L’articolo propone un breve percorso attraverso la parola poetica per evidenziare alcune trasformazioni verificatesi nell’arco di un secolo nel discorso sull’identità nazionale in India. Una peculiare caratteristica del movimento nazionalista indiano è che i personaggi che lo animarono, non importa a quale schieramento appartenessero, mostrano una forte convinzione comune per cui parola e conoscenza sono riconosciute come la chiave della liberazione politica e spirituale. La presa di coscienza dell’amore per la “matria” avviene proprio grazie alla diffusione della nuova cultura nazionalista: Sarasvatī (rappresentante l’aspetto gnostico dell’Assoluto, la Parola), da sempre invocata come protettrice delle lettere e del pensiero, e ora assurta a simbolo fondamentale nella mitologia nazionalista, si manifesta fenomenicamente nelle nuove istituzioni scolastiche “nazionali”, che portano la luce della scienza agli uomini immersi nel buio conoscitivo e promuovono la formazione della nuova gioventù indiana secondo un ideale di modernità autoctono e libero dal giogo dell’ideologia coloniale. A dar voce a questa nuova visione del mondo accorre la nuova letteratura hindī, che dopo qualche decennio di rodaggio si sta proponendo come lingua nazionale per eccellenza. Gli inni alla Madre India, una sorta di deificazione della nazione, sono tra i temi preferiti della poesia dei primi due decenni del XX secolo. Il più famoso e più rappresentativo di essi è senza dubbio Bhārat bhāratī (La voce dell’India) di Maithilīśaraṇ Gupta (1886-1964), poeta che spesso si ispira a temi tratti dalla storia antica reinterpretata con toni revivalisti hindū e che sarebbe diventato il primo poeta nazionale della lingua hindī come lingua nazionale. Ma non solo gli autori che aderivano alle prescrizioni dell’accademia ufficiale trattavano il tema “matriottico” nelle proprie poesie: anche le voci più originali e indipendenti composero opere di tema nazionalista e non è esagerato affermare che ogni poeta hindī di quel periodo almeno una volta ha trattato il tema della “matria”. Per questo si propone una selezione di poesie ispirate al nazionalismo, ma caratterizzate dal fatto che provengono tutte da voci fuori dal coro: Baccan, Prasād, Nirālā, Muktibodh, Pant, Mahādevī Varmā. La seconda parte dello studio si occupa del discorso nazionalista in epoca contemporanea. Ricostruendo le vicende legate alla fortuna delle tre canzoni patriottiche per eccellenza –Jaṇ gaṇ man, Vande Mātaram e Sāre jahaṁ se acchā – si presenta la visione della Madre India nel discorso dello hindutva e dei suoi oppositori, proponendo un testo di Aṭal Bihārī Vājpeyī e un paio di liriche di Rājeś Jośī.

Sarasvatī e la Madre India. Il discorso sull’identità nazionale indiana nella poesia hindī tra nazionalismo e postcolonialità

CONSOLARO, ALESSANDRA
2006-01-01

Abstract

L’articolo propone un breve percorso attraverso la parola poetica per evidenziare alcune trasformazioni verificatesi nell’arco di un secolo nel discorso sull’identità nazionale in India. Una peculiare caratteristica del movimento nazionalista indiano è che i personaggi che lo animarono, non importa a quale schieramento appartenessero, mostrano una forte convinzione comune per cui parola e conoscenza sono riconosciute come la chiave della liberazione politica e spirituale. La presa di coscienza dell’amore per la “matria” avviene proprio grazie alla diffusione della nuova cultura nazionalista: Sarasvatī (rappresentante l’aspetto gnostico dell’Assoluto, la Parola), da sempre invocata come protettrice delle lettere e del pensiero, e ora assurta a simbolo fondamentale nella mitologia nazionalista, si manifesta fenomenicamente nelle nuove istituzioni scolastiche “nazionali”, che portano la luce della scienza agli uomini immersi nel buio conoscitivo e promuovono la formazione della nuova gioventù indiana secondo un ideale di modernità autoctono e libero dal giogo dell’ideologia coloniale. A dar voce a questa nuova visione del mondo accorre la nuova letteratura hindī, che dopo qualche decennio di rodaggio si sta proponendo come lingua nazionale per eccellenza. Gli inni alla Madre India, una sorta di deificazione della nazione, sono tra i temi preferiti della poesia dei primi due decenni del XX secolo. Il più famoso e più rappresentativo di essi è senza dubbio Bhārat bhāratī (La voce dell’India) di Maithilīśaraṇ Gupta (1886-1964), poeta che spesso si ispira a temi tratti dalla storia antica reinterpretata con toni revivalisti hindū e che sarebbe diventato il primo poeta nazionale della lingua hindī come lingua nazionale. Ma non solo gli autori che aderivano alle prescrizioni dell’accademia ufficiale trattavano il tema “matriottico” nelle proprie poesie: anche le voci più originali e indipendenti composero opere di tema nazionalista e non è esagerato affermare che ogni poeta hindī di quel periodo almeno una volta ha trattato il tema della “matria”. Per questo si propone una selezione di poesie ispirate al nazionalismo, ma caratterizzate dal fatto che provengono tutte da voci fuori dal coro: Baccan, Prasād, Nirālā, Muktibodh, Pant, Mahādevī Varmā. La seconda parte dello studio si occupa del discorso nazionalista in epoca contemporanea. Ricostruendo le vicende legate alla fortuna delle tre canzoni patriottiche per eccellenza –Jaṇ gaṇ man, Vande Mātaram e Sāre jahaṁ se acchā – si presenta la visione della Madre India nel discorso dello hindutva e dei suoi oppositori, proponendo un testo di Aṭal Bihārī Vājpeyī e un paio di liriche di Rājeś Jośī.
2006
61
531
570
letteratura hindi; India nazionalismo
A. CONSOLARO
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