Il contrasto a povertà ed esclusione sociale costituisce uno degli obiettivi dell’Unione europea, secondo quando previsto dall’art. 3 TUE. Tale riconoscimento ha costituito l’esito di un processo di più ampia portata teso a riequilibrare il rapporto tra dimensione sociale e dimensione economica nell’ambito dell’ordinamento sovranazionale. L’analisi della prassi e degli sviluppi successivi dimostra come, soprattutto per quanto riguarda il contrasto a povertà ed esclusione sociale, l’evoluzione in parola, per quanto certamente significativa, presenti elementi di debolezza e contraddizione. La crisi dei debiti sovrani e, soprattutto, le scelte compiute dall’Unione in risposta alla stessa hanno mostrato la condizione di subordinazione dell’obiettivo in esame rispetto a quelli propri dell’Unione economica e monetaria. La situazione è cambiata nel periodo successivo, come dimostra il carattere solidaristico che caratterizza le misure adottate in risposta alla crisi economica ingenerata dalla pandemia da Covid-19. Neppure in questo contesto, però, il contrasto a povertà ed esclusione sociale risulta essere uno degli obiettivi prioritari. La volontà di procedere al rafforzamento della dimensione sociale ha altresì portato all’adozione di un serie di misure legislative che puntano a contrastare talune forme di povertà, quale, ad esempio, quella lavorativa. Tuttavia, la capacità di intervento del legislatore è limitata posto che, all’inclusione dell’obiettivo della lotta all’esclusione sociale nell’art. 3 TUE non ha fatto seguito il conferimento alle istituzioni sovranazionali di poteri più incisivi sul piano normativo, né di maggiori risorse finanziarie. Una situazione analoga si ravvisa anche in riferimento al rapporto tra contrasto a povertà ed esclusione sociale e le politiche dell’Unione per il clima. In questo contesto, l’ormai piena consapevolezza dell’impatto potenzialmente negativo che il perseguimento della neutralità climatica ha sul piano sociale ha portato all’adozione di diverse misure, alcune delle quali riguardano specifiche declinazioni del fenomeno in esame, quali la povertà energetica e dei trasporti. Tali interventi hanno perlopiù carattere funzionale rispetto al perseguimento degli obiettivi climatici e dispongono di risorse molto limitate, soprattutto se raffrontate alle sfide alle quali sono chiamati a rispondere.
Il contrasto a povertà ed esclusione sociale quale obiettivo dell’Unione europea nel rapporto tra dimensione economica, sociale ed ambientale del processo di integrazione
Francesco Costamagna
2024-01-01
Abstract
Il contrasto a povertà ed esclusione sociale costituisce uno degli obiettivi dell’Unione europea, secondo quando previsto dall’art. 3 TUE. Tale riconoscimento ha costituito l’esito di un processo di più ampia portata teso a riequilibrare il rapporto tra dimensione sociale e dimensione economica nell’ambito dell’ordinamento sovranazionale. L’analisi della prassi e degli sviluppi successivi dimostra come, soprattutto per quanto riguarda il contrasto a povertà ed esclusione sociale, l’evoluzione in parola, per quanto certamente significativa, presenti elementi di debolezza e contraddizione. La crisi dei debiti sovrani e, soprattutto, le scelte compiute dall’Unione in risposta alla stessa hanno mostrato la condizione di subordinazione dell’obiettivo in esame rispetto a quelli propri dell’Unione economica e monetaria. La situazione è cambiata nel periodo successivo, come dimostra il carattere solidaristico che caratterizza le misure adottate in risposta alla crisi economica ingenerata dalla pandemia da Covid-19. Neppure in questo contesto, però, il contrasto a povertà ed esclusione sociale risulta essere uno degli obiettivi prioritari. La volontà di procedere al rafforzamento della dimensione sociale ha altresì portato all’adozione di un serie di misure legislative che puntano a contrastare talune forme di povertà, quale, ad esempio, quella lavorativa. Tuttavia, la capacità di intervento del legislatore è limitata posto che, all’inclusione dell’obiettivo della lotta all’esclusione sociale nell’art. 3 TUE non ha fatto seguito il conferimento alle istituzioni sovranazionali di poteri più incisivi sul piano normativo, né di maggiori risorse finanziarie. Una situazione analoga si ravvisa anche in riferimento al rapporto tra contrasto a povertà ed esclusione sociale e le politiche dell’Unione per il clima. In questo contesto, l’ormai piena consapevolezza dell’impatto potenzialmente negativo che il perseguimento della neutralità climatica ha sul piano sociale ha portato all’adozione di diverse misure, alcune delle quali riguardano specifiche declinazioni del fenomeno in esame, quali la povertà energetica e dei trasporti. Tali interventi hanno perlopiù carattere funzionale rispetto al perseguimento degli obiettivi climatici e dispongono di risorse molto limitate, soprattutto se raffrontate alle sfide alle quali sono chiamati a rispondere.File | Dimensione | Formato | |
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