Il lavoro indaga i processi cognitivi coinvolti nel riconoscimento dell’inganno adottando come riferimento teorico la Pragmatica cognitiva, un approccio concettuale secondo il quale i processi comunicativi possono essere spiegati solo introducendo stati mentali e strutture di conoscenza specifici. I due principali stati mentali che in quest’ottica si ritiene svolgano un ruolo fondamentale sono la credenza condivisa e l’intenzione comunicativa. Una delle strutture di conoscenza ipotizzate dalla Pragmatica cognitiva è il gioco comportamentale, inteso come uno schema di piano d’azione noto, implicitamente o esplicitamente, a coloro che partecipano ad un’interazione comunicativa. All’interno di questo quadro teorico, l’inganno viene definito come un intenzionale e privato atto di insincerità all'interno di un gioco comportamentale condiviso. Vengono proposte due ipotesi sperimentali che originano dalla teoria della Pragmatica cognitiva, e formulata un’ipotesi corollaria relativa allo sviluppo e al decadimento della competenza comunicativa. La prima delle tre ipotesi è che la credenza condivisa sia uno stato mentale primitivo non riducibile a stati mentali più elementari. La seconda ipotesi origina dall’osservazione che se durante un’interazione comunicativa un partner (B) riconosce il tentativo da parte di un attore (A) di ingannarlo, si possono verificare almeno quattro differenti situazioni, corrispondenti a stati mentali distinti del partner. L’ipotesi è che queste situazioni corrispondano a differenti livelli di complessità. Queste due ipotesi sono state testate con tre gruppi sperimentali appartenenti a tre diverse fasce d’età: bambini, adulti e anziani. Questo ha permesso di testare l’ulteriore ipotesi che la capacità di gestire le rappresentazioni mentali e i processi inferenziali necessari a risolvere i compiti assegnati nel protocollo sperimentale aumenti dai bambini agli adulti, per poi decrescere dagli adulti agli anziani. Nel lavoro sono inoltre esplorate e discusse le differenze tra il gruppo dei bambini e quello degli anziani. Per verificare queste ipotesi è stato costruito un protocollo sperimentale composto da otto storie relative a situazioni d’inganno e da trentadue domande formulate tenendo in considerazione i presupposti teorici della Pragmatica cognitiva. I risultati ottenuti somministrando il protocollo a 120 soggetti sperimentali confermano le ipotesi di lavoro e vengono dettagliatamente discussi.

Processi cognitivi nel riconoscimento dell'inganno: credenze condivise e livelli di complessità.

ADENZATO, Mauro
2002-01-01

Abstract

Il lavoro indaga i processi cognitivi coinvolti nel riconoscimento dell’inganno adottando come riferimento teorico la Pragmatica cognitiva, un approccio concettuale secondo il quale i processi comunicativi possono essere spiegati solo introducendo stati mentali e strutture di conoscenza specifici. I due principali stati mentali che in quest’ottica si ritiene svolgano un ruolo fondamentale sono la credenza condivisa e l’intenzione comunicativa. Una delle strutture di conoscenza ipotizzate dalla Pragmatica cognitiva è il gioco comportamentale, inteso come uno schema di piano d’azione noto, implicitamente o esplicitamente, a coloro che partecipano ad un’interazione comunicativa. All’interno di questo quadro teorico, l’inganno viene definito come un intenzionale e privato atto di insincerità all'interno di un gioco comportamentale condiviso. Vengono proposte due ipotesi sperimentali che originano dalla teoria della Pragmatica cognitiva, e formulata un’ipotesi corollaria relativa allo sviluppo e al decadimento della competenza comunicativa. La prima delle tre ipotesi è che la credenza condivisa sia uno stato mentale primitivo non riducibile a stati mentali più elementari. La seconda ipotesi origina dall’osservazione che se durante un’interazione comunicativa un partner (B) riconosce il tentativo da parte di un attore (A) di ingannarlo, si possono verificare almeno quattro differenti situazioni, corrispondenti a stati mentali distinti del partner. L’ipotesi è che queste situazioni corrispondano a differenti livelli di complessità. Queste due ipotesi sono state testate con tre gruppi sperimentali appartenenti a tre diverse fasce d’età: bambini, adulti e anziani. Questo ha permesso di testare l’ulteriore ipotesi che la capacità di gestire le rappresentazioni mentali e i processi inferenziali necessari a risolvere i compiti assegnati nel protocollo sperimentale aumenti dai bambini agli adulti, per poi decrescere dagli adulti agli anziani. Nel lavoro sono inoltre esplorate e discusse le differenze tra il gruppo dei bambini e quello degli anziani. Per verificare queste ipotesi è stato costruito un protocollo sperimentale composto da otto storie relative a situazioni d’inganno e da trentadue domande formulate tenendo in considerazione i presupposti teorici della Pragmatica cognitiva. I risultati ottenuti somministrando il protocollo a 120 soggetti sperimentali confermano le ipotesi di lavoro e vengono dettagliatamente discussi.
2002
25
31
72
M. ADENZATO
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