Dagli Amanti al Mondo è una saga familiare, il racconto di tre generazioni della famiglia di Michela Pini che investe un arco temporale esteso dagli anni venti del Novecento ai giorni nostri. Nata a Torino, residente in Maremma, l’autrice si cimenta per la prima volta nella scrittura romanzesca raccontando “la storia di mia nonna e di conseguenza di mio padre”, una storia “piena di segreti e di ‘non so se tu sai che io so’”. La voce narrante Pini funge da cornice al puzzle-storia della sua famiglia. Inizia con il ricordo dell’istante che l’ha spronata a raccontare la vita, in parte romanzata, di suo padre, “il vero protagonista […] il motore della vicenda e del mio romanzo che […] è una dichiarazione d’amore per lui e per la sua storia”. Questa appassionante saga familiare ha un assetto corale nel racconto degli avvenimenti e nelle descrizioni dei personaggi, ognuno con un proprio ruolo, un proprio carattere e percorso di vita che lo lega però indissolubilmente a tutti gli altri componenti della famiglia allargata. La narrazione è un alternarsi di voci. La scelta stilistica dell’autrice è quella di dividere la ricostruzione della storia della sua famiglia in piccoli tasselli, frammenti contraddistinti dal nome del protagonista, dagli anni che passano e dai cambiamenti storici che fanno da sfondo alle vicende narrate. Dagli Amanti al Mondo è anche il racconto di una lotta generazionale iniziata tra le pareti domestiche della famiglia Giovannelli, e la saga familiare che ne consegue offre al lettore un’immersione totale in un mondo “vortice di omertà e bugie”, in cui “lasciarsi vivere” e sopravvivere, ma anche cercare un riscatto personale e sociale. Minorenne e incinta, Ada Giovannelli non può sposare Michele Guidi, “il figlio del mezzadro”. Il “babbo l’amico dei padroni” ha per lei “altri progetti” e lascia che siano “cinque uomini fatti, armati di manganello” e capeggiati dal Cecchelli, a imporre al giovane di lasciare il paese “vivo o morto”. Ada sposerà il capo degli assalitori di Michele, “il signor nessuno che con l’avvento del fascio si sentiva il padrone del mondo”. Umberto Argiletti, “lo avevano chiamato così” il figlio di Ada e Michele, vivrà dunque in una sorta di mondo parallelo all’oscuro delle sue origini. Origini che gli verranno svelate in forma epistolare in età adulta quando inizierà a ricevere, con una certa regolarità, lettere dal fratello Guido Pini, il secondogenito di Michele, la cui infanzia è trascorsa invece nella piena consapevolezza delle sue origini e del lavoro della madre Fiorenza. La donna, rimasta vedova in tempo di guerra, per sopravvivere ricorre al mestiere più antico del mondo. I due fratelli si incontreranno la domenica delle Palme del 1970, quando i Viola batteranno in casa la Vecchia Signora poiché, come ribadisce Guido, “viola e granata sono tifoserie amiche. Ben gli sta agli juventini, e all’Avvocato”. Pini ricompone il puzzle con pazienza e meticolosità, talvolta con l’ausilio della documentazione trovata all’Archivio storico dell’Istituto degli Innocenti di Firenze e presso la questura di Mantova, talvolta con i frammenti raccontati dai diversi componenti della famiglia, talvolta con l’immaginazione. A differenza di Italo Calvino, che attratto dalle carte dei tarocchi non sapeva leggerle, “quando le carte affiancate a caso mi davano una storia in cui riconoscevo un senso, mi mettevo a scriverla”, Pini conosce l’uso dei tarocchi grazie alla nonna Fiorenza e decide proprio di “interrogare le carte” per “riannodare i fili” della storia. Suddivide la narrazione in otto parti. Sette capitoli, associati a sette carte estratte dal mazzo, sono dedicati ai personaggi e alle loro storie. L’ottavo capitolo è associato alla carta numero undici, la “forza”, ovvero “l’energia femminile che ha la capacità di opporsi agli eventi in modo naturale ma irresistibile. Quell’energia profonda e interiore che sovverte il mondo” offre al lettore il quadro completo della storia. Il romanzo di Pini non è solo un’amorevole dimostrazione d’affetto per il padre, ma anche un elogio della figura femminile che continua a combattere contro i pregiudizi e i condizionamenti sociali imposti dalla tradizione maschilista: la “forza”, appunto.
