La monografia Figure del diritto penale. Una introduzione al sistema punitivo italiano, edita da Giappichelli, Torino, 2010, si colloca nel genere letterario manualistico e riprende il precedente lavoro, edito nel 2008, avente lo stesso titolo e recante il sottotitolo: “Lineamenti di una introduzione al sistema punitivo italiano”. L’esigenza cui la pubblicazione intende rispondere non è quella, piuttosto diffusa nella manualistica contemporanea, di divulgare, parafrasandoli, i contenuti della legge, bensì quella di iniziare il lettore ad accostarsi alla problematica penalistica. La differenza fra il divulgatore e l’iniziatore riposa sulla circostanza che il primo fornisce un prodotto preconfezionato, mentre il secondo prospetta filtri teoretici e tenta di suggerire un metodo ed un approccio critico che consenta all’iniziato non solo di lavorare, in futuro, con la propria testa, ma altresì - se il caso- di criticare gli stessi suggerimenti del maestro. In questo contesto si colloca la presa d’atto, portato della metodologia comparatistica, che l’ordinamento italiano non è un sistema compatto, bensì -al pari di altri ordinamenti- un sistema connotato da una tendenziale dissociazione delle sue principali macrocomponenti (legale, dottrinaria, giurisprudenziale), dalla cui competizione emergono almeno tre sottosistemi coesistenti e, talora, in reciproco conflitto. La pretesa di presentare un ordinamento giuridico come un sistema monolitico e coerente, infatti, può generare illusioni ottiche, destinate a cadere sotto le smentite della realtà. Metodologicamente più corretto è un accostamento che smascheri, sin da principio, questo artificio, mostrando il sistema giuridico per quello che è: un ordine astratto, il cui costruttivismo razionalistico è continuamente posto in crisi dalla dinamica teleologica che connota il mondo delle idee, delle teorie e, più ampiamente, della conoscenza oggettiva. Proprio al fine di dar conto della complessità, questa introduzione al sistema punitivo italiano tendeva, nel disegno originario, a suddividere ogni argomento nell’accostamento della legge, della dottrina e della giurisprudenza. Esigenze di sintesi hanno indotto l’Autore a rinunciare a questa opzione, che avrebbe trasformato la monografia in un trattato. Il compito di evidenziare come l’insegnamento sapienziale e l’applicazione giudiziale solo in una certa misura corrispondano al formante legale viene perciò assolto attraverso una tendenziale articolazione di ogni argomento nei (diversi) accostamenti dei macroformanti dell’ordinamento. Questa opzione strutturale è preordinata a porre in rilievo la competizione fra le componenti del sistema e a sottolineare la tendenziale attitudine della dottrina ad importare dall’estero modelli linguistici e contenutistici, talora incompatibili con il diritto positivo italiano. L’opzione di fondo di questo lavoro è altresì anticoncettualistica, non destinata a ipostatizzare la realtà giuridica in categorie avulse dall’effettiva esperienza italiana, bensì a porre il lettore in condizione di leggere gli enunciati normativi, disponendo di categorie ordinanti e di filtri teoretici elaborati facendo tesoro dell’aspetto più essenziale e durevole del tecnicismo giuridico, cioè l’aspirazione a considerare il diritto come una scienza autonoma, libera di determinare il proprio oggetto e i propri metodi.

Figure del Diritto Penale. Un'introduzione al sistema punitivo italiano.

LICCI, Giorgio
2010-01-01

Abstract

La monografia Figure del diritto penale. Una introduzione al sistema punitivo italiano, edita da Giappichelli, Torino, 2010, si colloca nel genere letterario manualistico e riprende il precedente lavoro, edito nel 2008, avente lo stesso titolo e recante il sottotitolo: “Lineamenti di una introduzione al sistema punitivo italiano”. L’esigenza cui la pubblicazione intende rispondere non è quella, piuttosto diffusa nella manualistica contemporanea, di divulgare, parafrasandoli, i contenuti della legge, bensì quella di iniziare il lettore ad accostarsi alla problematica penalistica. La differenza fra il divulgatore e l’iniziatore riposa sulla circostanza che il primo fornisce un prodotto preconfezionato, mentre il secondo prospetta filtri teoretici e tenta di suggerire un metodo ed un approccio critico che consenta all’iniziato non solo di lavorare, in futuro, con la propria testa, ma altresì - se il caso- di criticare gli stessi suggerimenti del maestro. In questo contesto si colloca la presa d’atto, portato della metodologia comparatistica, che l’ordinamento italiano non è un sistema compatto, bensì -al pari di altri ordinamenti- un sistema connotato da una tendenziale dissociazione delle sue principali macrocomponenti (legale, dottrinaria, giurisprudenziale), dalla cui competizione emergono almeno tre sottosistemi coesistenti e, talora, in reciproco conflitto. La pretesa di presentare un ordinamento giuridico come un sistema monolitico e coerente, infatti, può generare illusioni ottiche, destinate a cadere sotto le smentite della realtà. Metodologicamente più corretto è un accostamento che smascheri, sin da principio, questo artificio, mostrando il sistema giuridico per quello che è: un ordine astratto, il cui costruttivismo razionalistico è continuamente posto in crisi dalla dinamica teleologica che connota il mondo delle idee, delle teorie e, più ampiamente, della conoscenza oggettiva. Proprio al fine di dar conto della complessità, questa introduzione al sistema punitivo italiano tendeva, nel disegno originario, a suddividere ogni argomento nell’accostamento della legge, della dottrina e della giurisprudenza. Esigenze di sintesi hanno indotto l’Autore a rinunciare a questa opzione, che avrebbe trasformato la monografia in un trattato. Il compito di evidenziare come l’insegnamento sapienziale e l’applicazione giudiziale solo in una certa misura corrispondano al formante legale viene perciò assolto attraverso una tendenziale articolazione di ogni argomento nei (diversi) accostamenti dei macroformanti dell’ordinamento. Questa opzione strutturale è preordinata a porre in rilievo la competizione fra le componenti del sistema e a sottolineare la tendenziale attitudine della dottrina ad importare dall’estero modelli linguistici e contenutistici, talora incompatibili con il diritto positivo italiano. L’opzione di fondo di questo lavoro è altresì anticoncettualistica, non destinata a ipostatizzare la realtà giuridica in categorie avulse dall’effettiva esperienza italiana, bensì a porre il lettore in condizione di leggere gli enunciati normativi, disponendo di categorie ordinanti e di filtri teoretici elaborati facendo tesoro dell’aspetto più essenziale e durevole del tecnicismo giuridico, cioè l’aspirazione a considerare il diritto come una scienza autonoma, libera di determinare il proprio oggetto e i propri metodi.
2010
Giappichelli
Unico
1
491
9788834809839
Figure; Fonti storiche; Legge penale; Formanti
G. LICCI
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/2318/78301
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