Da circa quindici anni e a dispetto delle previsioni che lo davano per estinto, il disco in vinile ha mostra-to una sorprendente vitalità. Questo inaspettato recupero è dovuto soprattutto alla capacità del disco di travalicare il suo presunto limite tecnologico. Anzi, è stato grazie a questa seduzione materiale, in contrapposizione alla illimitata accessibilità offerta dalla smaterializzazione digitale, che il vinile ha rafforzato il suo status, creando uno spazio di interesse verso il quale si proietta il piacere dell’ascolto. L’articolo, con esempi del passato e del presente, traccia una possibile lettura del fenomeno, soffermandosi sulle componenti performative connaturate all’esperienza del disco in vinile. L’autore fa riferimento, per il passato, all’esempio di Fetus, il primo album di Franco Battiato del 1972; per il presente, invece, si sofferma sui “dischi d’artista”, un ambito nel quale l’Italia, fin dagli anni Settanta, ha esercitato un ruolo pionieristico, nell’interpretare il disco come esplosione dello specifico visuale, come espansione dei limiti del processo artistico e delle sue rivendicazioni di ricerca sonora, vocale, acustica, tattile e corporea. A questo proposito, l’articolo analizza in particolare la collana “Xong” curata dal 2021 da Xing, a testimonianza anche della nuova stagione di consumo nella quale siamo entrati da alcuni anni.
Musica, non musica, dischi d'artista. Il disco in vinile come spazio del performativo
Acca, Fabio
First
2024-01-01
Abstract
Da circa quindici anni e a dispetto delle previsioni che lo davano per estinto, il disco in vinile ha mostra-to una sorprendente vitalità. Questo inaspettato recupero è dovuto soprattutto alla capacità del disco di travalicare il suo presunto limite tecnologico. Anzi, è stato grazie a questa seduzione materiale, in contrapposizione alla illimitata accessibilità offerta dalla smaterializzazione digitale, che il vinile ha rafforzato il suo status, creando uno spazio di interesse verso il quale si proietta il piacere dell’ascolto. L’articolo, con esempi del passato e del presente, traccia una possibile lettura del fenomeno, soffermandosi sulle componenti performative connaturate all’esperienza del disco in vinile. L’autore fa riferimento, per il passato, all’esempio di Fetus, il primo album di Franco Battiato del 1972; per il presente, invece, si sofferma sui “dischi d’artista”, un ambito nel quale l’Italia, fin dagli anni Settanta, ha esercitato un ruolo pionieristico, nell’interpretare il disco come esplosione dello specifico visuale, come espansione dei limiti del processo artistico e delle sue rivendicazioni di ricerca sonora, vocale, acustica, tattile e corporea. A questo proposito, l’articolo analizza in particolare la collana “Xong” curata dal 2021 da Xing, a testimonianza anche della nuova stagione di consumo nella quale siamo entrati da alcuni anni.| File | Dimensione | Formato | |
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