Non so se tu sai che io so
Maria Festa
2025-01-01
Abstract
Dagli Amanti al Mondo è una saga familiare, il racconto di tre generazioni della famiglia di Michela Pini che investe un arco temporale esteso dagli anni venti del Novecento ai giorni nostri. Nata a Torino, residente in Maremma, l’autrice si cimenta per la prima volta nella scrittura romanzesca raccontando “la storia di mia nonna e di conseguenza di mio padre”, una storia “piena di segreti e di ‘non so se tu sai che io so’”. La voce narrante Pini funge da cornice al puzzle-storia della sua famiglia. Inizia con il ricordo dell’istante che l’ha spronata a raccontare la vita, in parte romanzata, di suo padre, “il vero protagonista […] il motore della vicenda e del mio romanzo che […] è una dichiarazione d’amore per lui e per la sua storia”. Questa appassionante saga familiare ha un assetto corale nel racconto degli avvenimenti e nelle descrizioni dei personaggi, ognuno con un proprio ruolo, un proprio carattere e percorso di vita che lo lega però indissolubilmente a tutti gli altri componenti della famiglia allargata. La narrazione è un alternarsi di voci. La scelta stilistica dell’autrice è quella di dividere la ricostruzione della storia della sua famiglia in piccoli tasselli, frammenti contraddistinti dal nome del protagonista, dagli anni che passano e dai cambiamenti storici che fanno da sfondo alle vicende narrate. Dagli Amanti al Mondo è anche il racconto di una lotta generazionale iniziata tra le pareti domestiche della famiglia Giovannelli, e la saga familiare che ne consegue offre al lettore un’immersione totale in un mondo “vortice di omertà e bugie”, in cui “lasciarsi vivere” e sopravvivere, ma anche cercare un riscatto personale e sociale. Minorenne e incinta, Ada Giovannelli non può sposare Michele Guidi, “il figlio del mezzadro”. Il “babbo l’amico dei padroni” ha per lei “altri progetti” e lascia che siano “cinque uomini fatti, armati di manganello” e capeggiati dal Cecchelli, a imporre al giovane di lasciare il paese “vivo o morto”. Ada sposerà il capo degli assalitori di Michele, “il signor nessuno che con l’avvento del fascio si sentiva il padrone del mondo”. Umberto Argiletti, “lo avevano chiamato così” il figlio di Ada e Michele, vivrà dunque in una sorta di mondo parallelo all’oscuro delle sue origini. Origini che gli verranno svelate in forma epistolare in età adulta quando inizierà a ricevere, con una certa regolarità, lettere dal fratello Guido Pini, il secondogenito di Michele, la cui infanzia è trascorsa invece nella piena consapevolezza delle sue origini e del lavoro della madre Fiorenza. La donna, rimasta vedova in tempo di guerra, per sopravvivere ricorre al mestiere più antico del mondo. I due fratelli si incontreranno la domenica delle Palme del 1970, quando i Viola batteranno in casa la Vecchia Signora poiché, come ribadisce Guido, “viola e granata sono tifoserie amiche. Ben gli sta agli juventini, e all’Avvocato”. Pini ricompone il puzzle con pazienza e meticolosità, talvolta con l’ausilio della documentazione trovata all’Archivio storico dell’Istituto degli Innocenti di Firenze e presso la questura di Mantova, talvolta con i frammenti raccontati dai diversi componenti della famiglia, talvolta con l’immaginazione. A differenza di Italo Calvino, che attratto dalle carte dei tarocchi non sapeva leggerle, “quando le carte affiancate a caso mi davano una storia in cui riconoscevo un senso, mi mettevo a scriverla”, Pini conosce l’uso dei tarocchi grazie alla nonna Fiorenza e decide proprio di “interrogare le carte” per “riannodare i fili” della storia. Suddivide la narrazione in otto parti. Sette capitoli, associati a sette carte estratte dal mazzo, sono dedicati ai personaggi e alle loro storie. L’ottavo capitolo è associato alla carta numero undici, la “forza”, ovvero “l’energia femminile che ha la capacità di opporsi agli eventi in modo naturale ma irresistibile. Quell’energia profonda e interiore che sovverte il mondo” offre al lettore il quadro completo della storia. Il romanzo di Pini non è solo un’amorevole dimostrazione d’affetto per il padre, ma anche un elogio della figura femminile che continua a combattere contro i pregiudizi e i condizionamenti sociali imposti dalla tradizione maschilista: la “forza”, appunto.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.