L’articolo offre una prima panoramica del mukbang come fenomeno mediale, abbracciando una prospettiva semiotica. Il mukbang (lett. “trasmissione in cui si mangia”) nasce nella Corea del Sud dei primi anni 2010 come forma di diretta streaming in cui si consuma cibo, pensata per contrastare la solitudine digitale e le rigide norme ortoressiche dominanti nel Paese. Da allora il fenomeno si è evoluto in un genere digitale di portata globale, che fonde spettacolarizzazione, intimità ed eccesso: i performer mangiano moltissimo, per molto tempo, spesso in modo famelico, e in una maniera che può risultare tanto affascinante quanto repellente (enfatizzano i rumori di masticazione e deglutizione, si sporcano vistosamente). Oggi, con milioni e milioni di video pubblicati su piattaforme come YouTube, Instagram e TikTok, il mukbang è una tendenza in incredibile espansione, ma è ancora relativamente poco studiata. I lavori accademici esistenti la hanno interpretata in modi diversi: come espressione della cultura e dell'estetica food porn, come forma di narrazione autobiografica e come performance ritualizzata e dai tratti sadomasochistici. Le motivazioni del pubblico sembrano spaziare dal gastronomico al sociale, dal sessuale all’escapista, mentre le sue conseguenze pratiche andrebbero dal favorire un senso di comunità fino all’accentuazione di disturbi alimentari. Il mukbang può essere contestualizzato all’interno di cornici culturali più ampie, tra cui la gastromania (l’ossessione contemporanea per il cibo), le gare dei competitive eaters e le social challenge virali; esso presenta inoltre affinità con i video ASMR per quanto concerne l’uso ipnotico di stimoli sensoriali amplificati, in particolare quelli sonori. Figure come il controverso youtuber Nikocado Avocado esemplificano la natura teatrale della messa in scena nel mukbang, in cui il corpo si trasforma in una sorta di campo di battaglia, in seno a un’economia performativa che richiama da vicino quella dei freak show di un tempo.
Premesse a una semiotica del mukbang
GABRIELE MARINO
2025-01-01
Abstract
L’articolo offre una prima panoramica del mukbang come fenomeno mediale, abbracciando una prospettiva semiotica. Il mukbang (lett. “trasmissione in cui si mangia”) nasce nella Corea del Sud dei primi anni 2010 come forma di diretta streaming in cui si consuma cibo, pensata per contrastare la solitudine digitale e le rigide norme ortoressiche dominanti nel Paese. Da allora il fenomeno si è evoluto in un genere digitale di portata globale, che fonde spettacolarizzazione, intimità ed eccesso: i performer mangiano moltissimo, per molto tempo, spesso in modo famelico, e in una maniera che può risultare tanto affascinante quanto repellente (enfatizzano i rumori di masticazione e deglutizione, si sporcano vistosamente). Oggi, con milioni e milioni di video pubblicati su piattaforme come YouTube, Instagram e TikTok, il mukbang è una tendenza in incredibile espansione, ma è ancora relativamente poco studiata. I lavori accademici esistenti la hanno interpretata in modi diversi: come espressione della cultura e dell'estetica food porn, come forma di narrazione autobiografica e come performance ritualizzata e dai tratti sadomasochistici. Le motivazioni del pubblico sembrano spaziare dal gastronomico al sociale, dal sessuale all’escapista, mentre le sue conseguenze pratiche andrebbero dal favorire un senso di comunità fino all’accentuazione di disturbi alimentari. Il mukbang può essere contestualizzato all’interno di cornici culturali più ampie, tra cui la gastromania (l’ossessione contemporanea per il cibo), le gare dei competitive eaters e le social challenge virali; esso presenta inoltre affinità con i video ASMR per quanto concerne l’uso ipnotico di stimoli sensoriali amplificati, in particolare quelli sonori. Figure come il controverso youtuber Nikocado Avocado esemplificano la natura teatrale della messa in scena nel mukbang, in cui il corpo si trasforma in una sorta di campo di battaglia, in seno a un’economia performativa che richiama da vicino quella dei freak show di un tempo.| File | Dimensione | Formato | |
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