.Nel corso del XIX secolo, assistiamo alla realizzazione dei dizionari degli anonimi e degli pseudonimi organizzati in numerosi paesi europei, tra cui il Dictionnaire des ouvrages anonymes et pseudonymes français et latins di Antoine-Alexandre Barbier per la Francia (Parigi, 1806-1809), il Dizionario di opere anonime e pseudonime di scrittori italiani di Gaetano Melzi (Milano 1848-1859) e il Dictionary of the Anonymous and Pseudonymous Literature of Great Britain di Samuel Halkett e John Laing (Edimburgo, 1882-88). Si tratta di grandi opere bibliografiche che vanno collegate a un nuovo tipo di attenzione nazionale per una cultura dell’attribuzione che si è consolidata durante il corso del Settecento, a partire dal riconoscimento del copyright. Proprio questa cultura autore-centrica ha progressivamente respinto la possibilità che un’opera letteraria circolasse senza l’indicazione della responsabilità intellettuale, considerando il nome dell'autore come una componente intrinseca del testo letterario, essenziale per la sua interpretazione. In questo contesto si colloca il grande progetto di Gaetano Melzi e del suo dizionario degli anonimi e pseudonimi. L’articolo intende mostrare, attraverso alcuni esempi, come lavorasse Gaetano Melzi e come funzionasse, almeno a grandi linee, quella che per molti aspetti si può considerare un’officina per la raccolta dei titoli e delle attribuzioni, cui collaborarono librai, bibliotecari, bibliofili, studiosi di varie discipline, italiani e stranieri. Si tratta di una vera e propria rete, di cui si presentano qui alcuni aspetti legati alla metodologia con cui Melzi raccoglieva le informazioni e con cui dava indicazioni ai suoi collaboratori. Come emerge dal carteggio con alcuni di loro (tra cui l’archeologo Vito Capialbi e il filologo Francesco Cherubini) una delle difficoltà maggiori era individuare il «vero» anonimato, dal momento che il nome dell’autore, assente dal frontespizio, poteva sbucare in fondo a una lettera dedicatoria, o in altri spazi del libro più nascosti.
«Gli inganni letterari» e i dizionari degli anonimi e degli pseudonimi dell’Ottocento. Gaetano Melzi e il dizionario italiano (1848-1859)
Braida, L.
2024-01-01
Abstract
.Nel corso del XIX secolo, assistiamo alla realizzazione dei dizionari degli anonimi e degli pseudonimi organizzati in numerosi paesi europei, tra cui il Dictionnaire des ouvrages anonymes et pseudonymes français et latins di Antoine-Alexandre Barbier per la Francia (Parigi, 1806-1809), il Dizionario di opere anonime e pseudonime di scrittori italiani di Gaetano Melzi (Milano 1848-1859) e il Dictionary of the Anonymous and Pseudonymous Literature of Great Britain di Samuel Halkett e John Laing (Edimburgo, 1882-88). Si tratta di grandi opere bibliografiche che vanno collegate a un nuovo tipo di attenzione nazionale per una cultura dell’attribuzione che si è consolidata durante il corso del Settecento, a partire dal riconoscimento del copyright. Proprio questa cultura autore-centrica ha progressivamente respinto la possibilità che un’opera letteraria circolasse senza l’indicazione della responsabilità intellettuale, considerando il nome dell'autore come una componente intrinseca del testo letterario, essenziale per la sua interpretazione. In questo contesto si colloca il grande progetto di Gaetano Melzi e del suo dizionario degli anonimi e pseudonimi. L’articolo intende mostrare, attraverso alcuni esempi, come lavorasse Gaetano Melzi e come funzionasse, almeno a grandi linee, quella che per molti aspetti si può considerare un’officina per la raccolta dei titoli e delle attribuzioni, cui collaborarono librai, bibliotecari, bibliofili, studiosi di varie discipline, italiani e stranieri. Si tratta di una vera e propria rete, di cui si presentano qui alcuni aspetti legati alla metodologia con cui Melzi raccoglieva le informazioni e con cui dava indicazioni ai suoi collaboratori. Come emerge dal carteggio con alcuni di loro (tra cui l’archeologo Vito Capialbi e il filologo Francesco Cherubini) una delle difficoltà maggiori era individuare il «vero» anonimato, dal momento che il nome dell’autore, assente dal frontespizio, poteva sbucare in fondo a una lettera dedicatoria, o in altri spazi del libro più nascosti.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.