Il volume Intimità in pubblico presenta una riflessione sul genere del saggio giornalistico, condotta attraverso l’analisi di opere di alcune importanti letterate e intellettuali americane della prima metà dell’Ottocento, quali Fanny Fern, Margaret Fuller, Frances E. W. Harper. Le tre scrittrici esaminate, presenti sulla scena culturale dell’epoca come giornaliste, conferenziere, direttrici di riviste, si impegnarono nell’ambito pubblico, sia ridisegnando i confini della sfera privata, sia fornendo un contributo fondamentale all’ampliamento del mercato editoriale. L’analisi è quindi contestualizzata tanto teoricamente, in riferimento ai principali filosofi della sfera pubblica e privata, quanto storicamente, in riferimento al dibattito letterario e intellettuale dell’epoca. Il panorama critico in cui essa si colloca è costituito sia dal campo degli studi sulla costruzione della sfera pubblica e sui diversi tipi di pubblico condotti da Jürgen Habermas e Michael Warner, sia dagli studi sulla filosofia morale del Settecento inglese e sulle modalità sentimentali praticate nella letteratura ottocentesca. Lo studio tiene inoltre conto dell’evoluzione del genere saggistico, soprattutto in relazione alla vita culturale, letteraria e civile degli Stati Uniti, e alla complessità del panorama editoriale del primo Ottocento americano. Esso si propone infine di esaminare la partecipazione femminile alla formazione di una sfera pubblica negli Stati Uniti dell’Ottocento. Concentrandosi in particolar modo sui saggi giornalistici, l’analisi non solo mette in luce la loro funzione di guida dei gusti narrativi del pubblico, ma sottolinea anche come proprio nella loro qualità di scritti dal carattere effimero, essi contengano un notevole livello di analisi e riflessione sulla propria contemporaneità, e siano in grado di costruire uno spazio di interazione critica con il pubblico dei lettori, utilizzando le modalità culturali e retoriche della sympathy e della sensibility di origini settecentesche. Attraverso la costruzione di una struttura sentimentale basata sull’intimità (in cui il privato e personale delle autrici si incontra pubblicamente con il privato e personale di lettori e lettrici), Fern, Fuller e Harper dimostrarono come i sentimenti socializzanti e fondati eticamente si potessero sovrapporre ad altri ordini sociali. In tal senso i loro scritti incoraggiavano un esercizio dell’emotività e della sympathy, e una circolazione sentimentale sociale che potesse essere preludio di una più acuta consapevolezza civile. Il concetto di intimità risulta particolarmente utile per descrivere il doppio aspetto di profondità interna e di apertura verso l’esterno che caratterizza la riflessione saggistica di Fern, Fuller e Harper. Attraverso un’attenta analisi dei loro testi, si osserva come le autrici siano state in grado di formulare e costruire uno spazio “intimo” condiviso con i propri lettori e lettrici, nel quale le cosiddette caratteristiche pubbliche (virtù morali, sentimenti nobili, interesse per il bene pubblico) non fossero in contrapposizione con le qualità private, ma anzi l’etica politica corrispondesse all’etica interpersonale e sentimentale. Il primo capitolo presenta una ricognizione storica e metodologica, tracciando le origini di una sfera pubblica civile e letteraria negli Stati Uniti. Esso affronta e spiega i termini critici usati da Jürgen Habermas nel suo studio sulla formazione di una sfera pubblica borghese, illustrando la peculiare situazione degli Stati Uniti. Il capitolo analizza poi alcuni lavori che tematizzano lo spazio intermedio fra il familiare/privato e il distante e pubblico (The Coquette, Wieland, The Spy), dimostrando le varie modalità di sovrapposizione fra pubblico e privato sia in testi pubblicati, sia in testi che avevano una circolazione interpersonale. Il secondo capitolo propone un esame della scrittura saggistica, illustrandone i particolari sviluppi sul suolo americano, attraverso le figure di