Nell’attuale scenario competitivo, il bisogno di sviluppare capacità nuove e flessibili è ormai un obbligo per le organizzazioni, costrette sempre di più ad anticipare i cambiamenti di scenario e a competere in un ambiente fortemente dinamico e complesso. Le imprese, quindi, sono costrette ad innovare. Anche se il termine “costringere” può apparire forte, l’asserzione che l’innovazione sia un vincolo e non più una semplice scelta strategica delle imprese è, ormai, comunemente accettata in letteratura. L’innovazione, quindi, è l’attività attraverso la quale vengono sviluppate quelle nuove idee che, a loro volta, consentono di generare come output nuovi prodotti, nuovi servizi e nuovi processi. Vista in quest’ottica, l’innovazione è la forza generatrice di quei fattori (nuovi prodotti, servizi, processi) che consentono la crescita di un paese a due livelli: a livello di singole unità economiche, perché permette di soddisfare le esigenze sempre più complesse dei clienti e di competere con concorrenti sempre più agguerriti; a livello macroeconomico, perché consente di aumentare l’efficienza dei fattori di sviluppo di una nazione. In tale contesto, l’innovazione è ormai considerata uno dei principali driver della competitività e dello sviluppo economico delle aree e delle imprese localizzate al loro interno: sempre più spesso, infatti, si sente parlare di imprese alla ricerca del vantaggio competitivo attraverso l’innovazione. Ma quali sono le strategie che le imprese mettono in atto per innovare? A questo proposito si sente parlare di innovazione di prodotto, di innovazione di processo, di innovazioni radicali e incrementali; oppure di investimenti in ricerca e sviluppo, di incentivi all’innovazione, di nuove tecnologie; oppure, ancora, di cambiamenti tecnologici e invenzioni. La verità è che quando si parla di innovazione si è di fronte ad un tema molto vasto e complesso, che può essere affrontato da diversi punti di vista, e per il quale è difficile individuare una definizione univoca e universalmente accettata. L’unica costante, in tale contesto, è la ricerca esasperata di flessibilità e di adattamento ai cambiamenti delle esigenze del mercato. Gli ultimi trenta anni, infatti, sono stati caratterizzati da una forte fase di internazionalizzazione e da un progresso tecnologico che ha avuto un forte impatto sui prodotti, sui processi e sulle strutture organizzative delle imprese. La scelta di favorire la libertà degli scambi abbassando i dazi doganali ed eliminando altre restrizioni, inoltre, ha permesso di realizzare un vero e proprio mercato globale. L’innovazione, quindi, ha dato l’impulso decisivo ad un fenomeno, quello delle alleanze, che costituisce una vera e propria risposta delle imprese alle necessità competitive e strategiche esposte finora. Con il termine “alleanze strategiche” si fa riferimento ad una serie di collaborazioni interaziendali tra imprese che consentono a queste ultime di acquisire un vantaggio competitivo importante nei confronti dei rivali. Nonostante le definizioni siano molte, nel presente lavoro al termine “alleanze strategiche” sarà assegnato un significato molto ampio in termini di completezza e di diffusione d’uso. La crescita numerica delle alleanze strategiche negli ultimi anni ha portato numerosi ricercatori a condurre una serie di studi che hanno permesso di analizzare il fenomeno sia dal punto di vista della forma sia dal punto di vista della valenza strategica. Tradizionalmente le imprese erano solite operare singolarmente ed autonomamente; ora, invece, esse intrattengono una varietà di rapporti basati anche sulla fiducia reciproca. Tuttavia, il cambiamento delle condizioni del mercato nazionale e mondiale, le esigenze dei consumatori e la carenza di capitali da investire hanno costretto le imprese a rivalutare le loro scelte strategiche, “costringendole” ad impegnarsi non solo nel core business convenzionale, ma anche nella ricerca di nuove e valide alternative. Le diverse strategie di collaborazione e le varie forme di alleanze strategiche stipulate con imprese complementari (ad esempio quelle con i fornitori) e perfino con i rivali del settore sono divenute, così, sempre più popolari negli ultimi due decenni. In tale contesto, infatti, la ricerca di collaborazione tra imprese ha trovato un terreno molto fertile. Le necessità di operare su scala globale, di conquistare nuovi mercati, insieme all’obbligo sempre più pressante di innovare in maniera rapida, hanno spinto molte imprese a cercare partnership di tutti i tipi. Oggi, infatti, ciò che ogni cliente chiede, indipendentemente dal Paese in cui vive, è un prodotto di qualità più elevata possibile, ad un prezzo