Il saggio analizza il bosco come spazio comune e come risultato storico di pratiche sociali, giurisdizionali ed ecologiche stratificate. Attraverso un caso di studio situato in Val d’Aveto, sulle pendici del Monte Chiodo, la ricerca ricostruisce una “biografia del paesaggio” che unisce ecologia storica, storia sociale e storia del diritto. I boschi della zona, in gran parte faggete, sono stati utilizzati per secoli come risorse collettive da frazioni, gruppi parentali e comunità locali, con usi multipli che includono pascolo, legnatico, produzione di carbone e raccolta di foglie e strame. Il saggio si fonda su un ricco accumulo documentario prodotto tra XIX e XX secolo: consegne dei boschi del 1822, catasti descrittivi sette-ottocenteschi, materiali del Commissariato agli Usi Civici (dal 1927), memorie dei periti e degli avvocati, planimetrie e testimonianze locali. Questo corpus permette di osservare nel dettaglio conflitti secolari sulle delimitazioni, sulle prerogative parentali e sulle forme di proprietà indivisa, spesso difficili da tradurre in misure geometriche e categorie catastali moderne. Il saggio evidenzia inoltre l’inadeguatezza di concetti normativi contemporanei come quello di “bosco vetusto” per interpretare paesaggi modellati storicamente dai “disturbi” delle pratiche umane.
Boschi come luoghi comuni. Un caso studio in Val d’Aveto (Appennino ligure, XVIII-XX sec.)
Giulia Beltrametti
2025-01-01
Abstract
Il saggio analizza il bosco come spazio comune e come risultato storico di pratiche sociali, giurisdizionali ed ecologiche stratificate. Attraverso un caso di studio situato in Val d’Aveto, sulle pendici del Monte Chiodo, la ricerca ricostruisce una “biografia del paesaggio” che unisce ecologia storica, storia sociale e storia del diritto. I boschi della zona, in gran parte faggete, sono stati utilizzati per secoli come risorse collettive da frazioni, gruppi parentali e comunità locali, con usi multipli che includono pascolo, legnatico, produzione di carbone e raccolta di foglie e strame. Il saggio si fonda su un ricco accumulo documentario prodotto tra XIX e XX secolo: consegne dei boschi del 1822, catasti descrittivi sette-ottocenteschi, materiali del Commissariato agli Usi Civici (dal 1927), memorie dei periti e degli avvocati, planimetrie e testimonianze locali. Questo corpus permette di osservare nel dettaglio conflitti secolari sulle delimitazioni, sulle prerogative parentali e sulle forme di proprietà indivisa, spesso difficili da tradurre in misure geometriche e categorie catastali moderne. Il saggio evidenzia inoltre l’inadeguatezza di concetti normativi contemporanei come quello di “bosco vetusto” per interpretare paesaggi modellati storicamente dai “disturbi” delle pratiche umane.| File | Dimensione | Formato | |
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