Benjamin Franklin e R.W. Emerson, fino ad analizzare la costruzione delle audiences da parte della scrittura saggistica giornalistica. Viene inoltre illustrata la formazione delle “sfere d’intimità letterarie”, dove si mettono in atto modalità sentimentali ereditate dal modello della sensibility settecentesca, e dove le pratiche della lettura e della scrittura permettono una circolazione di sentimenti e sympathy che avvicina lettori/lettrici e scrittori/scrittrici. Il terzo capitolo si concentra sulla figura di Fanny Fern, una delle scrittrici e giornaliste più prolifiche e di maggior successo del primo Ottocento americano. Attraverso la lettura dei suoi articoli e delle lettere che il pubblico le inviava, si esamina una costruzione autoriale e del mercato editoriale fondata sulla dialogicità e sulla formazione di uno spazio intermedio dove anche i lettori possono partecipare. Il capitolo su Margaret Fuller traccia l’evoluzione della carriera della scrittrice dalle “conversazioni” bostoniane fino alla sua partecipazione come corrispondente estera alle vicende del 1848-49 in Italia. Mantenendo un’attenzione sempre viva e partecipe agli eventi e alla sfera pubblica intorno a lei, Fuller riuscì a creare uno stile di scrittura saggistica che mantenendo un punto di vista personale, si rivolgeva con successo ad un pubblico internazionale e sovranazionale. L’ultimo capitolo affronta il discorso sulla sfera pubblica afro-americana attraverso la scrittura di Frances E. W. Harper. La scrittrice e conferenziera, ponendosi nella tradizione dei salons borghesi e del sistema di valori civili proposti dalla rivoluzione americana, presenta un modello di mediazione fra gli ambiti privati e pubblici, sottolineando nel suo costante impegno a favore degli schiavi o ex-schiavi il carattere problematico della rappresentatività militante.

Intimità in pubblico: discorso effimero e mercato editoriale negli Stati Uniti del primo Ottocento

DI LORETO, SONIA
2007-01-01

Abstract

Il volume Intimità in pubblico presenta una riflessione sul genere del saggio giornalistico, condotta attraverso l’analisi di opere di alcune importanti letterate e intellettuali americane della prima metà dell’Ottocento, quali Fanny Fern, Margaret Fuller, Frances E. W. Harper. Le tre scrittrici esaminate, presenti sulla scena culturale dell’epoca come giornaliste, conferenziere, direttrici di riviste, si impegnarono nell’ambito pubblico, sia ridisegnando i confini della sfera privata, sia fornendo un contributo fondamentale all’ampliamento del mercato editoriale. L’analisi è quindi contestualizzata tanto teoricamente, in riferimento ai principali filosofi della sfera pubblica e privata, quanto storicamente, in riferimento al dibattito letterario e intellettuale dell’epoca. Il panorama critico in cui essa si colloca è costituito sia dal campo degli studi sulla costruzione della sfera pubblica e sui diversi tipi di pubblico condotti da Jürgen Habermas e Michael Warner, sia dagli studi sulla filosofia morale del Settecento inglese e sulle modalità sentimentali praticate nella letteratura ottocentesca. Lo studio tiene inoltre conto dell’evoluzione del genere saggistico, soprattutto in relazione alla vita culturale, letteraria e civile degli Stati Uniti, e alla complessità del panorama editoriale del primo Ottocento americano. Esso si propone infine di esaminare la partecipazione femminile alla formazione di una sfera pubblica negli Stati Uniti dell’Ottocento. Concentrandosi in particolar modo sui saggi giornalistici, l’analisi non solo mette in luce la loro funzione di guida dei gusti narrativi del pubblico, ma sottolinea anche come proprio nella loro qualità di scritti dal carattere effimero, essi contengano un notevole livello di analisi e riflessione sulla propria contemporaneità, e siano in grado di costruire uno spazio di interazione critica con il pubblico dei lettori, utilizzando le modalità culturali e retoriche della sympathy e della sensibility di origini