Nelle società contemporanee, si è acquisita sempre più la consapevolezza che la disabilità rappresenta una condizione universale, e pertanto si deve comprendere che a certe condizioni tutti possono sperimentare delle difficoltà. Le strutture scolastiche devono quindi porsi in un'ottica integrata e non frammentata, olitisca e non atomistica, enfatizzando la salute e non le patologie, abilitando e non disabilitando. In secondo luogo si evince che l'integrazione effettiva è realizzabile solo se va di pari passo con un miglioramento sostanziale della qualità dei processi educativi. Al fine di superare "la ricerca della patologia" nell'individuo stesso, occorre che gli insegnanti acquisiscano un’ottica "interventista" (i problemi nascono dall'interazione tra studente e ambiente educativo). Si deve creare una cultura dell'individualizzazione nella progettazione didattica, condotta con un utilizzo appropriato dei vari metodi. Ma la varietà dei modelli di individualizzazione dei processi educativi dipende anche dal modo in cui le scuole organizzano le loro risorse e dal modo in cui sostengono gli insegnanti con servizi di supporto, come i centri di consulenza o gli specialisti itineranti. Un’ulteriore considerazione va fatta in tema di valutazione degli alunni disabili, che dovrebbe tener conto di una prospettiva detta "ecologica", e cioè basata sul curricolo realmente insegnato in classe. L’integrazione scolastica nei paesi postsocialisti rappresenta una realtà ancora tutta da costruire, nonostante in alcuni paesi si siano registrati alcuni progressi significativi per superare la tradizionale impostazione del sistema “separato”.

L’integrazione scolastica degli alunni disabili: lo stato dell’arte nei paesi postsocialisti in relazione agli sviluppi internazionali.

MINCU, Monica Elena
2005-01-01

Abstract

Nelle società contemporanee, si è acquisita sempre più la consapevolezza che la disabilità rappresenta una condizione universale, e pertanto si deve comprendere che a certe condizioni tutti possono sperimentare delle difficoltà. Le strutture scolastiche devono quindi porsi in un'ottica integrata e non frammentata, olitisca e non atomistica, enfatizzando la salute e non le patologie, abilitando e non disabilitando. In secondo luogo si evince che l'integrazione effettiva è realizzabile solo se va di pari passo con un miglioramento sostanziale della qualità dei processi educativi. Al fine di superare "la ricerca della patologia" nell'individuo stesso, occorre che gli insegnanti acquisiscano un’ottica "interventista" (i problemi nascono dall'interazione tra studente e ambiente educativo). Si deve creare una cultura dell'individualizzazione nella progettazione didattica, condotta con un utilizzo appropriato dei vari metodi. Ma la varietà dei modelli di individualizzazione dei processi educativi dipende anche dal modo in cui le scuole organizzano le loro risorse e dal modo in cui sostengono gli insegnanti con servizi di supporto, come i centri di consulenza o gli specialisti itineranti. Un’ulteriore considerazione va fatta in tema di valutazione degli alunni disabili, che dovrebbe tener conto di una prospettiva detta "ecologica", e cioè basata sul curricolo realmente insegnato in classe. L’integrazione scolastica nei paesi postsocialisti rappresenta una realtà ancora tutta da costruire, nonostante in alcuni paesi si siano registrati alcuni progressi significativi per superare la tradizionale impostazione del sistema “separato”.
2005
Italiano
4
214
232
Disabilità; Approccio comparato; Educazione postcomunista
262
1
Monica Elena Mincu
info:eu-repo/semantics/article
none
03-CONTRIBUTO IN RIVISTA::03A-Articolo su Rivista
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/2318/57090
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