Musicista che ha saputo racchiudere anche nello spazio di poche battute il clima culturale di tutta un’epoca, Čajkovskij ebbe un temperamento soggetto alle più sottili emozioni, ma si dimostrò anche in grado di lavorare da buon artigiano a freddo e di raggiungere pur sempre risultati di alto valore; fu un artista permeato in ogni fibra di romanticismo, ma pure un fervente nostalgico del Settecento; riuscì ad essere un autore al passo e anche in anticipo con la sua epoca, ma conservò ugualmente un’attenzione retrospettiva per la “bella forma”; non rimase insensibile all’amore per l’artificio ed alle ricercatezze armoniche, ma nel contempo fu un convinto sostenitore di naturalezza e spontaneità; si trovò pertanto a metà strada tra la stanchezza dell'Europa cosmopolita del tardo Ottocento e la giovanile verginità, di pretta natura nazionale, della sua Russia. E proprio in questa irrisolvibile contraddittorietà ha saputo celare il fascino e il valore della musica sua. All’interno della sua produzione, le sinfonie segnano emblematicamente quella progressiva perdita di valo-ri che caratterizza tante pieghe del Decadentismo; e lo fanno senza dar sfogo a toni acri e ad atteggiamenti esacerbati, ma affidandosi ad un’eleganza e ad una freschezza idealmente discese da quell’incontaminata "e-tà dell'oro", ormai svanita e irricuperabile, che Čajkovskij sentiva appartenuta all'amato Mozart. La sua mu-sica pertanto suona alla fine come una latente richiesta d’aiuto, come un vagheggiamento di affetti negati da un "destino" che egli non seppe né accettare né contrastare.

Čajkovskij. Il musicista, le sinfonie

TAMMARO, Ferruccio
2008-01-01

Abstract

Musicista che ha saputo racchiudere anche nello spazio di poche battute il clima culturale di tutta un’epoca, Čajkovskij ebbe un temperamento soggetto alle più sottili emozioni, ma si dimostrò anche in grado di lavorare da buon artigiano a freddo e di raggiungere pur sempre risultati di alto valore; fu un artista permeato in ogni fibra di romanticismo, ma pure un fervente nostalgico del Settecento; riuscì ad essere un autore al passo e anche in anticipo con la sua epoca, ma conservò ugualmente un’attenzione retrospettiva per la “bella forma”; non rimase insensibile all’amore per l’artificio ed alle ricercatezze armoniche, ma nel contempo fu un convinto sostenitore di naturalezza e spontaneità; si trovò pertanto a metà strada tra la stanchezza dell'Europa cosmopolita del tardo Ottocento e la giovanile verginità, di pretta natura nazionale, della sua Russia. E proprio in questa irrisolvibile contraddittorietà ha saputo celare il fascino e il valore della musica sua. All’interno della sua produzione, le sinfonie segnano emblematicamente quella progressiva perdita di valo-ri che caratterizza tante pieghe del Decadentismo; e lo fanno senza dar sfogo a toni acri e ad atteggiamenti esacerbati, ma affidandosi ad un’eleganza e ad una freschezza idealmente discese da quell’incontaminata "e-tà dell'oro", ormai svanita e irricuperabile, che Čajkovskij sentiva appartenuta all'amato Mozart. La sua mu-sica pertanto suona alla fine come una latente richiesta d’aiuto, come un vagheggiamento di affetti negati da un "destino" che egli non seppe né accettare né contrastare.
2008
Mursia
1
357
9788842538981
Čajkovskij; Sinfonia; Secondo Ottocento; Musica russa
F. TAMMARO
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