Il contributo si propone di offrire una raccolta di riflessioni critiche, empiricamente fon- date, per un impiego più cauto e puntuale del ter- mine NIMBY (da Not In my Back Yard, ovvero “non nel mio giardino”), con il quale un’ampia componente di stakeholder coinvolti a vario titolo nell’insediamento delle cosiddette “grandi opere” (istituzioni politiche, mass media, saperi esperti) fa riferimento alle proteste delle comunità locali. Dopo aver chiarito estensione e principali coordi- nate dei conflitti ambientali nel contesto italiano, il lavoro si concentra sull’analisi del contenuto di 17 quotidiani internazionali, dimostrando che l’acro- nimo NIMBY, sottoposto ad attento vaglio critico nel corso del testo, è di gran lunga l’etichetta ver- bale più comune, a fronte di un patrimonio di oc- correnze linguistiche piuttosto vasto e meglio at- trezzato a tenere traccia delle più recenti evolu- zioni del fenomeno. Dialogando con una letteratu- ra di matrice anglo-americana che, almeno in Ita- lia, si sta affermando soltanto in tempi recenti, la parte finale dell’articolo è interamente dedicata al- l’analisi ad intra delle singole occorrenze rintrac- ciate, allo scopo di distinguere gli uni dagli altri, problematizzandoli, gli elementi di una composita matassa di significati, interessi e ideologie – ine- vitabilmente diversi, quando non in conflitto, tra loro – che attori istituzionali, mass media e senso comune sembrano per il momento cogliere solo in modo sommario.
NON SOLO “NIMBY”. Dall’analisi del contesto italiano e della stampa internazionale, alcune riflessioni critiche per un uso meno ingenuo e indiscriminato dell’espressione “NIMBY” nei discorsi pubblici sulle proteste locali
TIPALDO, Giuseppe
2012-01-01
Abstract
Il contributo si propone di offrire una raccolta di riflessioni critiche, empiricamente fon- date, per un impiego più cauto e puntuale del ter- mine NIMBY (da Not In my Back Yard, ovvero “non nel mio giardino”), con il quale un’ampia componente di stakeholder coinvolti a vario titolo nell’insediamento delle cosiddette “grandi opere” (istituzioni politiche, mass media, saperi esperti) fa riferimento alle proteste delle comunità locali. Dopo aver chiarito estensione e principali coordi- nate dei conflitti ambientali nel contesto italiano, il lavoro si concentra sull’analisi del contenuto di 17 quotidiani internazionali, dimostrando che l’acro- nimo NIMBY, sottoposto ad attento vaglio critico nel corso del testo, è di gran lunga l’etichetta ver- bale più comune, a fronte di un patrimonio di oc- correnze linguistiche piuttosto vasto e meglio at- trezzato a tenere traccia delle più recenti evolu- zioni del fenomeno. Dialogando con una letteratu- ra di matrice anglo-americana che, almeno in Ita- lia, si sta affermando soltanto in tempi recenti, la parte finale dell’articolo è interamente dedicata al- l’analisi ad intra delle singole occorrenze rintrac- ciate, allo scopo di distinguere gli uni dagli altri, problematizzandoli, gli elementi di una composita matassa di significati, interessi e ideologie – ine- vitabilmente diversi, quando non in conflitto, tra loro – che attori istituzionali, mass media e senso comune sembrano per il momento cogliere solo in modo sommario.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.