Introduzione La storia è un incessante dibattito: le interpretazioni storiche, infatti, cambiano quando ci si pongono interrogativi nuovi. L’indagine storica richiede la considerazione di più teorie, da valutare in base a una precisa metodologia, fondata sull’ampiezza e sulla validità della documentazione e sulla logica dell’argomentazione proposta. Il concetto di “documento”, portatore di un significato fisso, ha ormai lasciato il posto a quello di “traccia”, aperta a più interpretazioni; la decisione sulla sua autenticità resta affidata al metodo critico, mentre lo studio della trasmissione delle tracce nel tempo si avvale del metodo filologico e comprende anche la trasmissione delle esperienze storiografiche, o tradizione storica. Ciò comporta l’accettazione della nozione che non esistono fatti storici, ma solo fenomeni storici, i quali sono l’oggetto dell’esperienza storiografica, che prevede un interprete e un’opera da interpretare. L’“opera” di cui si occuperà il presente articolo è la storia dell’Asia meridionale: si cercherà di tracciare un quadro delle diverse interpretazioni che nel tempo sono state proposte, concentrandosi prevalentemente sul dibattito sviluppatosi in India e Pakistan, poiché chi scrive ha più familiarità con la storiografia di questi paesi che con quella di altri della regione. È pur vero che in epoca postmoderna questo approccio “etnico” può sembrare – e certamente in parte è – riduttivo, ma se pensiamo all’eurocentrismo degli studi storici in generale, per cui tutte le storie “altre” non sono altro che varianti della narrazione principale intitolata “Storia d’Europa”, può non essere del tutto privo di senso sottolineare la capacità degli indiani (qui in senso non nazionale, ma come abitanti del subcontinente indiano) di parlare del proprio passato. Dato che nel mondo accademico fino a non molto tempo fa lo studio della storia detta per l’appunto “extra–europea” era considera-to “extra–vagante”, un esercizio di ripasso di come le principali problematiche storiografiche abbiano avuto una propria trattazione da parte di studiosi indigeni può non essere inutile: del resto, mentre spesso gli storici del “terzo mondo” si sentono in dovere di citare studi di storia europea, gli storici dell’Europa sembrano non avvertire alcuna necessità di fare altrettanto nei confronti dei colleghi “extra”. Mentre uno storico europeo può essere relativamente ignorante delle storie non occidentali (per esempio conoscere solo materiale obsoleto – e la sperequazione di ignoranza non riguarda solo il campo storico) e ciò non si riflette sulla qualità del suo lavoro, uno storico “extra–europeo”, tanto più se è tale anche per nascita, non può permettersi un’ignoranza uguale e simmetrica. La storia dell’Europa è stata a lungo – per molti ancora rimane – un’entelechia della ragione universale: si riteneva che solo l’Europa possedesse le categorie fondamentali che forgiano il pensiero storico, tutte le altre storie erano solo oggetto di ricerca empirica e si reggevano su una struttura teorica che è “Europa”. Nella consapevolezza dell’impossibilità di presentare una rassegna esauriente di tutti gli studi di storiografia indiana, si è dunque deciso di tracciare una panoramica incentrata su pubblicazioni “indiane”. Nella presente trattazione si menzioneranno esclusivamente testi pubblicati in inglese, ma va sottolineato che il dibattito in una realtà poliglotta come l’Asia meridionale si articola in modo tale che queste pubblicazioni rappresentano solo una parte infinitesimale di ciò che si dovrebbe tenere in considerazione. Inoltre, specialmente nel mondo attuale, nel quale le distinzioni di etnicità sono confuse dalla mescolanza di passaporti e di affiliazioni ideali, è piuttosto difficile definire che cosa sia “indiano”: non solo ciò che è pubblicato in India, ma anche molti studi prodotti in Occidente da accademici ivi stabilitisi – e con “Occidente”, si noti, si intende spesso non solo Stati Uniti o Europa, ma anche l’Australia! – sono “indiani”. Infine, per ciò che concerne il panorama dell’Asia meridionale, è fondamentale tenere presente che molto spesso anche pubblicazioni “non accademiche” sono importanti per l’elaborazione di nuove concettualizzazioni. Il ruolo dell’intellettuale in India è molto meno legato alle istituzioni di quanto avvenga in Occidente e dibattiti e controversie accademiche si esprimono su piattaforme anche molto diverse rispetto a quelle cui si è abituati nel contesto occidentale. Come ultima avvertenza a lettori e lettrici è necessario aggiungere che non è stato possibile, dati i limiti spazio–temporali, trattare in maniera esauriente temi e problemi di tutte le epoche storiche, né fornire una bibliografia completa. Del resto, non era questo l’obiettivo di chi scrive. L’auspicio è che questa veloce panoramica possa essere utile soprattutto ai giovani studiosi che si stanno avviando sull’accidentato cammino della ricerca, perché diventino intellettuali capaci di porre domande anche scomode, perfino spiacevoli e imbarazzanti, ma capaci di portare contributi nuovi alla nostra conoscenza.