più basso possibile, indipendentemente dal luogo dove viene realizzato; inoltre, i prodotti sono realizzati con un mix di tecnologie ad un livello così sofisticato che un’azienda da sola difficilmente riesce a possedere, con il risultato che la stessa impresa, senza avvalersi di partner alleati, non riesce ad espandere la propria attività in tempi brevi e rimanere al tempo stesso competitiva. Le collaborazioni tra imprese, dunque, si presentano come un naturale strumento che permette di acquisire una posizione competitiva forte in un mercato molto complesso. Le imprese, infatti, difficilmente possiedono al loro interno tutte le risorse e le conoscenze necessarie ad avviare e sostenere processi innovativi. Diventa fondamentale, quindi, puntare su attività che consentono contemporaneamente di differenziarsi e di porre in essere un network di attori che producono valore. Le nuove conquiste in campo tecnologico, i nuovi bisogni dei consumatori e la crescente globalizzazione dei mercati impongono un ritmo sempre più accelerato ai processi di innovazione intrapresi dalle imprese, che tendono sempre più a costruire reti, relazioni e collaborazioni che consentano di competere insieme su mercati sempre più complessi. L’approccio moderno, quindi, è di stile collaborativo; le imprese, infatti, hanno realizzato che quando le relazioni sono basate sulla collaborazione e la cooperazione riescono a generare sinergie altrimenti improponibili. In un ambiente che richiede una specializzazione sempre più forte, flessibilità e innovazione, l’azione solitaria da sola, quindi, non basta più. In questo senso si modificano le finalità delle strategie di collaborazione, non più guidate dall’esigenza di rafforzare la posizione competitiva dell’impresa, ma dalla necessità di accedere alle abilità e alle capacità di imprese esterne. In sintesi, le imprese innovano attraverso la realizzazione di alleanze strategiche. Una parte rilevante delle imprese, tuttavia, è ancora riluttante verso questo tipo di strategia. I motivi principali di questa riluttanza sono riscontrabili nella paura di perdita di controllo, nel timore che i potenziali concorrenti possano accedere al mercato locale o alle proprie competenze distintive, invece di riuscire a creare sinergie. Una domanda che potrebbe nascere a questo punto è: perché adottare una strategia di collaborazione se i rischi sono notevoli? La risposta all’interrogativo va ricercata nella necessità, per le imprese, di cercare le strategie di successo al di là delle normali fonti di vantaggio competitivo, di innovare in modi diversi rispetto ai tradizionali. Le imprese, infatti, non possono più fondare il proprio successo su una strategia di adattamento all’ambiente esterno; il management deve basare la propria strategia su un processo dinamico e proattivo, abbandonando le tradizionali concezioni che vedono la strategia rivolta alla creazione del vantaggio competitivo e al mantenimento dello stesso, per accoglierne un nuovo indirizzo strategico, maggiormente dinamico, basato sulla costruzione di nuovi vantaggi anche a scapito della distruzione del vantaggio dell’avversario. Le alleanze strategiche, quindi, si presentano come uno strumento che permette di acquisire una posizione competitiva forte in un mercato caratterizzato da una complessità sempre maggiore. Il presente lavoro si inserisce nel tema delle alleanze strategiche approfondendo il legame tra l’innovazione e le alleanze stesse. Le alleanze, in pratica, sono considerate lo strumento attraverso il quale le imprese possono innovare e raggiungere il vantaggio competitivo in un modo diverso dal tradizionale. Al fine di comprendere meglio il tema, il lavoro è stato diviso in cinque capitoli. Il capitolo primo descrive l’innovazione, le sue definizioni, le sue forme. Dopo aver spiegato i diversi significati del termine “innovazione”, infatti, vengono prese in esame le differenti tipologie di innovazione, approfondendo l’innovazione di prodotto e di processo, radicale e incrementale, modulare e architetturale, competence enhancing e competence destroying; infine, il capitolo contestualizza l’innovazione secondo il settore di appartenenza. Il capitolo secondo prende in considerazione le dinamiche dell’innovazione. Il capitolo, in pratica, descrive l’influenza del tempo sull’evoluzione dell’innovazione, sia in termini di miglioramento tecnologico sia in termini di diffusione. Il capitolo terzo è una disamina della letteratura in materia di alleanze strategiche. In particolare il capitolo non prende solo in considerazione i principali studi sul tema, ma approfondisce il legame tra questi e l’innovazione. L’analisi della letteratura, infatti, non