Prospettive e problematiche della danza in un contesto di cura

A partire dall’inizio del secolo, le arti performative sono diventate un oggetto di studi privilegiato della ricerca neuroscientifica, in quanto ambito ideale dell’indagine sul meccanismi neurali associati al sistema dei neuroni specchio (MNS). La danza, in particolare, si è rivelata come una disciplina adattabile ai protocolli della ricerca sperimentale. In una prima fase, gli studi hanno preso in considerazione i fenomeni neurofisiologici associati all’esperienza dell’osservazione del movimento, sviluppandosi successivamente sia nell’ambito della neuroestetica, sia nella ricognizione delle corrispondenze tra osservazione e immaginazione motoria, promuovendo progetti interdisciplinari di collaborazione tra scienziati e coreografi. All'interno di queste linee di ricerca, di notevole interesse si è rivelato il coinvolgimento, nell’esperienza di osservazione, di aree e strutture cerebrali associate alle emozioni e all'attività del circuito dopaminergico, tipica delle sensazioni soggettive di piacere e ricompensa. Nel contesto terapeutico, d'altra parte, l'impiego della danza praticata come integrazione delle cure della malattia di Parkinson (dove la produzione di dopamina è significativamente compromessa) e sindromi affini, al momento attuale, ha ampiamente dimostrato la sua efficacia. Il presente scritto, grazie anche alle riflessioni su un'esperienza concreta di danza terapeutica, intende mettere in rilievo l'importanza e la necessità di un'integrazione dei risultati raggiunti in entrambi i campi, al fine di sviluppare e validare protocolli e forme d’intervento sempre più efficaci.