Il termine “ piccoli frutti” designa, a livello commerciale, l’insieme di specie appartenenti ai generi Rubus, Ribes e Vaccinium. La raccolta da piante spontanee, di antica tradizione, ha perso di significato e, in tempi recenti, si è affermata la coltura dei piccoli frutti in impianti specializzati che in Italia ricoprono una superficie di circa 1000 ha (anno 2003). Il peso economico della coltura è poco rilevante rispetto ai fruttiferi maggiori, ma non trascurabile per molti areali montani e collinari poiché si colloca tra le attività integrative che possono affiancare l’agriturismo: i frutti possono essere inseriti con successo nei circuiti di vendita in azienda e nelle fattorie didattiche, freschi o trasformati in gelatine, confetture, sciroppi. La coltura, a basso impatto ambientale, ben soddisfa i principi dell’agricoltura sostenibile e costituisce per le aree marginali e svantaggiate una risorsa multifunzionale con prospettive innovative, di valorizzazione delle aree interne oltre che di diversificazione colturale. Interessanti sono le possibilità di espansione della coltura legate alla presenza di principi nutrizionali e farmacologicamente attivi (vitamine, polifenoli ed altre sostanze antiossidanti). I recenti progressi delle tecniche colturali hanno inoltre consentito di anticipare o protrarre l’epoca di maturazione dei frutti ricorrendo all’ampio panorama cultivarietale disponibile, impiantando a diverse quote altimetriche o modificando il ciclo produttivo per produrre primizie e tardizie molto remunerative.
PICCOLI FRUTTI. Lamponi - Rovi - Ribes e Uva spina - Mirtilli
BOUNOUS, Giancarlo
1996-01-01
Abstract
Il termine “ piccoli frutti” designa, a livello commerciale, l’insieme di specie appartenenti ai generi Rubus, Ribes e Vaccinium. La raccolta da piante spontanee, di antica tradizione, ha perso di significato e, in tempi recenti, si è affermata la coltura dei piccoli frutti in impianti specializzati che in Italia ricoprono una superficie di circa 1000 ha (anno 2003). Il peso economico della coltura è poco rilevante rispetto ai fruttiferi maggiori, ma non trascurabile per molti areali montani e collinari poiché si colloca tra le attività integrative che possono affiancare l’agriturismo: i frutti possono essere inseriti con successo nei circuiti di vendita in azienda e nelle fattorie didattiche, freschi o trasformati in gelatine, confetture, sciroppi. La coltura, a basso impatto ambientale, ben soddisfa i principi dell’agricoltura sostenibile e costituisce per le aree marginali e svantaggiate una risorsa multifunzionale con prospettive innovative, di valorizzazione delle aree interne oltre che di diversificazione colturale. Interessanti sono le possibilità di espansione della coltura legate alla presenza di principi nutrizionali e farmacologicamente attivi (vitamine, polifenoli ed altre sostanze antiossidanti). I recenti progressi delle tecniche colturali hanno inoltre consentito di anticipare o protrarre l’epoca di maturazione dei frutti ricorrendo all’ampio panorama cultivarietale disponibile, impiantando a diverse quote altimetriche o modificando il ciclo produttivo per produrre primizie e tardizie molto remunerative.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.