Nella vicenda cinquecentesca dello stucco a Roma, Castel Sant’Angelo rappresenta non solo uno dei cantieri chiave per documentare le vette raggiunte da questo medium ma anche un caso cruciale per ritessere una trama di episodi altrimenti resa estremamente sfilacciata dalle lacune. Tali perdite sono di per sé piuttosto frequenti quando si parla di plastica a stucco ma divengono decisamente più consistenti quando si affronta la produzione artistica dell’Urbe tra il terzo e il quarto decennio del secolo, periodo tristemente marcato dal Sacco del 1527 che, tuttavia, nella cultura figurativa ha rappresentato una cesura assai meno netta di quanto ritenuto sino a qualche decennio fa . Infatti, in ragione di una messe di studi che, adoperando maglie sempre più fini, hanno passato al setaccio il contesto artistico romano del XVI secolo, e di una crescente attenzione rivolta alla decorazione a stucco nell’età della Maniera , i tanti tasselli sparsi di questo genere della produzione artistica stanno progressivamente ricomponendosi in un quadro che ne chiarisce la ricchezza e le pratiche. Inanellando frammento dopo frammento, ci si rende conto che quella della decorazione a stucco nel Cinquecento è una vicenda in cui le continuità sono ben più rilevanti delle rotture . Se, guardando in avanti, i nessi tra Castel Sant’Angelo e i cantieri degli anni Cinquanta appaiono ormai evidenti – grazie in special modo agli studi dedicati a Perino del Vaga e all’ampia cerchia di ‘creati’ e collaboratori – , con questo breve contributo ci si propone di guardare indietro e tratteggiare i rapporti che il cantiere dell’appartamento farnesiano mantenne allacciati con la stagione antecedente il Sacco.

Stucchi farnesiani. Castel Sant’Angelo nel panorama romano della plastica cinquecentesca

Quagliaroli
2024-01-01

Abstract

Nella vicenda cinquecentesca dello stucco a Roma, Castel Sant’Angelo rappresenta non solo uno dei cantieri chiave per documentare le vette raggiunte da questo medium ma anche un caso cruciale per ritessere una trama di episodi altrimenti resa estremamente sfilacciata dalle lacune. Tali perdite sono di per sé piuttosto frequenti quando si parla di plastica a stucco ma divengono decisamente più consistenti quando si affronta la produzione artistica dell’Urbe tra il terzo e il quarto decennio del secolo, periodo tristemente marcato dal Sacco del 1527 che, tuttavia, nella cultura figurativa ha rappresentato una cesura assai meno netta di quanto ritenuto sino a qualche decennio fa . Infatti, in ragione di una messe di studi che, adoperando maglie sempre più fini, hanno passato al setaccio il contesto artistico romano del XVI secolo, e di una crescente attenzione rivolta alla decorazione a stucco nell’età della Maniera , i tanti tasselli sparsi di questo genere della produzione artistica stanno progressivamente ricomponendosi in un quadro che ne chiarisce la ricchezza e le pratiche. Inanellando frammento dopo frammento, ci si rende conto che quella della decorazione a stucco nel Cinquecento è una vicenda in cui le continuità sono ben più rilevanti delle rotture . Se, guardando in avanti, i nessi tra Castel Sant’Angelo e i cantieri degli anni Cinquanta appaiono ormai evidenti – grazie in special modo agli studi dedicati a Perino del Vaga e all’ampia cerchia di ‘creati’ e collaboratori – , con questo breve contributo ci si propone di guardare indietro e tratteggiare i rapporti che il cantiere dell’appartamento farnesiano mantenne allacciati con la stagione antecedente il Sacco.
2024
Castel Sant’Angelo nel Cinquecento. Le decorazioni farnesiane
Edizioni Efesto
79
88
978-88-3381-608-1
Castel sant'angelo; decorazione; cinquecento; stucco; Perino del Vaga; Paolo III; Farnese
Quagliaroli
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