si limita alle teorie alla base delle alleanze, ma cerca di evidenziare le recenti ricerche sul tema delle alleanze come fattore strumentale all’innovazione stessa. Il capitolo quarto evidenzia concretamente il processo di creazione di una alleanza strategica. Partendo dai fattori che “spingono” le imprese ad allearsi, infatti, il capitolo analizza le diverse fasi che caratterizzano una alleanza dalla decisione di allearsi alla scelta del partner, dalla realizzazione concreta alla gestione dell’alleanza, fino al suo monitoraggio. Il capitolo, inoltre, evidenzia quali sono i principali fattori che possono favorire il successo di una alleanza o determinarne il fallimento. Il capitolo quinto, infine, analizza il tema delle alleanze strategiche in uno dei settori che, negli ultimi anni, ha visto crescere di più il fenomeno: il settore automotive. Dopo l’esame dei principali dati globali sul settore, il capitolo evidenzia i fattori che stanno spingendo le imprese produttrici di autovetture a cercare partnership anche e soprattutto con le imprese rivali. Il settore, negli ultimi anni, ha risentito fortemente della crisi globale dei mercati. I dati delle immatricolazioni in Italia dell’ultimo anno, infatti, testimoniano un calo praticamente indiscriminato per tutte le case automobilistiche e la produzione di veicoli è calata praticamente ovunque, con le sole eccezioni di Cina e India. La globalizzazione dei mercati, la maggiore competizione, la crisi economica, sono solo alcuni dei fattori che hanno portato le imprese del settore automotive a studiare nuove strategie e a cercare nuovi modi di competere. La dinamica evolutiva del settore, quindi, è oggi influenzata da alcuni fattori “nuovi” rispetto al passato: l’attenzione verso l’ambiente e il conseguente investimento in tecnologie alternative come gli ibridi e l’idrogeno e la forte ascesa dei paesi emergenti. La differenza rilevante rispetto al passato è che oggi le imprese del settore non agiscono più da sole nell’affrontare queste sfide, ma cercano partnership anche con i loro competitor. La disamina si conclude, quindi, con due casi recenti ed emblematici per il tema trattato: le alleanze tra Fiat-Chrysler e Renault-Daimler.

Innovare attraverso le alleanze strategiche

BRESCIANI, Stefano
2010-01-01

Abstract

Nell’attuale scenario competitivo, il bisogno di sviluppare capacità nuove e flessibili è ormai un obbligo per le organizzazioni, costrette sempre di più ad anticipare i cambiamenti di scenario e a competere in un ambiente fortemente dinamico e complesso. Le imprese, quindi, sono costrette ad innovare. Anche se il termine “costringere” può apparire forte, l’asserzione che l’innovazione sia un vincolo e non più una semplice scelta strategica delle imprese è, ormai, comunemente accettata in letteratura. L’innovazione, quindi, è l’attività attraverso la quale vengono sviluppate quelle nuove idee che, a loro volta, consentono di generare come output nuovi prodotti, nuovi servizi e nuovi processi. Vista in quest’ottica, l’innovazione è la forza generatrice di quei fattori (nuovi prodotti, servizi, processi) che consentono la crescita di un paese a due livelli: a livello di singole unità economiche, perché permette di soddisfare le esigenze sempre più complesse dei clienti e di competere con concorrenti sempre più agguerriti; a livello macroeconomico, perché consente di aumentare l’efficienza dei fattori di sviluppo di una nazione. In tale contesto, l’innovazione è ormai considerata uno dei principali driver della competitività e dello sviluppo economico delle aree e delle imprese localizzate al loro interno: sempre più spesso, infatti, si sente parlare di imprese alla ricerca del vantaggio competitivo attraverso l’innovazione. Ma quali sono le strategie che le imprese mettono in atto per innovare? A questo proposito si sente parlare di innovazione di prodotto, di innovazione di processo, di innovazioni radicali e incrementali; oppure di investimenti in ricerca e sviluppo, di incentivi all’innovazione, di nuove tecnologie; oppure, ancora, di cambiamenti tecnologici e invenzioni. La verità è che quando si parla di innovazione si è di fronte ad un tema molto vasto e complesso, che può essere affrontato da diversi punti di vista, e per il quale è difficile individuare una definizione univoca e universalmente accettata. L’unica costante, in tale contesto, è la ricerca esasperata di flessibilità e di adattamento ai cambiamenti delle esigenze del mercato. Gli ultimi trenta anni, infatti, sono stati caratterizzati da una forte fase di internazionalizzazione e da un progresso tecnologico che ha avuto un forte impatto sui prodotti, sui processi e sulle strutture