III libro propone una messa a fuoco di aspetti rilevanti della cultura visiva settecentesca attraverso una disanima delle diverse funzioni del disegno impiegato negli ambiti del libro d’arte, intreccio sorprendente di parole e immagini, e dell’opera in musica, vero e proprio dispositivo multimediale del tempo. Le tre sezioni – Documentare, Narrare e Mettere in scena – sono costruite su analisi serrate di un numero molto consistente di materiali grafici, in grado di documentare nel dettaglio la progettazione, l’invenzione e le logiche visive sottese a congegni visivi di grande fascino scalati intorno alla metà del Settecento. La prima parte è dedicata ad Anton Maria Zanetti e alla sua regia di splendidi, sofisticati e nuovissimi libri illustrati, basati su disegni di sua mano: Delle antiche statue greche e romane che nell’antisala della Libreria di San Marco, e in altri luoghi pubblici di Venezia si trovano (1741-1743), pubblicata da Giovanni Battista Albrizzi, la Raccolta di varie stampe a chiaroscuro (1749) e la Dactyliotheca (1750). Sono opere di altissima qualità visiva, felicemente ibride, che trovano nel disegno una regia qualificante, in grado mettere in tensione riflessione critica e qualità visiva per documentare e tradurre originali differenti, sculture e gemme antiche, disegni moderni. La seconda è incentrata sui disegni di Giovanni Battista Piazzetta – conservati oggi alla Biblioteca Reale di Torino – per l’edizione illustrata della Gerusalemme liberata di Torquato Tasso (1745), edita ancora da Albrizzi, un vertice assoluto della produzione libraria europea di quegli anni. L’opera si configura come un raffinatissimo dispositivo visivo, giocato su di una interpretazione moderna del poema eroico in chiave sentimentale e arcadica, con una selezione mirata degli episodi e dei personaggi protagonisti delle magnifiche tavole di apertura ai canti, ma anche delle testate e dei finali. La terza analizza una serie di disegni di scenografia di mano di Fabrizio Galliari e di costumi d’invenzione di Leonardo Marini, realizzati per quattro opere allestite al Teatro Regio di Torino tra il 1770 e il 1772. Gli elegantissimi costumi di Marini, fantasiosi e verosimili al contempo, si incrociano con le scenografie di Galliari, caratterizzate da una accentuata libertà espressiva, a dare evidenza spettacolare a invenzioni che oggi è solo possibile immaginare tradotte poi in 3D nella messa in scena. Entrambi sono disegnatori còlti, sintonizzati sui dibattiti coevi, nel segno di un nuovo equilibrio tra licenza e verosimiglianza, spettacolarità e filologia storica. Il disegno così indagato ha rivelato una sorprendente intelligenza, critica, interpretativa e progettuale nella definizione di una moderna preminenza delle immagini in contesti potenziati, dalla lettura (il libro d’arte) e dalla visione combinata alla parola, al canto e al suono (l’opera in musica).
Disegno e cultura visiva a metà Settecento. Documentare, narrare, mettere in scena
Gauna, Chiara
First
2025-01-01
Abstract
III libro propone una messa a fuoco di aspetti rilevanti della cultura visiva settecentesca attraverso una disanima delle diverse funzioni del disegno impiegato negli ambiti del libro d’arte, intreccio sorprendente di parole e immagini, e dell’opera in musica, vero e proprio dispositivo multimediale del tempo. Le tre sezioni – Documentare, Narrare e Mettere in scena – sono costruite su analisi serrate di un numero molto consistente di materiali grafici, in grado di documentare nel dettaglio la progettazione, l’invenzione e le logiche visive sottese a congegni visivi di grande fascino scalati intorno alla metà del Settecento. La prima parte è dedicata ad Anton Maria Zanetti e alla sua regia di splendidi, sofisticati e nuovissimi libri illustrati, basati su disegni di sua mano: Delle antiche statue greche e romane che nell’antisala della Libreria di San Marco, e in altri luoghi pubblici di Venezia si trovano (1741-1743), pubblicata da Giovanni Battista Albrizzi, la Raccolta di varie stampe a chiaroscuro (1749) e la Dactyliotheca (1750). Sono opere di altissima qualità visiva, felicemente ibride, che trovano nel disegno una regia qualificante, in grado mettere in tensione riflessione critica e qualità visiva per documentare e tradurre originali differenti, sculture e gemme antiche, disegni moderni. La seconda è incentrata sui disegni di Giovanni Battista Piazzetta – conservati oggi alla Biblioteca Reale di Torino – per l’edizione illustrata della Gerusalemme liberata di Torquato Tasso (1745), edita ancora da Albrizzi, un vertice assoluto della produzione libraria europea di quegli anni. L’opera si configura come un raffinatissimo dispositivo visivo, giocato su di una interpretazione moderna del poema eroico in chiave sentimentale e arcadica, con una selezione mirata degli episodi e dei personaggi protagonisti delle magnifiche tavole di apertura ai canti, ma anche delle testate e dei finali. La terza analizza una serie di disegni di scenografia di mano di Fabrizio Galliari e di costumi d’invenzione di Leonardo Marini, realizzati per quattro opere allestite al Teatro Regio di Torino tra il 1770 e il 1772. Gli elegantissimi costumi di Marini, fantasiosi e verosimili al contempo, si incrociano con le scenografie di Galliari, caratterizzate da una accentuata libertà espressiva, a dare evidenza spettacolare a invenzioni che oggi è solo possibile immaginare tradotte poi in 3D nella messa in scena. Entrambi sono disegnatori còlti, sintonizzati sui dibattiti coevi, nel segno di un nuovo equilibrio tra licenza e verosimiglianza, spettacolarità e filologia storica. Il disegno così indagato ha rivelato una sorprendente intelligenza, critica, interpretativa e progettuale nella definizione di una moderna preminenza delle immagini in contesti potenziati, dalla lettura (il libro d’arte) e dalla visione combinata alla parola, al canto e al suono (l’opera in musica).| File | Dimensione | Formato | |
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