settecentesche. Attraverso la costruzione di una struttura sentimentale basata sull’intimità (in cui il privato e personale delle autrici si incontra pubblicamente con il privato e personale di lettori e lettrici), Fern, Fuller e Harper dimostrarono come i sentimenti socializzanti e fondati eticamente si potessero sovrapporre ad altri ordini sociali. In tal senso i loro scritti incoraggiavano un esercizio dell’emotività e della sympathy, e una circolazione sentimentale sociale che potesse essere preludio di una più acuta consapevolezza civile. Il concetto di intimità risulta particolarmente utile per descrivere il doppio aspetto di profondità interna e di apertura verso l’esterno che caratterizza la riflessione saggistica di Fern, Fuller e Harper. Attraverso un’attenta analisi dei loro testi, si osserva come le autrici siano state in grado di formulare e costruire uno spazio “intimo” condiviso con i propri lettori e lettrici, nel quale le cosiddette caratteristiche pubbliche (virtù morali, sentimenti nobili, interesse per il bene pubblico) non fossero in contrapposizione con le qualità private, ma anzi l’etica politica corrispondesse all’etica interpersonale e sentimentale. Il primo capitolo presenta una ricognizione storica e metodologica, tracciando le origini di una sfera pubblica civile e letteraria negli Stati Uniti. Esso affronta e spiega i termini critici usati da Jürgen Habermas nel suo studio sulla formazione di una sfera pubblica borghese, illustrando la peculiare situazione degli Stati Uniti. Il capitolo analizza poi alcuni lavori che tematizzano lo spazio intermedio fra il familiare/privato e il distante e pubblico (The Coquette, Wieland, The Spy), dimostrando le varie modalità di sovrapposizione fra pubblico e privato sia in testi pubblicati, sia in testi che avevano una circolazione interpersonale. Il secondo capitolo propone un esame della scrittura saggistica, illustrandone i particolari sviluppi sul suolo americano, attraverso le figure di Benjamin Franklin e R.W. Emerson, fino ad analizzare la costruzione delle audiences da parte della scrittura saggistica giornalistica. Viene inoltre illustrata la formazione delle “sfere d’intimità letterarie”, dove si mettono in atto modalità sentimentali ereditate dal modello della sensibility settecentesca, e dove le pratiche della lettura e della scrittura permettono una circolazione di sentimenti e sympathy che avvicina lettori/lettrici e scrittori/scrittrici. Il terzo capitolo si concentra sulla figura di Fanny Fern, una delle scrittrici e giornaliste più prolifiche e di maggior successo del primo Ottocento americano. Attraverso la lettura dei suoi articoli e delle lettere che il pubblico le inviava, si esamina una costruzione autoriale e del mercato editoriale fondata sulla dialogicità e sulla formazione di uno spazio intermedio dove anche i lettori possono partecipare. Il capitolo su Margaret Fuller traccia l’evoluzione della carriera della scrittrice dalle “conversazioni” bostoniane fino alla sua partecipazione come corrispondente estera alle vicende del 1848-49 in Italia. Mantenendo un’attenzione sempre viva e partecipe agli eventi e alla sfera pubblica intorno a lei, Fuller riuscì a creare uno stile di scrittura saggistica che mantenendo un punto di vista personale, si rivolgeva con successo ad un pubblico internazionale e sovranazionale. L’ultimo capitolo affronta il discorso sulla sfera pubblica afro-americana attraverso la scrittura di Frances E. W. Harper. La scrittrice e conferenziera, ponendosi nella tradizione dei salons borghesi e del sistema di valori civili proposti dalla rivoluzione americana, presenta un modello di mediazione fra gli ambiti privati e pubblici, sottolineando nel suo costante impegno a favore degli schiavi o ex-schiavi il carattere problematico della rappresentatività militante.
2007
Il Torcoliere – Università degli studi di Napoli “L’Orientale”
1
1
237
9788895044163
Di Loreto S.
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