L’articolo esplora il senso del lavoro critico, inteso innanzi tutto come decostruzione dei sistemi di valori che vengono condivisi da una tradizione culturale. Ma si suggerisce che tale lavoro di vigilanza critica debba investire anche i valori universali che, mirando a costruire un’etica cosmopolitica, forniscono quei principi di libertà e giustizia nel nome dei quali è possibile immaginare un mondo migliore. Si configura dunque un quadro teorico in cui, a partire dalla pratica dell’epoché, da Husserl intesa quale inizio dell’esercizio della riflessione, il soggetto che intende operare criticamente impara a prendere distanza anche da se stesso e, soprattutto, dalla convinzione di poter essere l’autore di un discorso neutro, disincarnato, distaccato e dotato di una validità universale.
Non ridere, non piangere, e nemmeno odiare, ma capire
giovanni leghissa
2025-01-01
Abstract
L’articolo esplora il senso del lavoro critico, inteso innanzi tutto come decostruzione dei sistemi di valori che vengono condivisi da una tradizione culturale. Ma si suggerisce che tale lavoro di vigilanza critica debba investire anche i valori universali che, mirando a costruire un’etica cosmopolitica, forniscono quei principi di libertà e giustizia nel nome dei quali è possibile immaginare un mondo migliore. Si configura dunque un quadro teorico in cui, a partire dalla pratica dell’epoché, da Husserl intesa quale inizio dell’esercizio della riflessione, il soggetto che intende operare criticamente impara a prendere distanza anche da se stesso e, soprattutto, dalla convinzione di poter essere l’autore di un discorso neutro, disincarnato, distaccato e dotato di una validità universale.| File | Dimensione | Formato | |
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