Cento anni fa il filosofo americano William James, vistosamente ignaro di femminismo, si è posto questo problema: "Pensai a ciò che chiamai una 'fidanzata automatica', intendendo con ciò un corpo privo di anima assolutamente indistinguibile da una fanciulla spiritualmente animata, che ride, parla, arrossisce, ci cura, e adempie a tutti i doveri femminili garbatamente e dolcemente come se in lei ci fosse un'anima. Potrebbe qualcuno considerarla come un perfetto equivalente? Certamente no". E invece, almeno un poco, sì: biblioteche, giornalai, sale da concerto e pinacoteche rigurgitano di fidanzate automatiche, che chiamiamo "opere d'arte". Nelle opere, come nella Fidanzata Automatica, abbiamo a che fare con oggetti fisici che sono anche oggetti sociali, che tuttavia - diversamente da tanti altri oggetti fisici che sono anche oggetti sociali, per esempio i biglietti del tram - suscitano sentimenti, esattamente come fanno molte persone (non tutte); tranne che, diversamente da molte persone (non tutte), non pretendono né offrono reciprocità di sorta. Se c'è una cosa che l'opera d'arte non può fare (e triste e patetico ci sembra chi pensa che le cose stiano altrimenti), è esserci amica, pur svolgendo molte delle attività che di solito si attribuiscono agli amici: tenerci compagnia, sostenerci nei momenti difficili, divertirci, farci spettegolare. Come la Fidanzata Automatica, le opere d'arte sono cose che fingono di essere persone, ma fingono soltanto.

La fidanzata automatica

FERRARIS, Maurizio
2007-01-01

Abstract

Cento anni fa il filosofo americano William James, vistosamente ignaro di femminismo, si è posto questo problema: "Pensai a ciò che chiamai una 'fidanzata automatica', intendendo con ciò un corpo privo di anima assolutamente indistinguibile da una fanciulla spiritualmente animata, che ride, parla, arrossisce, ci cura, e adempie a tutti i doveri femminili garbatamente e dolcemente come se in lei ci fosse un'anima. Potrebbe qualcuno considerarla come un perfetto equivalente? Certamente no". E invece, almeno un poco, sì: biblioteche, giornalai, sale da concerto e pinacoteche rigurgitano di fidanzate automatiche, che chiamiamo "opere d'arte". Nelle opere, come nella Fidanzata Automatica, abbiamo a che fare con oggetti fisici che sono anche oggetti sociali, che tuttavia - diversamente da tanti altri oggetti fisici che sono anche oggetti sociali, per esempio i biglietti del tram - suscitano sentimenti, esattamente come fanno molte persone (non tutte); tranne che, diversamente da molte persone (non tutte), non pretendono né offrono reciprocità di sorta. Se c'è una cosa che l'opera d'arte non può fare (e triste e patetico ci sembra chi pensa che le cose stiano altrimenti), è esserci amica, pur svolgendo molte delle attività che di solito si attribuiscono agli amici: tenerci compagnia, sostenerci nei momenti difficili, divertirci, farci spettegolare. Come la Fidanzata Automatica, le opere d'arte sono cose che fingono di essere persone, ma fingono soltanto.
2007
Bompiani
1
204
9788845259579
http://www.labont.it/ferraris/BOOKS/033_Fidanzata_Automatica.asp
Estetica; Ontologia dell'arte; Opere d'arte
M. FERRARIS
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