Le riflessioni contenute in questo volume nascono da un diffuso senso di disagio, quando non da un autentico malessere estetico ed etico, per le modalità con cui negli ultimi anni si è gestito e depauperato, non solo a livello locale, il paesaggio. In quest’ultimo – direbbe l’architetto norvegese Christian Norberg-Schulz – “si è introdotto un modo di costruire che, essendo estraneo al luogo, priva gli abitanti di una delle fondamentali soddisfazioni umane: abitare in un ambiente significativo”. Persino territori che non si caratterizzano per la presenza di estese aree metropolitane o urbane, quale è appunto il caso della provincia di Cuneo, hanno subìto un sostanziale depauperamento del senso complessivo del proprio paesaggio. Questo anche a causa del fatto che proprio a livello locale si sono scaricati molti effetti collaterali del recente e disordinato sviluppo economico globale. Le parole di Norberg-Schulz risuonano dunque tristemente familiari, evocando immediatamente immagini di paesaggi devastati dalla presenza ingombrante, scriteriata ed immotivata di prodotti della società dei consumi (cartelloni pubblicitari, striscioni, scritte e insegne di ogni tipo, presunte installazioni artistiche, villette d’ogni forma e foggia, ecc.), oppure dal proliferare altrettanto inspiegabile e sovradimensionato di edifici (per lo più adibiti ad attività produttive e artigianali) che non solo non si armonizzano con le peculiarità e l’identità dei luoghi, ma sembrano sfidare la natura con una hybris senza precedenti. La denuncia, pur doverosa, di questo stato di fatto non deve però assumere toni di condanna del progresso, di rimpianto per un passato puro e incontaminato o di avvilimento per l’ineluttabilità del disastro futuro. Piuttosto, si ritiene che la denuncia più efficace sia quella che fa appello alla responsabilità individuale, sociale e politica, che propone strategie e metodi gestionali alternativi, che fa del paesaggio un oggetto di rigorosi studi scientifici interdisciplinari, che eleva, dunque, il paesaggio ad occasione di riflessione culturale, etica, estetica ed ecologica intorno alla qualità – anche in relazione al futuro – dell’abitare umano del mondo e del benessere delle comunità locali.

Prospettive integrate. Il paesaggio tra etica, estetica ed ecologia

FRANZINI TIBALDEO, ROBERTO
2006-01-01

Abstract

Le riflessioni contenute in questo volume nascono da un diffuso senso di disagio, quando non da un autentico malessere estetico ed etico, per le modalità con cui negli ultimi anni si è gestito e depauperato, non solo a livello locale, il paesaggio. In quest’ultimo – direbbe l’architetto norvegese Christian Norberg-Schulz – “si è introdotto un modo di costruire che, essendo estraneo al luogo, priva gli abitanti di una delle fondamentali soddisfazioni umane: abitare in un ambiente significativo”. Persino territori che non si caratterizzano per la presenza di estese aree metropolitane o urbane, quale è appunto il caso della provincia di Cuneo, hanno subìto un sostanziale depauperamento del senso complessivo del proprio paesaggio. Questo anche a causa del fatto che proprio a livello locale si sono scaricati molti effetti collaterali del recente e disordinato sviluppo economico globale. Le parole di Norberg-Schulz risuonano dunque tristemente familiari, evocando immediatamente immagini di paesaggi devastati dalla presenza ingombrante, scriteriata ed immotivata di prodotti della società dei consumi (cartelloni pubblicitari, striscioni, scritte e insegne di ogni tipo, presunte installazioni artistiche, villette d’ogni forma e foggia, ecc.), oppure dal proliferare altrettanto inspiegabile e sovradimensionato di edifici (per lo più adibiti ad attività produttive e artigianali) che non solo non si armonizzano con le peculiarità e l’identità dei luoghi, ma sembrano sfidare la natura con una hybris senza precedenti. La denuncia, pur doverosa, di questo stato di fatto non deve però assumere toni di condanna del progresso, di rimpianto per un passato puro e incontaminato o di avvilimento per l’ineluttabilità del disastro futuro. Piuttosto, si ritiene che la denuncia più efficace sia quella che fa appello alla responsabilità individuale, sociale e politica, che propone strategie e metodi gestionali alternativi, che fa del paesaggio un oggetto di rigorosi studi scientifici interdisciplinari, che eleva, dunque, il paesaggio ad occasione di riflessione culturale, etica, estetica ed ecologica intorno alla qualità – anche in relazione al futuro – dell’abitare umano del mondo e del benessere delle comunità locali.
2006
edizioni marcovaldo
1
190
etica; ambiente; paesaggio; consiglio d'europa; convenzione europea del paesaggio; gestione del territorio
roberto franzini tibaldeo
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