Stando alle indagini più recenti, la ‘scoperta’ da parte parte dei musicologi del famoso codice cipriota J.II.9 della Biblioteca Nazionale Universitaria di Torino risale al 1902 e si deve a un filologo, il tedesco Wilhelm Meyer (1845-1917). Sulla scorta di alcuni documenti inediti conservati alla Niedersäschsische Staats- und Universitätsbibliothek di Göttingen, alla Biblioteca Nazionale di Torino e alla Biblioteca dell’Archiginnasio di Bologna, il saggio dà conto degli studi condotti da Meyer sui manoscritti dell’istituzione torinese nei primissimi anni del Novecento e documenta i suoi rapporti con Francesco Carta e Carlo Frati, che diressero la biblioteca nel periodo 1891-1905, e con Friedrich Ludwig e Franz Xaver Haberl, musicologi con i quali si confrontò subito a proposito delle origini di J.II.9, del contesto culturale che lo aveva prodotto, delle composizioni in esso testimoniate.
La 'scoperta' del codice J.II.9: Wilhelm Meyer alla Biblioteca Nazionale Universitaria di Torino
annarita colturato
2024-01-01
Abstract
Stando alle indagini più recenti, la ‘scoperta’ da parte parte dei musicologi del famoso codice cipriota J.II.9 della Biblioteca Nazionale Universitaria di Torino risale al 1902 e si deve a un filologo, il tedesco Wilhelm Meyer (1845-1917). Sulla scorta di alcuni documenti inediti conservati alla Niedersäschsische Staats- und Universitätsbibliothek di Göttingen, alla Biblioteca Nazionale di Torino e alla Biblioteca dell’Archiginnasio di Bologna, il saggio dà conto degli studi condotti da Meyer sui manoscritti dell’istituzione torinese nei primissimi anni del Novecento e documenta i suoi rapporti con Francesco Carta e Carlo Frati, che diressero la biblioteca nel periodo 1891-1905, e con Friedrich Ludwig e Franz Xaver Haberl, musicologi con i quali si confrontò subito a proposito delle origini di J.II.9, del contesto culturale che lo aveva prodotto, delle composizioni in esso testimoniate.| File | Dimensione | Formato | |
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