Kwei Quartey, OMICIDIO NELLA FORESTA, ed. orig. 2009, trad. dall’inglese di Delfina Vezzoli, pp. 300, € 16,00, Feltrinelli, Milano 2010 Il primo romanzo mai tradotto dal Ghana è il giallo di un esordiente, e ciò fa storcere il naso a chi si sarebbe aspettato un nome già affermato. Ma ogni pregiudizio accademico cade di fronte al ritmo serrato di questo page-turner: autore poliziesco che si addentra in complesse questioni sociali, Quartey è narratore di qualità. L’ispettore Darko Dawson è mandato in una zona rurale per far luce sullo strangolamento di un’affascinante volontaria anti-AIDS. Emerge così la coesistenza conflittuale tra medicina occidentale e tradizionale, oltre che l’aberrante pratica delle trokosi – bambine date in sposa a preti feticisti per placare l’ira divina. Pur condannando stregoneria ed altre superstizioni, il romanzo non sminuisce l’importanza della dimensione sovrarazionale; Dawson ha sin da bambino un intuito fondato su una sensibilità sinestetica per le voci: “poteva sentire i ‘bernoccoli’ nella voce di una persona, o che era spinosa o bagnata”. Con il fratello invalido e il figlio la cui malformazione cardiaca è operabile solo con cifre enormi, Dawson non riesce a contenere una rabbia violenta di fronte ai soprusi, rischiando spesso il posto di lavoro. Lo stesso vale per la sua passione per la marijuana, “che lo calmava infondendogli un tepore sfumato e morbido come la seta”. L’elemento più affascinante dell’opera è proprio l’umanità del protagonista, tragici errori compresi: “E non me lo perdonerò mai, probabilmente, ma ne sono contento, perché se mai un giorno riuscissi a ripensare a quell’episodio senza provare il minimo senso di colpa o di rimpianto, tanto varrebbe che andassi a nascondermi in un buco a morire.” La sua seconda indagine è in uscita per luglio 2011. Speriamo che Feltrinelli lo faccia ancora tradurre così bene. Pietro Deandrea

Omicidio nella foresta

DEANDREA, Pietro
2011-01-01

Abstract

Kwei Quartey, OMICIDIO NELLA FORESTA, ed. orig. 2009, trad. dall’inglese di Delfina Vezzoli, pp. 300, € 16,00, Feltrinelli, Milano 2010 Il primo romanzo mai tradotto dal Ghana è il giallo di un esordiente, e ciò fa storcere il naso a chi si sarebbe aspettato un nome già affermato. Ma ogni pregiudizio accademico cade di fronte al ritmo serrato di questo page-turner: autore poliziesco che si addentra in complesse questioni sociali, Quartey è narratore di qualità. L’ispettore Darko Dawson è mandato in una zona rurale per far luce sullo strangolamento di un’affascinante volontaria anti-AIDS. Emerge così la coesistenza conflittuale tra medicina occidentale e tradizionale, oltre che l’aberrante pratica delle trokosi – bambine date in sposa a preti feticisti per placare l’ira divina. Pur condannando stregoneria ed altre superstizioni, il romanzo non sminuisce l’importanza della dimensione sovrarazionale; Dawson ha sin da bambino un intuito fondato su una sensibilità sinestetica per le voci: “poteva sentire i ‘bernoccoli’ nella voce di una persona, o che era spinosa o bagnata”. Con il fratello invalido e il figlio la cui malformazione cardiaca è operabile solo con cifre enormi, Dawson non riesce a contenere una rabbia violenta di fronte ai soprusi, rischiando spesso il posto di lavoro. Lo stesso vale per la sua passione per la marijuana, “che lo calmava infondendogli un tepore sfumato e morbido come la seta”. L’elemento più affascinante dell’opera è proprio l’umanità del protagonista, tragici errori compresi: “E non me lo perdonerò mai, probabilmente, ma ne sono contento, perché se mai un giorno riuscissi a ripensare a quell’episodio senza provare il minimo senso di colpa o di rimpianto, tanto varrebbe che andassi a nascondermi in un buco a morire.” La sua seconda indagine è in uscita per luglio 2011. Speriamo che Feltrinelli lo faccia ancora tradurre così bene. Pietro Deandrea
2011
XXVIII/3 (marzo)
33
33
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Ghana; Quartey; giallo; romanzo
Deandrea
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