La cittadinanza è comunemente rappresentata come un'idea espansiva, intesa a favorire un modello di convivenza sociale fortemente inclusivo e, al contempo, rispettoso della libertà individuale. Essa, tuttavia, oltre a questa dimensione inclusiva, presenta anche una dimensione esclusiva. La tesi sostenuta in questo libro è che le due dimensioni della cittadinanza, diversamente da quanto affermano molte narrative sociologiche e politologiche incentrate sulla partecipazione del cittadino alla vita politica e sulla riattivazione della società civile, sono parti costitutive di questa istituzione, e non un suo attributo storicamente contingente. La vicenda della cittadinanza sociale ripercorsa in queste pagine esemplifica efficacemente le dinamiche dell'esclusione connaturate alla cittadinanza: la concessione dei diritti sociali ad alcune categorie di soggetti procede di pari passo, a livello globale, con la negazione di tali diritti a intere categorie di persone. La promessa dei diritti universali e di un welfare mondiale, infatti, si è concretizzata nella costruzione del welfare state unicamente nei paesi centrali del mondo. Nei paesi periferici, quella stessa promessa ha lasciato rapidamente il posto a forme di sfruttamento più o meno mascherate. Focalizzando l'attenzione sui processi storici che dapprima hanno portato alla costruzione della cittadinanza sociale e poi, in seguito alla crisi del welfare state, alla sua trasformazione, si fa evidente il ruolo svolto dalla cittadinanza nelle dinamiche politiche ed economiche del sistema mondiale: regolando i processi di "inclusione esclusiva", essa, nonostante la retorica egualitaria di cui spesso è stata ammantata, ha contribuito a mantenere e legittimare - tanto sul piano simbolico-culturale quanto su quello materiale - un vero e proprio sistema di privilegi su scala globale.
L'inclusione esclusiva. Sociologia della cittadinanza sociale
GARGIULO, ENRICO
2008-01-01
Abstract
La cittadinanza è comunemente rappresentata come un'idea espansiva, intesa a favorire un modello di convivenza sociale fortemente inclusivo e, al contempo, rispettoso della libertà individuale. Essa, tuttavia, oltre a questa dimensione inclusiva, presenta anche una dimensione esclusiva. La tesi sostenuta in questo libro è che le due dimensioni della cittadinanza, diversamente da quanto affermano molte narrative sociologiche e politologiche incentrate sulla partecipazione del cittadino alla vita politica e sulla riattivazione della società civile, sono parti costitutive di questa istituzione, e non un suo attributo storicamente contingente. La vicenda della cittadinanza sociale ripercorsa in queste pagine esemplifica efficacemente le dinamiche dell'esclusione connaturate alla cittadinanza: la concessione dei diritti sociali ad alcune categorie di soggetti procede di pari passo, a livello globale, con la negazione di tali diritti a intere categorie di persone. La promessa dei diritti universali e di un welfare mondiale, infatti, si è concretizzata nella costruzione del welfare state unicamente nei paesi centrali del mondo. Nei paesi periferici, quella stessa promessa ha lasciato rapidamente il posto a forme di sfruttamento più o meno mascherate. Focalizzando l'attenzione sui processi storici che dapprima hanno portato alla costruzione della cittadinanza sociale e poi, in seguito alla crisi del welfare state, alla sua trasformazione, si fa evidente il ruolo svolto dalla cittadinanza nelle dinamiche politiche ed economiche del sistema mondiale: regolando i processi di "inclusione esclusiva", essa, nonostante la retorica egualitaria di cui spesso è stata ammantata, ha contribuito a mantenere e legittimare - tanto sul piano simbolico-culturale quanto su quello materiale - un vero e proprio sistema di privilegi su scala globale.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.