L’interesse oggi dedicato ai doveri costituzionali degli stranieri non è neppure lontanamente paragonabile a quello dedicato al tema dei diritti loro riconosciuti. La crescente attenzione rivolta al c.d. “diritto degli stranieri” sembra scarsamente orientata alla tematica dei doveri e alle possibili implicazioni giuridiche della loro affermazione oltre i confini della cittadinanza in senso giuridico. Il risultato è che del ruolo e del significato dei doveri costituzionali si tende a riflettere poco, e delle condizioni alle quali al loro adempimento possano essere chiamati anche coloro che non sono titolari della cittadinanza italiana non si riflette quasi per nulla. la mancata riflessione sulla natura dei doveri costituzionali come essenziale strumento per l’affermazione e l’attuazione del principio solidaristico, e dunque come indispensabili fattori di integrazione sociale, ha avuto conseguenze anche rispetto all’inquadramento costituzionale complessivo della «condizione giuridica dello straniero». La crescente attenzione nei confronti dei problemi giuridici dell’immigrazione si è infatti concentrata, da un lato, sulla disciplina legislativa delle condizioni di ingresso e soggiorno dello straniero e sulle forme e i limiti del suo eventuale allontanamento; e, dall’altro lato, sui diritti a lui riconosciuti e sull’eventuale garanzia costituzionale degli stessi. In questo quadro, i doveri degli stranieri, considerati come parte della loro condizione giuridica complessiva, vengono tendenzialmente trattati come semplici «obblighi giuridici», relegati sostanzialmente nella sfera della legislazione di ordine pubblico, e non riconnessi (a differenza dei diritti) alla dimensione costituzionale (se non sul piano della loro eventuale contrarietà a norme costituzionali dirette alla protezione di diritti fondamentali). A partire da queste considerazioni il saggio affronta la tematica dei doveri del non cittadino come essenziale strumento della sua integrazione, attraverso la valorizzazione della funzione della solidarietà (e dei doveri ad essa riconnessi) nella costruzione delle relazioni civiche all’interno di una collettività. Anche gli stranieri che vivono stabilmente nelle nostre comunità possono essere chiamati all'adempimento di tali doveri, a condizione che questi ultimi siano concepiti non come meri obblighi giuridici ispirati a un “regime di polizia”, legati a dinamiche di esclusione e a ragioni di ordine pubblico, ma come vincoli radicati all’idea di una solidarietà collettiva a «valenza inclusiva e liberatoria», idonea a produrre integrazione. E pertanto, innanzi tutto, obblighi reciproci, nel senso che alla richiesta e alla pretesa del loro rispetto da parte degli stranieri, si accompagni la richiesta e la pretesa che i cittadini guardino all’immigrazione non soltanto come a una risorsa economica, ma come a una naturale modalità di evoluzione della società pluralistica.
I doveri costituzionali
GROSSO, Enrico
2010-01-01
Abstract
L’interesse oggi dedicato ai doveri costituzionali degli stranieri non è neppure lontanamente paragonabile a quello dedicato al tema dei diritti loro riconosciuti. La crescente attenzione rivolta al c.d. “diritto degli stranieri” sembra scarsamente orientata alla tematica dei doveri e alle possibili implicazioni giuridiche della loro affermazione oltre i confini della cittadinanza in senso giuridico. Il risultato è che del ruolo e del significato dei doveri costituzionali si tende a riflettere poco, e delle condizioni alle quali al loro adempimento possano essere chiamati anche coloro che non sono titolari della cittadinanza italiana non si riflette quasi per nulla. la mancata riflessione sulla natura dei doveri costituzionali come essenziale strumento per l’affermazione e l’attuazione del principio solidaristico, e dunque come indispensabili fattori di integrazione sociale, ha avuto conseguenze anche rispetto all’inquadramento costituzionale complessivo della «condizione giuridica dello straniero». La crescente attenzione nei confronti dei problemi giuridici dell’immigrazione si è infatti concentrata, da un lato, sulla disciplina legislativa delle condizioni di ingresso e soggiorno dello straniero e sulle forme e i limiti del suo eventuale allontanamento; e, dall’altro lato, sui diritti a lui riconosciuti e sull’eventuale garanzia costituzionale degli stessi. In questo quadro, i doveri degli stranieri, considerati come parte della loro condizione giuridica complessiva, vengono tendenzialmente trattati come semplici «obblighi giuridici», relegati sostanzialmente nella sfera della legislazione di ordine pubblico, e non riconnessi (a differenza dei diritti) alla dimensione costituzionale (se non sul piano della loro eventuale contrarietà a norme costituzionali dirette alla protezione di diritti fondamentali). A partire da queste considerazioni il saggio affronta la tematica dei doveri del non cittadino come essenziale strumento della sua integrazione, attraverso la valorizzazione della funzione della solidarietà (e dei doveri ad essa riconnessi) nella costruzione delle relazioni civiche all’interno di una collettività. Anche gli stranieri che vivono stabilmente nelle nostre comunità possono essere chiamati all'adempimento di tali doveri, a condizione che questi ultimi siano concepiti non come meri obblighi giuridici ispirati a un “regime di polizia”, legati a dinamiche di esclusione e a ragioni di ordine pubblico, ma come vincoli radicati all’idea di una solidarietà collettiva a «valenza inclusiva e liberatoria», idonea a produrre integrazione. E pertanto, innanzi tutto, obblighi reciproci, nel senso che alla richiesta e alla pretesa del loro rispetto da parte degli stranieri, si accompagni la richiesta e la pretesa che i cittadini guardino all’immigrazione non soltanto come a una risorsa economica, ma come a una naturale modalità di evoluzione della società pluralistica.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.



