Il 15 novembre 1841 Schelling inaugura i suoi corsi di Berlino dalla cattedra che era stata di Hegel. Nella grande sala strapiena, tra i maestri vediamo Alexander von Humboldt, Ranke, Savigny; tra i “futuri” Burckhardt, Kierkegaard, Bakunin, Engels. Vecchi e giovani hegeliani, romantici e rivoluzionari, accademia e passione, religione e politica: altissima concentrazione di energia, da cui molti dovevano attendersi l’esplosione di una crisi, che Schelling già anticipa e che Nietzsche porterà a compimento. Al culmine della razionalità moderna la filosofia si trova di fronte alle vertigini della ragione, quel misto di fascinazione e repulsione che afferra il pensiero dinanzi al fondo abissale dell’Esistente. Schelling e Nietzsche si rivolgono entrambi alla Volontà originaria che, convertendosi in assoluta Libertà, è in grado di fondare un nuovo inizio, superando la deriva nichilista prodotta dalle false unità del Sistema hegeliano. Quel nuovo inizio è un pericoloso equilibrio tra la forma che l’essere anela sempre ad assumere e la Libertà che da ogni forma è sciolta: un tragico gioco tra apollineo e dionisiaco che segna il pensiero di Nietzsche e che Schelling risolve nell’amore per l’esistente che continuamente vince il poter-non-essere della Libertà, in un esito non dissimile dalla immagine estrema dell’Oltreuomo nietzscheano, «la cui volontà – scrive Massimo Cacciari nella Prefazione – si apre alla Libertà come essenza dell’Essere». Secondo Cacciari questo libro chiarisce, definitivamente, che l’interpretazione di Nietzsche deve “ritornare” a Schelling, e che Schelling rappresenta l’“arcano” più profondo di tutta la critica all’idealismo e della filosofia della krisis.
Vertigini della ragione. Schelling e Nietzsche
CORRIERO, EMILIO
2008-01-01
Abstract
Il 15 novembre 1841 Schelling inaugura i suoi corsi di Berlino dalla cattedra che era stata di Hegel. Nella grande sala strapiena, tra i maestri vediamo Alexander von Humboldt, Ranke, Savigny; tra i “futuri” Burckhardt, Kierkegaard, Bakunin, Engels. Vecchi e giovani hegeliani, romantici e rivoluzionari, accademia e passione, religione e politica: altissima concentrazione di energia, da cui molti dovevano attendersi l’esplosione di una crisi, che Schelling già anticipa e che Nietzsche porterà a compimento. Al culmine della razionalità moderna la filosofia si trova di fronte alle vertigini della ragione, quel misto di fascinazione e repulsione che afferra il pensiero dinanzi al fondo abissale dell’Esistente. Schelling e Nietzsche si rivolgono entrambi alla Volontà originaria che, convertendosi in assoluta Libertà, è in grado di fondare un nuovo inizio, superando la deriva nichilista prodotta dalle false unità del Sistema hegeliano. Quel nuovo inizio è un pericoloso equilibrio tra la forma che l’essere anela sempre ad assumere e la Libertà che da ogni forma è sciolta: un tragico gioco tra apollineo e dionisiaco che segna il pensiero di Nietzsche e che Schelling risolve nell’amore per l’esistente che continuamente vince il poter-non-essere della Libertà, in un esito non dissimile dalla immagine estrema dell’Oltreuomo nietzscheano, «la cui volontà – scrive Massimo Cacciari nella Prefazione – si apre alla Libertà come essenza dell’Essere». Secondo Cacciari questo libro chiarisce, definitivamente, che l’interpretazione di Nietzsche deve “ritornare” a Schelling, e che Schelling rappresenta l’“arcano” più profondo di tutta la critica all’idealismo e della filosofia della krisis.File | Dimensione | Formato | |
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