mistica del martirio, adottata nella glorificazione dei tanti eroismi locali, diventò elemento funzionale alla pedagogia patriottica ufficiale e conferì un’aura sacrale al progetto nazionale e alla religione civile della patria. In parallelo a tale versione pubblica e ufficiale del martirologio patrio, il mondo democratico, sempre più isolato nella battaglia unitaria, sfruttava come momento propagandistico le zone franche consentite alle cerimonie funebri e ai riti di traslazione delle spoglie dei martiri e arricchiva la memoria “funzionale” del martirio politico e il suo consolidamento culturale con un’imponente produzione e conservazione di reliquie. Esse sarebbero infine giunte nella grande Esposizione nazionale di Torino del 1884, evento generativo della museografia storica italiana, dove il messaggio martiriale, normalizzandosi nella retorica dinastico-militare della nazione, perdeva una parte del suo significato politico ma guadagnava su un piano morale, realizzando una contaminazione tra rappresentazioni democratico-popolari e dinastico-moderate.
2024
I briganti e le vittime della nazione. Il paradigma vittimario nella storia d'Italia, dal Risorgimento al tempo presente
Viella
I libri di Viella
487
133
150
9791254695432
https://www.viella.it/libro/9791254695432
Risorgimento, Martirio, Democratici, Giuseppe Mazzini, Giuseppe Garibaldi
Silvia Cavicchioli
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