Attraverso l’analisi di uno dei rari casi di commento secentesco al poema di Dante, quello del ferrarese Alfonso Gioia (1621-1687), l'articolo si propone di contribuire alla definizione delle caratteristiche del canone dantesco di un cultore di Dante in un periodo storico tradizionalmente avverso al poeta fiorentino. La "Spositione" di Gioia, pur inconclusa, dimostra un’approfondita conoscenza della "Commedia" e degli strumenti critici (edizioni e commenti) prodotti nei due secoli precedenti, mentre il cosiddetto ‘Dante minore’ ("Vita nuova", "Convivio", "Rime") emerge soprattutto quale strumento di difesa contro i numerosi detrattori del poema.
La scansia del Gioia. Il canone dantesco del Seicento in un commento alla "Commedia"
Calogero Giorgio Priolo
2024-01-01
Abstract
Attraverso l’analisi di uno dei rari casi di commento secentesco al poema di Dante, quello del ferrarese Alfonso Gioia (1621-1687), l'articolo si propone di contribuire alla definizione delle caratteristiche del canone dantesco di un cultore di Dante in un periodo storico tradizionalmente avverso al poeta fiorentino. La "Spositione" di Gioia, pur inconclusa, dimostra un’approfondita conoscenza della "Commedia" e degli strumenti critici (edizioni e commenti) prodotti nei due secoli precedenti, mentre il cosiddetto ‘Dante minore’ ("Vita nuova", "Convivio", "Rime") emerge soprattutto quale strumento di difesa contro i numerosi detrattori del poema.| File | Dimensione | Formato | |
|---|---|---|---|
|
Priolo_estratto.pdf
Accesso riservato
Tipo di file:
PDF EDITORIALE
Dimensione
591.22 kB
Formato
Adobe PDF
|
591.22 kB | Adobe PDF | Visualizza/Apri Richiedi una copia |
I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.



