Nei processi di ritualizzazione delle pratiche culturali, la danza diventa un dispositivo di resistenza contro i dogmatismi del presente, opponendosi all’imposizione di convenzioni sociali restrittive, non solo nella sua manifestazione quotidiana, ma anche nella configurazione artistica (Deleuze, 1987). La danza ha una connotazione ideologica (Franko, 2002: 2) come esito di un processo che agisce attraverso il corpo, strumento di resistenza nei confronti del potere: essa rappresenta quindi una sovversione in termini performativi, nelle modalità con cui occupa lo spazio comunitario. Se il corpo in Foucault si identifica come un dispositivo biopolitico, in quanto regimentato dalla disciplina, può altresì diventare il veicolo di azioni trasformative (Hastrup, 1995). La comunità fornisce il luogo in cui il rito realizza la propria azione sociale e, attraverso questa rito, si proietta nel mondo con una nuova prospettiva. In questo contributo si vuole analizzare come lo spazio del clubbing - che nelle sue declinazioni storiche ballroom e voguing è stato il sistema con cui la comunità si è protetta dall’infettività dello sguardo esterno (Desmond, 1993; Chauncey, 2019; Halberstam, 2005; Lawrence, 2011) - oggi è lo spazio sicuro per le comunità e identità multiformi non solo come territorio per una performatività senza condizioni e oppositiva a un processo di “securitizzazione della notte” (Petrilli, 2020). Queste pratiche di identità queer sono diventate uno spazio di ricerca per i nuovi paesaggi di creazione artistica, rimettendo in azione uno scambio di sguardi: in questa trattazione, verrà preso in esame un caso studio specifico: lo spettacolo Pulse della compagnia ZA DanceWorks.
La ritualità del clubbing. La riappropriazione queer della notte
Zardi, Andrea
2023-01-01
Abstract
Nei processi di ritualizzazione delle pratiche culturali, la danza diventa un dispositivo di resistenza contro i dogmatismi del presente, opponendosi all’imposizione di convenzioni sociali restrittive, non solo nella sua manifestazione quotidiana, ma anche nella configurazione artistica (Deleuze, 1987). La danza ha una connotazione ideologica (Franko, 2002: 2) come esito di un processo che agisce attraverso il corpo, strumento di resistenza nei confronti del potere: essa rappresenta quindi una sovversione in termini performativi, nelle modalità con cui occupa lo spazio comunitario. Se il corpo in Foucault si identifica come un dispositivo biopolitico, in quanto regimentato dalla disciplina, può altresì diventare il veicolo di azioni trasformative (Hastrup, 1995). La comunità fornisce il luogo in cui il rito realizza la propria azione sociale e, attraverso questa rito, si proietta nel mondo con una nuova prospettiva. In questo contributo si vuole analizzare come lo spazio del clubbing - che nelle sue declinazioni storiche ballroom e voguing è stato il sistema con cui la comunità si è protetta dall’infettività dello sguardo esterno (Desmond, 1993; Chauncey, 2019; Halberstam, 2005; Lawrence, 2011) - oggi è lo spazio sicuro per le comunità e identità multiformi non solo come territorio per una performatività senza condizioni e oppositiva a un processo di “securitizzazione della notte” (Petrilli, 2020). Queste pratiche di identità queer sono diventate uno spazio di ricerca per i nuovi paesaggi di creazione artistica, rimettendo in azione uno scambio di sguardi: in questa trattazione, verrà preso in esame un caso studio specifico: lo spettacolo Pulse della compagnia ZA DanceWorks.| File | Dimensione | Formato | |
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