Negli ultimi vent’anni il dibattito giuridico nazionale e internazionale si è concentrato sul diritto all’autodeterminazione degli individui adulti in condizioni di vulnerabilità. L’approccio human rights-based, promosso in particolare dalla Convenzione ONU sui diritti delle persone con disabilità, ha messo in discussione la legittimità dei meccanismi sostitutivi di decisione, ritenuti incompatibili con uguaglianza e non discriminazione, libertà personale, rispetto della vita privata e familiare, volontarietà delle cure, partecipazione e giusto processo. In Italia ciò ha determinato la crisi di interdizione e inabilitazione e l’adozione dell’amministrazione di sostegno, più flessibile ma non priva di questioni applicative. Il presente lavoro esamina criticamente le censure al modello dell’incapacitazione, verificando se e in quale misura residuino spazi di legittimità per interventi sostitutivi compatibili con i principi costituzionali e convenzionali. Analizza, inoltre, i margini di razionalizzazione o riforma dell’attuale sistema, per correggerne vizi strutturali e disfunzioni pratiche nel rispetto dell’autodeterminazione dell’individuo. L’obiettivo è costruire, tramite una lettura integrata del diritto interno e di origine internazionale, un equilibrio tra due modelli opposti, entrambi irragionevoli se assoluti: quello paternalistico, che protegge la persona vulnerabile attraverso la sua esclusione dalle relazioni sociali e dal traffico giuridico; e quello rigidamente promozionale, che ne afferma incondizionatamente la capacità di agire autonomamente, senza considerazione per le possibili ricadute delle sue scelte
Oltre l'incapacitazione? L'interdizione, l'inabilitazione e l'amministrazione di sostegno alla prova dello human rights-based approach
Long, Joelle
2025-01-01
Abstract
Negli ultimi vent’anni il dibattito giuridico nazionale e internazionale si è concentrato sul diritto all’autodeterminazione degli individui adulti in condizioni di vulnerabilità. L’approccio human rights-based, promosso in particolare dalla Convenzione ONU sui diritti delle persone con disabilità, ha messo in discussione la legittimità dei meccanismi sostitutivi di decisione, ritenuti incompatibili con uguaglianza e non discriminazione, libertà personale, rispetto della vita privata e familiare, volontarietà delle cure, partecipazione e giusto processo. In Italia ciò ha determinato la crisi di interdizione e inabilitazione e l’adozione dell’amministrazione di sostegno, più flessibile ma non priva di questioni applicative. Il presente lavoro esamina criticamente le censure al modello dell’incapacitazione, verificando se e in quale misura residuino spazi di legittimità per interventi sostitutivi compatibili con i principi costituzionali e convenzionali. Analizza, inoltre, i margini di razionalizzazione o riforma dell’attuale sistema, per correggerne vizi strutturali e disfunzioni pratiche nel rispetto dell’autodeterminazione dell’individuo. L’obiettivo è costruire, tramite una lettura integrata del diritto interno e di origine internazionale, un equilibrio tra due modelli opposti, entrambi irragionevoli se assoluti: quello paternalistico, che protegge la persona vulnerabile attraverso la sua esclusione dalle relazioni sociali e dal traffico giuridico; e quello rigidamente promozionale, che ne afferma incondizionatamente la capacità di agire autonomamente, senza considerazione per le possibili ricadute delle sue scelte| File | Dimensione | Formato | |
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