La mediterraneità – prima ancora di essere pensata e riconosciuta come categoria – è un’esperienza straordinaria che ha messo in scena l’umanità nella sua interezza. È infatti esperienza straordinaria innanzitutto perché, in ragione di una inafferrabile e intraducibile combinazione di elementi, dà prova vissuta dell’inesauribilità delle possibilità umane, un’inesauribilità che sembrerebbe non avere limiti e che, proprio per questo, ha raccontato e continua a raccontare luci e ombre del modo in cui l’essere umano è capace di dare forma alla propria esistenza. Soprattutto, però, è esperienza straordinaria perché, nel dare prova dell’inesauribilità umana, non è neutrale: la mediterraneità è – può/deve diventare – l’indicazione di una direzione di senso che dà voce e corpo a una possibilità che rappresenta in modo particolarmente autentico e fedele il valore dell’umanità come partecipazione alla moriniana “comunità di destino”. Per questa rappresentatività, la mediterraneità va riconosciuta come una visione. In quanto visione, agisce come anticipazione e come orientamento. La sua anticipazione, tuttavia, non è la previsione tipica del calcolo delle conseguenze che muove fondamentalmente per convenienza. È l’anticipazione di quella sensibilità che sa sulla base di quell’“altrimenti che sapere”, di quel sapere/non sapere – di matrice levinasiana – che fa vedere attraverso e oltre. Ne segue una azione di orientamento che non ha carattere normativo. La capacità di direzionare che la mediterraneità mostra e dimostra ha la forza persuasiva della testimonianza – esemplare e credibile – che è in grado di dare dell’umanità. In questi termini, la mediterraneità è visione unificatrice che ha il potere di trasformare – di volta in volta, nonostante e attraverso i fallimenti – lo stare al mondo, nel tentativo di confermare la possibilità di una forma umana segnata da incontro, accoglienza e ospitalità, confronto e scambio, ... È questo “statuto di tentativo” a rendere mai definitive le azioni della mediterraneità. Ed è lo stesso statuto a richiedere il sostegno continuo e costante di un’educazione affinché la mediterraneità possa esercitare e consolidare le capacità trasformative che la contraddistinguono. In funzione di questo sostegno, il contributo cercherà di tracciare un profilo della mediterraneità da-educare, proponendone – attraverso significative immagini narrative – identità, ruoli e compiti.
La visione della "cittadinanza mediterranea". Identità, ruoli, compiti.
S. Nosari
2025-01-01
Abstract
La mediterraneità – prima ancora di essere pensata e riconosciuta come categoria – è un’esperienza straordinaria che ha messo in scena l’umanità nella sua interezza. È infatti esperienza straordinaria innanzitutto perché, in ragione di una inafferrabile e intraducibile combinazione di elementi, dà prova vissuta dell’inesauribilità delle possibilità umane, un’inesauribilità che sembrerebbe non avere limiti e che, proprio per questo, ha raccontato e continua a raccontare luci e ombre del modo in cui l’essere umano è capace di dare forma alla propria esistenza. Soprattutto, però, è esperienza straordinaria perché, nel dare prova dell’inesauribilità umana, non è neutrale: la mediterraneità è – può/deve diventare – l’indicazione di una direzione di senso che dà voce e corpo a una possibilità che rappresenta in modo particolarmente autentico e fedele il valore dell’umanità come partecipazione alla moriniana “comunità di destino”. Per questa rappresentatività, la mediterraneità va riconosciuta come una visione. In quanto visione, agisce come anticipazione e come orientamento. La sua anticipazione, tuttavia, non è la previsione tipica del calcolo delle conseguenze che muove fondamentalmente per convenienza. È l’anticipazione di quella sensibilità che sa sulla base di quell’“altrimenti che sapere”, di quel sapere/non sapere – di matrice levinasiana – che fa vedere attraverso e oltre. Ne segue una azione di orientamento che non ha carattere normativo. La capacità di direzionare che la mediterraneità mostra e dimostra ha la forza persuasiva della testimonianza – esemplare e credibile – che è in grado di dare dell’umanità. In questi termini, la mediterraneità è visione unificatrice che ha il potere di trasformare – di volta in volta, nonostante e attraverso i fallimenti – lo stare al mondo, nel tentativo di confermare la possibilità di una forma umana segnata da incontro, accoglienza e ospitalità, confronto e scambio, ... È questo “statuto di tentativo” a rendere mai definitive le azioni della mediterraneità. Ed è lo stesso statuto a richiedere il sostegno continuo e costante di un’educazione affinché la mediterraneità possa esercitare e consolidare le capacità trasformative che la contraddistinguono. In funzione di questo sostegno, il contributo cercherà di tracciare un profilo della mediterraneità da-educare, proponendone – attraverso significative immagini narrative – identità, ruoli e compiti.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.