organizzative delle imprese. La scelta di favorire la libertà degli scambi abbassando i dazi doganali ed eliminando altre restrizioni, inoltre, ha permesso di realizzare un vero e proprio mercato globale. L’innovazione, quindi, ha dato l’impulso decisivo ad un fenomeno, quello delle alleanze, che costituisce una vera e propria risposta delle imprese alle necessità competitive e strategiche esposte finora. Con il termine “alleanze strategiche” si fa riferimento ad una serie di collaborazioni interaziendali tra imprese che consentono a queste ultime di acquisire un vantaggio competitivo importante nei confronti dei rivali. Nonostante le definizioni siano molte, nel presente lavoro al termine “alleanze strategiche” sarà assegnato un significato molto ampio in termini di completezza e di diffusione d’uso. La crescita numerica delle alleanze strategiche negli ultimi anni ha portato numerosi ricercatori a condurre una serie di studi che hanno permesso di analizzare il fenomeno sia dal punto di vista della forma sia dal punto di vista della valenza strategica. Tradizionalmente le imprese erano solite operare singolarmente ed autonomamente; ora, invece, esse intrattengono una varietà di rapporti basati anche sulla fiducia reciproca. Tuttavia, il cambiamento delle condizioni del mercato nazionale e mondiale, le esigenze dei consumatori e la carenza di capitali da investire hanno costretto le imprese a rivalutare le loro scelte strategiche, “costringendole” ad impegnarsi non solo nel core business convenzionale, ma anche nella ricerca di nuove e valide alternative. Le diverse strategie di collaborazione e le varie forme di alleanze strategiche stipulate con imprese complementari (ad esempio quelle con i fornitori) e perfino con i rivali del settore sono divenute, così, sempre più popolari negli ultimi due decenni. In tale contesto, infatti, la ricerca di collaborazione tra imprese ha trovato un terreno molto fertile. Le necessità di operare su scala globale, di conquistare nuovi mercati, insieme all’obbligo sempre più pressante di innovare in maniera rapida, hanno spinto molte imprese a cercare partnership di tutti i tipi. Oggi, infatti, ciò che ogni cliente chiede, indipendentemente dal Paese in cui vive, è un prodotto di qualità più elevata possibile, ad un prezzo più basso possibile, indipendentemente dal luogo dove viene realizzato; inoltre, i prodotti sono realizzati con un mix di tecnologie ad un livello così sofisticato che un’azienda da sola difficilmente riesce a possedere, con il risultato che la stessa impresa, senza avvalersi di partner alleati, non riesce ad espandere la propria attività in tempi brevi e rimanere al tempo stesso competitiva. Le collaborazioni tra imprese, dunque, si presentano come un naturale strumento che permette di acquisire una posizione competitiva forte in un mercato molto complesso. Le imprese, infatti, difficilmente possiedono al loro interno tutte le risorse e le conoscenze necessarie ad avviare e sostenere processi innovativi. Diventa fondamentale, quindi, puntare su attività che consentono contemporaneamente di differenziarsi e di porre in essere un network di attori che producono valore. Le nuove conquiste in campo tecnologico, i nuovi bisogni dei consumatori e la crescente globalizzazione dei mercati impongono un ritmo sempre più accelerato ai processi di innovazione intrapresi dalle imprese, che tendono sempre più a costruire reti, relazioni e collaborazioni che consentano di competere insieme su mercati sempre più complessi. L’approccio moderno, quindi, è di stile collaborativo; le imprese, infatti, hanno realizzato che quando le relazioni sono basate sulla collaborazione e la cooperazione riescono a generare sinergie altrimenti improponibili. In un ambiente che richiede una specializzazione sempre più forte, flessibilità e innovazione, l’azione solitaria da sola, quindi, non basta più. In questo senso si modificano le finalità delle strategie di collaborazione, non più guidate dall’esigenza di rafforzare la posizione competitiva dell’impresa, ma dalla necessità di accedere alle abilità e alle capacità di imprese esterne. In sintesi, le imprese innovano attraverso la realizzazione di alleanze strategiche. Una parte rilevante delle imprese, tuttavia, è ancora riluttante verso questo tipo di strategia. I motivi principali di questa riluttanza sono riscontrabili nella paura di perdita di controllo, nel timore che i potenziali concorrenti possano accedere al mercato locale o alle proprie competenze distintive, invece di riuscire a creare sinergie. Una domanda che potrebbe nascere a questo punto è: perché adottare una strategia di collaborazione se i rischi sono notevoli? La