Nel corso dei secoli le migrazioni rurali hanno rappresentato una delle costanti della storia italiana. Ancor prima dell’unità nazionale, numerosi contadini, provenienti specialmente dalle regioni montuose e collinari, si muovevano stagionalmente per recarsi a lavorare nelle campagne dei paesi vicini. Le stesse migrazioni transoceaniche videro una componente significativa di migranti rurali, con la formazione di colonie agricole in paesi come il Brasile e l’Argentina. La rivoluzione industriale modificò profondamente le richieste del mercato del lavoro dei paesi che necessitavano di manodopera e di conseguenza i comportamenti dei migranti. Gli italiani entrarono massicciamente, in Europa e nei paesi extraeuropei, nelle miniere, nelle fabbriche e nei cantieri edili. I percorsi migratori verso le campagne non si esaurirono completamente e rimasero presenti nei vasti movimenti migratori del Novecento, specialmente nell’ambito delle correnti europee. Nel corso degli anni venti e trenta si assistette così alla migrazione di alcune migliaia di contadini provenienti da alcune regioni del nord Italia verso il sud-ovest della Francia. I migranti diedero vita ad un’esperienza singolare di integrazione nel mondo agricolo francese. Spinti da un insieme inestricabile di motivazioni politiche ed economiche, i lavoratori italiani immaginarono questa migrazione come definitiva, acquistando piccoli lotti di terra o affittando i poderi abbandonati dai contadini locali. La crisi economica dei primi anni trenta colpì limitatamente gli italiani appena insediati e il sud-ovest divenne anche rifugio di alcuni operai espulsi dal settore industriale in quegli stessi anni. Il fenomeno migratorio descritto provocò trasformazioni rilevanti nella regione d’arrivo e nell’universo sociale e culturale dei migranti. L’introduzione da parte dei nuovi arrivati di tecniche agricole innovative, che garantivano un migliore sfruttamento delle terre, e di prodotti diversi da quelli tradizionalmente coltivati fu accolto con notevole interesse dalla società locale. Il contatto con un mondo sociale e politico liberale indusse d’altra parte cambiamenti profondi negli atteggiamenti degli immigrati. La scoperta del tempo libero e l’adesione ai modelli culturali francesi condussero alla rapida integrazione degli italiani nella società d’arrivo, portandoli a quella che è stata definita una forma di trasparenza. Nel corso degli anni trenta si assistette così alla rottura di modelli tradizionali di comportamento e a trasformazioni sociali e culturali che significarono anche per molti migranti l’acquisizione della nazionalità francese.
Italiani in movimento: le migrazioni rurali verso la Francia tra crisi e integrazione sociale
Pietro Pinna
2013-01-01
Abstract
Nel corso dei secoli le migrazioni rurali hanno rappresentato una delle costanti della storia italiana. Ancor prima dell’unità nazionale, numerosi contadini, provenienti specialmente dalle regioni montuose e collinari, si muovevano stagionalmente per recarsi a lavorare nelle campagne dei paesi vicini. Le stesse migrazioni transoceaniche videro una componente significativa di migranti rurali, con la formazione di colonie agricole in paesi come il Brasile e l’Argentina. La rivoluzione industriale modificò profondamente le richieste del mercato del lavoro dei paesi che necessitavano di manodopera e di conseguenza i comportamenti dei migranti. Gli italiani entrarono massicciamente, in Europa e nei paesi extraeuropei, nelle miniere, nelle fabbriche e nei cantieri edili. I percorsi migratori verso le campagne non si esaurirono completamente e rimasero presenti nei vasti movimenti migratori del Novecento, specialmente nell’ambito delle correnti europee. Nel corso degli anni venti e trenta si assistette così alla migrazione di alcune migliaia di contadini provenienti da alcune regioni del nord Italia verso il sud-ovest della Francia. I migranti diedero vita ad un’esperienza singolare di integrazione nel mondo agricolo francese. Spinti da un insieme inestricabile di motivazioni politiche ed economiche, i lavoratori italiani immaginarono questa migrazione come definitiva, acquistando piccoli lotti di terra o affittando i poderi abbandonati dai contadini locali. La crisi economica dei primi anni trenta colpì limitatamente gli italiani appena insediati e il sud-ovest divenne anche rifugio di alcuni operai espulsi dal settore industriale in quegli stessi anni. Il fenomeno migratorio descritto provocò trasformazioni rilevanti nella regione d’arrivo e nell’universo sociale e culturale dei migranti. L’introduzione da parte dei nuovi arrivati di tecniche agricole innovative, che garantivano un migliore sfruttamento delle terre, e di prodotti diversi da quelli tradizionalmente coltivati fu accolto con notevole interesse dalla società locale. Il contatto con un mondo sociale e politico liberale indusse d’altra parte cambiamenti profondi negli atteggiamenti degli immigrati. La scoperta del tempo libero e l’adesione ai modelli culturali francesi condussero alla rapida integrazione degli italiani nella società d’arrivo, portandoli a quella che è stata definita una forma di trasparenza. Nel corso degli anni trenta si assistette così alla rottura di modelli tradizionali di comportamento e a trasformazioni sociali e culturali che significarono anche per molti migranti l’acquisizione della nazionalità francese.File | Dimensione | Formato | |
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