Gli studi precedenti riguardanti l’evoluzione geologica quaternaria della Collina di Torino hanno consentito di evidenziare in modo preliminare le tracce di un reticolato idrografico pleistocenico, sensibilmente sospeso e con andamento molto differente rispetto ai corsi d’acqua sviluppati attualmente nel rilievo collinare. Il rilevamento geologico dei versanti occidentale e nordoccidentale effettuato in occasione del presente studio, i cui risultati sono riassunti nella carta geologica alla scala 1:20.000 allegata, permette di ricostruire con maggiore dettaglio la distribuzione della successione fluviale conservata sulle sommità delle dorsali spartiacque. Il riconoscimento dei diversi termini di questa successione, distribuiti in corrispondenza a differenti fasce altimetriche, è facilitato dalla loro espressione morfologica: corrispondono a lembi di superfici terrazzate con estensione compresa tra alcune migliaia e alcune decine di migliaia di m2, spesso evidenziati dalla presenza di antichi edifici residenziali, e localmente a più estesi relitti di meandri incastrati. L’estrema antropizzazione dell’area e la diffusa copertura eolica e colluviale rappresentano invece un ostacolo all’analisi sul terreno. Malgrado le difficoltà incontrate, l’estremo dettaglio con cui è stato effettuato il rilevamento geologico ha consentito di riconoscere corpi sedimentari di origine fluviale, con spessore metrico, in corrispondenza alla maggior parte dei lembi descritti; localmente tali forme sono risultate invece modellate direttamente sui termini marini terziari. I numerosi lembi sono stati distinti tra loro e correlati in base al differente sviluppo altimetrico e alla diversa alterazione dei sedimenti, che hanno consentito il riferimento cronologico dell’intera successione all’intervallo di tempo corrispondente al Pleistocene medio e superiore. L’attuale assetto altimetrico delle forme relitte, variamente sospeso rispetto alla pianura con un dislivello compreso tra 20 e 400 m, la loro distribuzione complessiva, in corrispondenza alle attuali dorsali secondo fasce allungate parallelamente allo spartiacque collinare, e l’allungamento prevalente dei singoli lembi, svincolato dall’andamento dei corsi d’acqua attuali, suggeriscono il legame con una situazione morfologica e geologica del rilievo collinare notevolmente diversa dall’attuale. E’ possibile in particolare ipotizzare lo sviluppo di corsi d’acqua con andamento circa parallelo allo spartiacque principale: l’impostazione estremamente recente dell’attuale F. Po al margine nordoccidentale del rilievo collinare, già documentata in letteratura, indica che le tracce prese in esame sono invece da collegare a precedenti andamenti del reticolato affluente; lo studio mineralogico dei sedimenti, oggetto di un lavoro specifico tuttora in corso, consente di ipotizzare una alimentazione essenzialmente dai bacini dei fiumi Dora Riparia e Stura di Lanzo. Lo sviluppo altimetrico anomalo dei lembi fluviali relitti e la presenza di scarpate con altezza di alcune decine di metri tra i diversi ordini suggeriscono una successione di episodi di approfondimento erosionale del reticolato idrografico, connessa con il sollevamento recente dell’edificio collinare. La successione terrazzata esaminata rappresenta quindi il risultato della progressiva deformazione del settore distale dei conoidi alpini, coinvolti nel sollevamento della Collina di Torino e nella migrazione verso NW del suo margine esterno, che hanno portato al loro inglobamento nell’area collinare. Si può stimare che tale deformazione, tutt’ora in atto, abbia avuto, nell’intervallo compreso tra il Pleistocene medio e l’Olocene, una componente verticale con velocità media di sollevamento relativo di circa 1 mm/anno

La successione fluviale terrazzata pleistocenica dei versanti occidentale e nordoccidentale della Collina di Torino.

FORNO, Maria Gabriella;
2005-01-01

Abstract

Gli studi precedenti riguardanti l’evoluzione geologica quaternaria della Collina di Torino hanno consentito di evidenziare in modo preliminare le tracce di un reticolato idrografico pleistocenico, sensibilmente sospeso e con andamento molto differente rispetto ai corsi d’acqua sviluppati attualmente nel rilievo collinare. Il rilevamento geologico dei versanti occidentale e nordoccidentale effettuato in occasione del presente studio, i cui risultati sono riassunti nella carta geologica alla scala 1:20.000 allegata, permette di ricostruire con maggiore dettaglio la distribuzione della successione fluviale conservata sulle sommità delle dorsali spartiacque. Il riconoscimento dei diversi termini di questa successione, distribuiti in corrispondenza a differenti fasce altimetriche, è facilitato dalla loro espressione morfologica: corrispondono a lembi di superfici terrazzate con estensione compresa tra alcune migliaia e alcune decine di migliaia di m2, spesso evidenziati dalla presenza di antichi edifici residenziali, e localmente a più estesi relitti di meandri incastrati. L’estrema antropizzazione dell’area e la diffusa copertura eolica e colluviale rappresentano invece un ostacolo all’analisi sul terreno. Malgrado le difficoltà incontrate, l’estremo dettaglio con cui è stato effettuato il rilevamento geologico ha consentito di riconoscere corpi sedimentari di origine fluviale, con spessore metrico, in corrispondenza alla maggior parte dei lembi descritti; localmente tali forme sono risultate invece modellate direttamente sui termini marini terziari. I numerosi lembi sono stati distinti tra loro e correlati in base al differente sviluppo altimetrico e alla diversa alterazione dei sedimenti, che hanno consentito il riferimento cronologico dell’intera successione all’intervallo di tempo corrispondente al Pleistocene medio e superiore. L’attuale assetto altimetrico delle forme relitte, variamente sospeso rispetto alla pianura con un dislivello compreso tra 20 e 400 m, la loro distribuzione complessiva, in corrispondenza alle attuali dorsali secondo fasce allungate parallelamente allo spartiacque collinare, e l’allungamento prevalente dei singoli lembi, svincolato dall’andamento dei corsi d’acqua attuali, suggeriscono il legame con una situazione morfologica e geologica del rilievo collinare notevolmente diversa dall’attuale. E’ possibile in particolare ipotizzare lo sviluppo di corsi d’acqua con andamento circa parallelo allo spartiacque principale: l’impostazione estremamente recente dell’attuale F. Po al margine nordoccidentale del rilievo collinare, già documentata in letteratura, indica che le tracce prese in esame sono invece da collegare a precedenti andamenti del reticolato affluente; lo studio mineralogico dei sedimenti, oggetto di un lavoro specifico tuttora in corso, consente di ipotizzare una alimentazione essenzialmente dai bacini dei fiumi Dora Riparia e Stura di Lanzo. Lo sviluppo altimetrico anomalo dei lembi fluviali relitti e la presenza di scarpate con altezza di alcune decine di metri tra i diversi ordini suggeriscono una successione di episodi di approfondimento erosionale del reticolato idrografico, connessa con il sollevamento recente dell’edificio collinare. La successione terrazzata esaminata rappresenta quindi il risultato della progressiva deformazione del settore distale dei conoidi alpini, coinvolti nel sollevamento della Collina di Torino e nella migrazione verso NW del suo margine esterno, che hanno portato al loro inglobamento nell’area collinare. Si può stimare che tale deformazione, tutt’ora in atto, abbia avuto, nell’intervallo compreso tra il Pleistocene medio e l’Olocene, una componente verticale con velocità media di sollevamento relativo di circa 1 mm/anno
2005
18
123
134
Collina di Torino; depositi fluviali; deformazione; Pleistocene
FORNO M. G.; LUCCHESI S.
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