A partire dalla crisi che ha coinvolto il campo dei Development Studies e il dibattito post-impasse che ha animato i decenni successivi, lo sviluppo locale ha assunto progressivamente una dimensione centrale nelle politiche di sviluppo. Se nel corso degli anni Ottanta ha assunto via via un’importanza crescente nei paesi industrializzati, sia pure con forme e modalità differenti (Dansero, Giaccaria, Governa, 2008), più recentemente, nella seconda metà degli anni Novanta, un crescente interesse per lo sviluppo locale si registra in diversi paesi cosiddetti “in transizione” e in via di sviluppo (Pvs) (Pecqueur, 2005; Dubresson, Fauré, 2002). Tanto nei primi – in particolare quelli interessati dai processi di ampliamento della Ue (Sykora, 1999) – quanto in molti Pvs in Africa, in America Latina e in Asia, il dibattito su teorie e prassi di sviluppo locale appare strettamente legato al mutamento di strategie della cooperazione internazionale nelle sue diverse forme (multi, bilaterale, decentrata, non governativa). Basta scorrere l’elenco di programmi e progetti portati avanti dai grandi organismi della cooperazione internazionale (Banca Mondiale, le diverse agenzie delle Nazioni Unite quali Unido, Oil, Fenu e la stessa Ue) (Helling, Serrano, Warren, 2005; Dansero, De Marchi, 2005; Scarpocchi, 2008) per notare come lo sviluppo locale, spesso accompagnato da riforme di natura politico-amministrativa, sia progressivamente diventato una delle parole chiave dell’ultimo decennio della cooperazione internazionale. In questa sede intendiamo analizzare le modalità con cui lo sviluppo locale si sta affermando nei Paesi in via di sviluppo (Pvs), prendendo in considerazione due casi studio in qualche modo emblematici: Egitto e Senegal
Politiche e prassi di sviluppo locale: Egitto e Senegal a confronto
BIGNANTE, Elisa;DANSERO, Egidio;Scarpocchi C.
2009-01-01
Abstract
A partire dalla crisi che ha coinvolto il campo dei Development Studies e il dibattito post-impasse che ha animato i decenni successivi, lo sviluppo locale ha assunto progressivamente una dimensione centrale nelle politiche di sviluppo. Se nel corso degli anni Ottanta ha assunto via via un’importanza crescente nei paesi industrializzati, sia pure con forme e modalità differenti (Dansero, Giaccaria, Governa, 2008), più recentemente, nella seconda metà degli anni Novanta, un crescente interesse per lo sviluppo locale si registra in diversi paesi cosiddetti “in transizione” e in via di sviluppo (Pvs) (Pecqueur, 2005; Dubresson, Fauré, 2002). Tanto nei primi – in particolare quelli interessati dai processi di ampliamento della Ue (Sykora, 1999) – quanto in molti Pvs in Africa, in America Latina e in Asia, il dibattito su teorie e prassi di sviluppo locale appare strettamente legato al mutamento di strategie della cooperazione internazionale nelle sue diverse forme (multi, bilaterale, decentrata, non governativa). Basta scorrere l’elenco di programmi e progetti portati avanti dai grandi organismi della cooperazione internazionale (Banca Mondiale, le diverse agenzie delle Nazioni Unite quali Unido, Oil, Fenu e la stessa Ue) (Helling, Serrano, Warren, 2005; Dansero, De Marchi, 2005; Scarpocchi, 2008) per notare come lo sviluppo locale, spesso accompagnato da riforme di natura politico-amministrativa, sia progressivamente diventato una delle parole chiave dell’ultimo decennio della cooperazione internazionale. In questa sede intendiamo analizzare le modalità con cui lo sviluppo locale si sta affermando nei Paesi in via di sviluppo (Pvs), prendendo in considerazione due casi studio in qualche modo emblematici: Egitto e SenegalFile | Dimensione | Formato | |
---|---|---|---|
Bignante-Dansero-Scarpocchi x Terdaf.pdf
Accesso aperto
Descrizione: Paper x editore
Tipo di file:
POSTPRINT (VERSIONE FINALE DELL’AUTORE)
Dimensione
467.37 kB
Formato
Adobe PDF
|
467.37 kB | Adobe PDF | Visualizza/Apri |
I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.