risposta all’interrogativo va ricercata nella necessità, per le imprese, di cercare le strategie di successo al di là delle normali fonti di vantaggio competitivo, di innovare in modi diversi rispetto ai tradizionali. Le imprese, infatti, non possono più fondare il proprio successo su una strategia di adattamento all’ambiente esterno; il management deve basare la propria strategia su un processo dinamico e proattivo, abbandonando le tradizionali concezioni che vedono la strategia rivolta alla creazione del vantaggio competitivo e al mantenimento dello stesso, per accoglierne un nuovo indirizzo strategico, maggiormente dinamico, basato sulla costruzione di nuovi vantaggi anche a scapito della distruzione del vantaggio dell’avversario. Le alleanze strategiche, quindi, si presentano come uno strumento che permette di acquisire una posizione competitiva forte in un mercato caratterizzato da una complessità sempre maggiore. Il presente lavoro si inserisce nel tema delle alleanze strategiche approfondendo il legame tra l’innovazione e le alleanze stesse. Le alleanze, in pratica, sono considerate lo strumento attraverso il quale le imprese possono innovare e raggiungere il vantaggio competitivo in un modo diverso dal tradizionale. Al fine di comprendere meglio il tema, il lavoro è stato diviso in cinque capitoli. Il capitolo primo descrive l’innovazione, le sue definizioni, le sue forme. Dopo aver spiegato i diversi significati del termine “innovazione”, infatti, vengono prese in esame le differenti tipologie di innovazione, approfondendo l’innovazione di prodotto e di processo, radicale e incrementale, modulare e architetturale, competence enhancing e competence destroying; infine, il capitolo contestualizza l’innovazione secondo il settore di appartenenza. Il capitolo secondo prende in considerazione le dinamiche dell’innovazione. Il capitolo, in pratica, descrive l’influenza del tempo sull’evoluzione dell’innovazione, sia in termini di miglioramento tecnologico sia in termini di diffusione. Il capitolo terzo è una disamina della letteratura in materia di alleanze strategiche. In particolare il capitolo non prende solo in considerazione i principali studi sul tema, ma approfondisce il legame tra questi e l’innovazione. L’analisi della letteratura, infatti, non si limita alle teorie alla base delle alleanze, ma cerca di evidenziare le recenti ricerche sul tema delle alleanze come fattore strumentale all’innovazione stessa. Il capitolo quarto evidenzia concretamente il processo di creazione di una alleanza strategica. Partendo dai fattori che “spingono” le imprese ad allearsi, infatti, il capitolo analizza le diverse fasi che caratterizzano una alleanza dalla decisione di allearsi alla scelta del partner, dalla realizzazione concreta alla gestione dell’alleanza, fino al suo monitoraggio. Il capitolo, inoltre, evidenzia quali sono i principali fattori che possono favorire il successo di una alleanza o determinarne il fallimento. Il capitolo quinto, infine, analizza il tema delle alleanze strategiche in uno dei settori che, negli ultimi anni, ha visto crescere di più il fenomeno: il settore automotive. Dopo l’esame dei principali dati globali sul settore, il capitolo evidenzia i fattori che stanno spingendo le imprese produttrici di autovetture a cercare partnership anche e soprattutto con le imprese rivali. Il settore, negli ultimi anni, ha risentito fortemente della crisi globale dei mercati. I dati delle immatricolazioni in Italia dell’ultimo anno, infatti, testimoniano un calo praticamente indiscriminato per tutte le case automobilistiche e la produzione di veicoli è calata praticamente ovunque, con le sole eccezioni di Cina e India. La globalizzazione dei mercati, la maggiore competizione, la crisi economica, sono solo alcuni dei fattori che hanno portato le imprese del settore automotive a studiare nuove strategie e a cercare nuovi modi di competere. La dinamica evolutiva del settore, quindi, è oggi influenzata da alcuni fattori “nuovi” rispetto al passato: l’attenzione verso l’ambiente e il conseguente investimento in tecnologie alternative come gli ibridi e l’idrogeno e la forte ascesa dei paesi emergenti. La differenza rilevante rispetto al passato è che oggi le imprese del settore non agiscono più da sole nell’affrontare queste sfide, ma cercano partnership anche con i loro competitor. La disamina si conclude, quindi, con due casi recenti ed emblematici per il tema trattato: le alleanze tra Fiat-Chrysler e Renault-Daimler.
2010
Giappichelli
1
1
202
9788834817575
Stefano Bresciani
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/2318/83853
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