Ri-orientarsi nella storiografia dell’Asia meridionale. Rappresentazioni e intersezioni

CONSOLARO, ALESSANDRA
2008-01-01

Abstract

Introduzione La storia è un incessante dibattito: le interpretazioni storiche, infatti, cambiano quando ci si pongono interrogativi nuovi. L’indagine storica richiede la considerazione di più teorie, da valutare in base a una precisa metodologia, fondata sull’ampiezza e sulla validità della documentazione e sulla logica dell’argomentazione proposta. Il concetto di “documento”, portatore di un significato fisso, ha ormai lasciato il posto a quello di “traccia”, aperta a più interpretazioni; la decisione sulla sua autenticità resta affidata al metodo critico, mentre lo studio della trasmissione delle tracce nel tempo si avvale del metodo filologico e comprende anche la trasmissione delle esperienze storiografiche, o tradizione storica. Ciò comporta l’accettazione della nozione che non esistono fatti storici, ma solo fenomeni storici, i quali sono l’oggetto dell’esperienza storiografica, che prevede un interprete e un’opera da interpretare. L’“opera” di cui si occuperà il presente articolo è la storia dell’Asia meridionale: si cercherà di tracciare un quadro delle diverse interpretazioni che nel tempo sono state proposte, concentrandosi prevalentemente sul dibattito sviluppatosi in India e Pakistan, poiché chi scrive ha più familiarità con la storiografia di questi paesi che con quella di altri della regione. È pur vero che in epoca postmoderna questo approccio “etnico” può sembrare – e certamente in parte è – riduttivo, ma se pensiamo all’eurocentrismo degli studi storici in generale, per cui tutte le storie “altre” non sono altro che varianti della narrazione principale intitolata “Storia d’Europa”, può non essere del tutto privo di senso sottolineare la capacità degli indiani (qui in senso non nazionale, ma come abitanti del subcontinente indiano) di parlare del proprio passato. Dato che nel mondo accademico fino a non molto tempo fa lo studio della storia detta per l’appunto “extra–europea” era considera-to “extra–vagante”, un esercizio di ripasso di come le principali problematiche storiografiche abbiano avuto una propria trattazione da parte di studiosi indigeni può non essere inutile: del resto, mentre spesso gli storici del “terzo mondo” si sentono in dovere di citare studi di storia europea, gli storici dell’Europa sembrano non avvertire alcuna necessità di fare altrettanto nei confronti dei colleghi “extra”. Mentre uno storico europeo può essere relativamente ignorante delle storie non occidentali (per esempio conoscere solo materiale obsoleto – e la sperequazione di ignoranza non riguarda solo il campo storico) e ciò non si riflette sulla qualità del suo lavoro, uno storico “extra–europeo”, tanto più se è tale anche per nascita, non può permettersi un’ignoranza uguale e simmetrica. La storia dell’Europa è stata a lungo – per molti ancora rimane – un’entelechia della ragione universale: si riteneva che solo l’Europa possedesse le categorie fondamentali che forgiano il pensiero storico, tutte le altre storie erano solo oggetto di ricerca empirica e si reggevano su una struttura teorica che è “Europa”. Nella consapevolezza dell’impossibilità di presentare una rassegna esauriente di tutti gli studi di storiografia indiana, si è dunque deciso di tracciare una panoramica incentrata su pubblicazioni “indiane”. Nella presente trattazione si menzioneranno esclusivamente testi pubblicati in inglese, ma va sottolineato che il dibattito in una realtà poliglotta come l’Asia meridionale si articola in modo tale che queste pubblicazioni rappresentano solo una parte infinitesimale di ciò che si dovrebbe tenere in considerazione. Inoltre, specialmente nel mondo attuale, nel quale le distinzioni di etnicità sono confuse dalla mescolanza di passaporti e di affiliazioni ideali, è piuttosto difficile definire che cosa sia “indiano”: non solo ciò che è pubblicato in India, ma anche molti studi prodotti in Occidente da accademici ivi stabilitisi – e con “Occidente”, si noti, si intende spesso non solo Stati Uniti o Europa, ma anche l’Australia! – sono “indiani”. Infine, per ciò che concerne il panorama dell’Asia meridionale, è fondamentale tenere presente che molto spesso anche pubblicazioni “non accademiche” sono importanti per l’elaborazione di nuove concettualizzazioni. Il ruolo dell’intellettuale in India è molto meno legato alle istituzioni di quanto avvenga in Occidente e dibattiti e controversie accademiche si esprimono su piattaforme anche molto diverse rispetto a quelle cui si è abituati nel contesto occidentale. Come ultima avvertenza a lettori e lettrici è necessario aggiungere che non è stato possibile, dati i limiti spazio–temporali, trattare in maniera esauriente temi e problemi di tutte le epoche storiche, né fornire una bibliografia completa. Del resto, non era questo l’obiettivo di chi scrive. L’auspicio è che questa veloce panoramica possa essere utile soprattutto ai giovani studiosi che si stanno avviando sull’accidentato cammino della ricerca, perché diventino intellettuali capaci di porre domande anche scomode, perfino spiacevoli e imbarazzanti, ma capaci di portare contributi nuovi alla nostra conoscenza.
2008
Trauben
1
106
9788889909409
storia dell'India; gender studies; dalit; storiografia
A. CONSOLARO
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