In un dibattito pubblico e politico sulla nascita sempre più ossessionato dai numeri – tassi di fecondità in declino, proiezioni demografiche, allarmi sul calo delle nascite – questo volume propone una prospettiva diversa. Sposta l’attenzione dal quanto si nasce al come si nasce; non quanti figli mancano, ma quali condizioni materiali, culturali e istituzionali definiscono oggi l’esperienza di generare, partorire e accogliere una nuova vita. La nascita viene analizzata come una pratica sociale complessa, segnata da tensioni costanti tra corpo e istituzioni, tra sapere esperto ed esperienziale, tra desiderio di autodeterminazione e forme più o meno esplicite di controllo. L’autrice ripercorre l’evoluzione dei modelli di assistenza, le origini e la diffusione del concetto dei primi 1.000 giorni, fino alla riconfigurazione indotta dalla pandemia. Due indagini qualitative condotte prima e dopo il Covid-19 danno voce a madri, padri e professioniste, restituendo percorsi nascita attraversati da ambivalenze profonde: bisogno di sicurezza e di umanità, fiducia nella scienza e ricerca di autonomia, aspirazione a una “buona genitorialità”, “competente”, e percezione di essere costantemente giudicati. L’emergenza sanitaria ha evidenziato fragilità già note e riportato al centro l’importanza delle relazioni, della continuità assistenziale e dei servizi territoriali. Il libro invita a considerare la nascita come un indicatore di civiltà e un laboratorio privilegiato per osservare le trasformazioni più ampie del legame sociale. Riflettere sul “come si nasce” significa interrogarsi sul tipo di società che desideriamo generare e sul valore attribuito alle vite che iniziano e a quelle che cambiano nel momento in cui si diventa genitori. Ne emerge un quadro in cui la genitorialità non è solo un atto privato, ma un dispositivo sociale che produce norme, aspettative e responsabilità, nel quale i saperi esperti contribuiscono sempre più a definire cosa significhi oggi “buona genitorialità”.
La buona nascita e la genitorialità competente. Vissuti, culture, politiche e saperi esperti nei primi 1.000 giorni
Musumeci Rosy
2025-01-01
Abstract
In un dibattito pubblico e politico sulla nascita sempre più ossessionato dai numeri – tassi di fecondità in declino, proiezioni demografiche, allarmi sul calo delle nascite – questo volume propone una prospettiva diversa. Sposta l’attenzione dal quanto si nasce al come si nasce; non quanti figli mancano, ma quali condizioni materiali, culturali e istituzionali definiscono oggi l’esperienza di generare, partorire e accogliere una nuova vita. La nascita viene analizzata come una pratica sociale complessa, segnata da tensioni costanti tra corpo e istituzioni, tra sapere esperto ed esperienziale, tra desiderio di autodeterminazione e forme più o meno esplicite di controllo. L’autrice ripercorre l’evoluzione dei modelli di assistenza, le origini e la diffusione del concetto dei primi 1.000 giorni, fino alla riconfigurazione indotta dalla pandemia. Due indagini qualitative condotte prima e dopo il Covid-19 danno voce a madri, padri e professioniste, restituendo percorsi nascita attraversati da ambivalenze profonde: bisogno di sicurezza e di umanità, fiducia nella scienza e ricerca di autonomia, aspirazione a una “buona genitorialità”, “competente”, e percezione di essere costantemente giudicati. L’emergenza sanitaria ha evidenziato fragilità già note e riportato al centro l’importanza delle relazioni, della continuità assistenziale e dei servizi territoriali. Il libro invita a considerare la nascita come un indicatore di civiltà e un laboratorio privilegiato per osservare le trasformazioni più ampie del legame sociale. Riflettere sul “come si nasce” significa interrogarsi sul tipo di società che desideriamo generare e sul valore attribuito alle vite che iniziano e a quelle che cambiano nel momento in cui si diventa genitori. Ne emerge un quadro in cui la genitorialità non è solo un atto privato, ma un dispositivo sociale che produce norme, aspettative e responsabilità, nel quale i saperi esperti contribuiscono sempre più a definire cosa significhi oggi “buona genitorialità”.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.



