Lo studio monografico trae spunto dal significativo ampliamento delle competenze delegabili portato dalla riforma del diritto societario (d.lgs. 17 gennaio 2033, n. 6). L’autore muove da una preliminare ricerca storica che delinea come il processo di evoluzione dell’istituto delle deleghe, nato dalla prassi delle anonime di fine Ottocento, sia stato soffocato dall’intervento della codificazione del 1942, che ridusse ad una soltanto le ipotesi di competenze delegabili (aumento di capitale), per poi riacquisire linfa con il recepimento delle direttive comunitarie (in particolare la II Direttiva CEE) ed accreditarsi come istituto di portata generale con la riforma del 2003. L’indagine si sposta quindi sul terreno della disciplina positiva, allo scopo di delineare, innanzitutto, una definizione del concetto di «delega», termine anfibologico che si declina nei diversi rami del diritto predicato a figure anche molto diverse, seppur accomunate da un minimo comune denominatore del realizzare un «trasferimento» di facoltà o poteri dal titolare ad un terzo, e di segnare i confini fra le ipotesi di delega e le ipotesi di più generica «traslazione» di competenze previste dalla disciplina delle società per azioni. Individuati i tratti somatici della fattispecie, lo studio si sposta sul terreno della ricostruzione degli elementi costitutivi della «delega tipica», al fine di verificare se sia consentito delineare uno o più elementi costitutivi necessari della fattispecie. A tal fine, sono oggetto di esame i requisiti di forma (dalle deleghe soltanto «statutarie» alle deleghe anche «assembleari»), i profili contenutistici (il rafforzamento della delega come strumento di semplificazione ed efficienza della governance tra competenze «ibride» e modifiche formali dello statuto) e l’individuazione dell’organo destinatario (non solo più l’organo amministrativo ma anche il consiglio di sorveglianza). La ricerca fin qui condotta permette all’autore di muovere un passo oltre rispetto agli arresti della dottrina e della giurisprudenza, domandandosi se – una volta qualificata la delega come sintesi ottimale delle istanze di proprietà e controllo nel modello a proprietà concentrata – la riforma del 2003 legittimi il superamento del tradizionale limite della tipicità delle ipotesi di delega, tanto sul versante della forma, quanto su quello dell’organo destinatario, fino a spingersi all’estremo di ammettere deleghe dal contenuto non tipizzato (deleghe c.d. «frazionate»; deleghe «atipiche»), sia pure individuando una matrice di criteri di selezione delle competenze delegabili. L’ultimo capitolo è dedicato ad un’analisi delle singole competenze delegabili, organizzate in ragione della tipologia (deleghe in materia di struttura finanziaria dell’impresa sociale; deleghe in materia di fusione e scissione; deleghe in materia di amministrazione della società; deleghe in materia di quotazione e delisting; deleghe in materia di scioglimento e liquidazione della società; deleghe in materia di procedure concorsuali; deleghe in materia di modifiche formali dello statuto) e con specifica attenzione agli spazi di atipicità della delega che si possano di volta in volta individuare. L’ultima sezione è dedicata, in conclusione, all’esame dei profili comuni di disciplina delle deleghe (presupposti, procedura, patologia).
Le deleghe di competenze assembleari nelle società per azioni
Stefano A. Cerrato
2009-01-01
Abstract
Lo studio monografico trae spunto dal significativo ampliamento delle competenze delegabili portato dalla riforma del diritto societario (d.lgs. 17 gennaio 2033, n. 6). L’autore muove da una preliminare ricerca storica che delinea come il processo di evoluzione dell’istituto delle deleghe, nato dalla prassi delle anonime di fine Ottocento, sia stato soffocato dall’intervento della codificazione del 1942, che ridusse ad una soltanto le ipotesi di competenze delegabili (aumento di capitale), per poi riacquisire linfa con il recepimento delle direttive comunitarie (in particolare la II Direttiva CEE) ed accreditarsi come istituto di portata generale con la riforma del 2003. L’indagine si sposta quindi sul terreno della disciplina positiva, allo scopo di delineare, innanzitutto, una definizione del concetto di «delega», termine anfibologico che si declina nei diversi rami del diritto predicato a figure anche molto diverse, seppur accomunate da un minimo comune denominatore del realizzare un «trasferimento» di facoltà o poteri dal titolare ad un terzo, e di segnare i confini fra le ipotesi di delega e le ipotesi di più generica «traslazione» di competenze previste dalla disciplina delle società per azioni. Individuati i tratti somatici della fattispecie, lo studio si sposta sul terreno della ricostruzione degli elementi costitutivi della «delega tipica», al fine di verificare se sia consentito delineare uno o più elementi costitutivi necessari della fattispecie. A tal fine, sono oggetto di esame i requisiti di forma (dalle deleghe soltanto «statutarie» alle deleghe anche «assembleari»), i profili contenutistici (il rafforzamento della delega come strumento di semplificazione ed efficienza della governance tra competenze «ibride» e modifiche formali dello statuto) e l’individuazione dell’organo destinatario (non solo più l’organo amministrativo ma anche il consiglio di sorveglianza). La ricerca fin qui condotta permette all’autore di muovere un passo oltre rispetto agli arresti della dottrina e della giurisprudenza, domandandosi se – una volta qualificata la delega come sintesi ottimale delle istanze di proprietà e controllo nel modello a proprietà concentrata – la riforma del 2003 legittimi il superamento del tradizionale limite della tipicità delle ipotesi di delega, tanto sul versante della forma, quanto su quello dell’organo destinatario, fino a spingersi all’estremo di ammettere deleghe dal contenuto non tipizzato (deleghe c.d. «frazionate»; deleghe «atipiche»), sia pure individuando una matrice di criteri di selezione delle competenze delegabili. L’ultimo capitolo è dedicato ad un’analisi delle singole competenze delegabili, organizzate in ragione della tipologia (deleghe in materia di struttura finanziaria dell’impresa sociale; deleghe in materia di fusione e scissione; deleghe in materia di amministrazione della società; deleghe in materia di quotazione e delisting; deleghe in materia di scioglimento e liquidazione della società; deleghe in materia di procedure concorsuali; deleghe in materia di modifiche formali dello statuto) e con specifica attenzione agli spazi di atipicità della delega che si possano di volta in volta individuare. L’ultima sezione è dedicata, in conclusione, all’esame dei profili comuni di disciplina delle deleghe (presupposti, procedura, patologia).File | Dimensione | Formato | |
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