Negli ultimi anni, infatti, sembrano indebolirsi le fondamenta che hanno consentito la grande crescita della cooperazione che, ad esempio, ha portato a triplicare il valore dell’aiuto pubblico allo sviluppo a partire dalla metà degli anni Novanta del Novecento. Il multilateralismo che ha caratterizzato la fase storica successiva alla guerra fredda sembra infatti aver lasciato il campo a un ripiegamento nazionalistico che mal si concilia con le finalità e gli strumenti della cooperazione internazionale. Il taglio dei fondi per USAID operato dall’amministrazione Trump ha certamente un valore simbolico in questo senso, così come appare significativa la crescente tendenza dell’amministrazione statunitense ad affrontare le controversie internazionali attraverso l’uso sistematico dell’intimidazione. Tuttavia, ciò che è in crisi è un tipo specifico di fenomeno, la cooperazione Nord-Sud per come l’abbiamo conosciuta fino a questo momento. Altre forme di collaborazione, come la cooperazione Sud-Sud o gli accordi win-win che provano a coniugare cooperazione e competizione internazionale, sono infatti in crescita. Occorre dunque interpretare questa crisi e riflettere non tanto sulla fine della cooperazione, quanto piuttosto sulle trasformazioni in atto nel settore. In questo contributo, il gruppo agei “Geografia, cooperazione allo sviluppo e sviluppo locale” intende articolare la propria analisi sul tema lungo tre assi: la cooperazione allo sviluppo come strumento di costruzione della pace; la cooperazione in ambito umanitario come sostegno alle popolazioni vittime di conflitti; la cooperazione universitaria.

La geografia e le sfide di una cooperazione internazionale per la pace

Elisa Bignante;Egidio Dansero;Paola Minoia;
2025-01-01

Abstract

Negli ultimi anni, infatti, sembrano indebolirsi le fondamenta che hanno consentito la grande crescita della cooperazione che, ad esempio, ha portato a triplicare il valore dell’aiuto pubblico allo sviluppo a partire dalla metà degli anni Novanta del Novecento. Il multilateralismo che ha caratterizzato la fase storica successiva alla guerra fredda sembra infatti aver lasciato il campo a un ripiegamento nazionalistico che mal si concilia con le finalità e gli strumenti della cooperazione internazionale. Il taglio dei fondi per USAID operato dall’amministrazione Trump ha certamente un valore simbolico in questo senso, così come appare significativa la crescente tendenza dell’amministrazione statunitense ad affrontare le controversie internazionali attraverso l’uso sistematico dell’intimidazione. Tuttavia, ciò che è in crisi è un tipo specifico di fenomeno, la cooperazione Nord-Sud per come l’abbiamo conosciuta fino a questo momento. Altre forme di collaborazione, come la cooperazione Sud-Sud o gli accordi win-win che provano a coniugare cooperazione e competizione internazionale, sono infatti in crescita. Occorre dunque interpretare questa crisi e riflettere non tanto sulla fine della cooperazione, quanto piuttosto sulle trasformazioni in atto nel settore. In questo contributo, il gruppo agei “Geografia, cooperazione allo sviluppo e sviluppo locale” intende articolare la propria analisi sul tema lungo tre assi: la cooperazione allo sviluppo come strumento di costruzione della pace; la cooperazione in ambito umanitario come sostegno alle popolazioni vittime di conflitti; la cooperazione universitaria.
2025
Geografie per la pace
UNICOPLI
223
235
9788840023274
Valerio Bini, Isabella Giunta, Emanuela Gamberoni, Elisa Bignante, Mario Casari, Alberto Corbino, Massimo De Marchi, Egidio Dansero, Silvia Grandi, Mi...espandi
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/2318/2085653
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