I dati che ogni anno il Nimby Forum presenta, opportunamente disposti lungo una cartina geografica, mostrano come non esiste in Italia intervento sul territorio che non sia interessato da una qualche forma di contestazione. Con il dilagare dell’interesse mediatico sul tema, è ormai entrata a far parte del linguaggio comune per descrivere questo fenomeno la locuzione «sindrome NIMBY», da Not In My Back Yard (ossia, «non nel mio giardino») , con la quale, neanche troppo implicitamente, si vorrebbe alludere al fatto che dietro le reazioni oppositive si celino presunti interessi egoistici e localistici, «spiegando» di fatto le proteste con una sorta di deficit di «cultura civica» da parte della popolazione interessata. Prendendo le mosse da una più ampia ricerca longitudinale tuttora in corso , questo contributo intende approfondire il rapporto che intercorre tra la «cultura civica» e l’opposizione locale verso le grandi opere, usando come caso di studio empirico il progetto del primo combustore di rifiuti di Torino. Seguendo un approccio multitecnica, viene esposta e discussa un’ampia serie di dati, che sembrano mostrare in tutta la loro evidenza i limiti della spiegazione «culturalista» nel suo complesso, pur con differenze significative tra i piani dei valori civici (civicness), delle reti associative e della fiducia.
«Né qui né altrove!». Critica alle grandi opere: un problema di «cultura civica»?
TIPALDO, Giuseppe
2011-01-01
Abstract
I dati che ogni anno il Nimby Forum presenta, opportunamente disposti lungo una cartina geografica, mostrano come non esiste in Italia intervento sul territorio che non sia interessato da una qualche forma di contestazione. Con il dilagare dell’interesse mediatico sul tema, è ormai entrata a far parte del linguaggio comune per descrivere questo fenomeno la locuzione «sindrome NIMBY», da Not In My Back Yard (ossia, «non nel mio giardino») , con la quale, neanche troppo implicitamente, si vorrebbe alludere al fatto che dietro le reazioni oppositive si celino presunti interessi egoistici e localistici, «spiegando» di fatto le proteste con una sorta di deficit di «cultura civica» da parte della popolazione interessata. Prendendo le mosse da una più ampia ricerca longitudinale tuttora in corso , questo contributo intende approfondire il rapporto che intercorre tra la «cultura civica» e l’opposizione locale verso le grandi opere, usando come caso di studio empirico il progetto del primo combustore di rifiuti di Torino. Seguendo un approccio multitecnica, viene esposta e discussa un’ampia serie di dati, che sembrano mostrare in tutta la loro evidenza i limiti della spiegazione «culturalista» nel suo complesso, pur con differenze significative tra i piani dei valori civici (civicness), delle reti associative e della fiducia.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.