L’articolo analizza il concetto di felicità in Nietzsche. L’obiettivo è mostrare come Nietzsche, pur ricuperando nel secondo periodo del suo pensiero i valori dell’illuminismo, rimanga lontano dalla cultura eudemonistica ed edonistica che caratterizza il settecento francese e britannico. Al contrario egli è legato ad entrambe le tradizioni dell’antieudemonismo precedente: la svalutazione morale ed etica della felicità tipica della cultura tedesca postkantiana e la dichiarazione dell’impossibilità della felicità propria del pessimismo di Schopenhauer, Wagner e von Hartmann. Malgrado la “svolta” illuministica, si rileva quindi una sostanziale continuità tra l’antieudemonismo tragico di "La nascita dlla tragedia" e la concezione dionisiaca ed eroica del periodo che inizia con "Così parlòZarathustra". In entrambi i casi non c’è spazio per una concezione sensibile della felicità (Glück), la quale può essere intesa soltanto come beatitudine interiore (Seligkeit) di fronte alla contemplazione dell’elemento dionisiaco della vita, che nel periodo della maturità si determina concettualmente attraverso le dottrine della volontà di potenza e dell’eterno ritorno.
Nietzsche, l'illuminismo e la felicità
MORI, Massimo
2009-01-01
Abstract
L’articolo analizza il concetto di felicità in Nietzsche. L’obiettivo è mostrare come Nietzsche, pur ricuperando nel secondo periodo del suo pensiero i valori dell’illuminismo, rimanga lontano dalla cultura eudemonistica ed edonistica che caratterizza il settecento francese e britannico. Al contrario egli è legato ad entrambe le tradizioni dell’antieudemonismo precedente: la svalutazione morale ed etica della felicità tipica della cultura tedesca postkantiana e la dichiarazione dell’impossibilità della felicità propria del pessimismo di Schopenhauer, Wagner e von Hartmann. Malgrado la “svolta” illuministica, si rileva quindi una sostanziale continuità tra l’antieudemonismo tragico di "La nascita dlla tragedia" e la concezione dionisiaca ed eroica del periodo che inizia con "Così parlòZarathustra". In entrambi i casi non c’è spazio per una concezione sensibile della felicità (Glück), la quale può essere intesa soltanto come beatitudine interiore (Seligkeit) di fronte alla contemplazione dell’elemento dionisiaco della vita, che nel periodo della maturità si determina concettualmente attraverso le dottrine della volontà di potenza e dell’eterno ritorno.File | Dimensione | Formato | |
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