Negli ultimi anni si è assistito alla segnalazione di un numero crescente di malattie e infestazioni in molti dei nostri boschi. Anche a causa della diffusione di notizie allarmistiche o errate da parte di alcuni mezzi d’informazione, ciò sta preoccupando alcuni Enti e servizi delegati alla gestione forestale. Di seguito riportiamo alcune personali e generiche considerazioni. Come è noto, qualsiasi specie (dal pino alla processionaria, all’uomo) modifica il suo areale di distribuzione in funzione delle condizioni che ne permettono la sopravvivenza e la riproduzione. In queste incessanti dinamiche, i parassiti (in senso lato) attaccano i genotipi vegetali più suscettibili, favorendo l’affermazione di quelli più adatti in quel luogo ed in quel momento. Ad esempio, alle rapide mutazioni climatiche in corso sembra riconducibile la generalizzata sofferenza di alcune specie vegetali e l’accresciuta virulenza di alcuni funghi endofiti con i quali queste, in precedenza, convivevano senza danni apparenti. Se da un lato ciò riduce la presenza di una specie vegetale, dall’altro può favorirne delle altre. I nostri boschi sono più in pericolo di un tempo? In un sistema forestale evoluto la presenza di un parassita può gradualmente modificarne la struttura e la composizione, ma solo raramente ne compromette l’esistenza. Diversamente, in situazioni forestali artificialmente semplificate, soprattutto nella loro composizione, il soggetto non è più il bosco, ma la specie o il singolo individuo, dai quali ottenere un preciso bene o servizio. In questi casi, la diffusione epidemica di alcune malattie può compromettere la presenza di un’intera formazione, salvo l’adozione di frequenti trattamenti antiparassitari, peraltro proponibili solo in pochi e particolari contesti. In tali contesti, però, la presenza dei parassiti è spesso riconducibile a imprudenti scelte progettuali o gestionali. E’ il caso delle centinaia di ettari di pinete artificiali portoghesi e spagnole, di origine artificiale e disseccate in pochi anni dal nematode Bursaphelenchus xylophilus o dal fungo Gibberella circinata, la cui diffusione oramai sta interessando anche pinete di origine naturale. Errori di questo tipo, poi, trovano la loro massima espressione nell’uso di materiale vivaistico geneticamente uniforme e non sano. Si pensi alla rapida diffusione del Cinipide del castagno. Il movimento di parassiti molto pericolosi può essere veloce anche a livello intercontinentale: recentemente Phytophthora kernoviae, patogeno letale per il faggio, alcune querce e altre specie della nostra flora, è stata importata dalla Nuova Zelanda all’Europa con un lotto di piante ornamentali infette. Come è evidente, in questi casi i parassiti hanno ben poche responsabilità, ma la loro presenza potrebbe essere un utile bioindicatore dei nostri errori e su questi sarebbe opportuno organizzare una più efficace azione di prevenzione. Un maggior coinvolgimento di tecnici capaci di capire le ampie dinamiche ecologiche alla base del benessere di boschi e alberi potrebbe essere d’aiuto.

Boschi, piantagioni e rischio fitosanitario

GONTHIER, Paolo
2011-01-01

Abstract

Negli ultimi anni si è assistito alla segnalazione di un numero crescente di malattie e infestazioni in molti dei nostri boschi. Anche a causa della diffusione di notizie allarmistiche o errate da parte di alcuni mezzi d’informazione, ciò sta preoccupando alcuni Enti e servizi delegati alla gestione forestale. Di seguito riportiamo alcune personali e generiche considerazioni. Come è noto, qualsiasi specie (dal pino alla processionaria, all’uomo) modifica il suo areale di distribuzione in funzione delle condizioni che ne permettono la sopravvivenza e la riproduzione. In queste incessanti dinamiche, i parassiti (in senso lato) attaccano i genotipi vegetali più suscettibili, favorendo l’affermazione di quelli più adatti in quel luogo ed in quel momento. Ad esempio, alle rapide mutazioni climatiche in corso sembra riconducibile la generalizzata sofferenza di alcune specie vegetali e l’accresciuta virulenza di alcuni funghi endofiti con i quali queste, in precedenza, convivevano senza danni apparenti. Se da un lato ciò riduce la presenza di una specie vegetale, dall’altro può favorirne delle altre. I nostri boschi sono più in pericolo di un tempo? In un sistema forestale evoluto la presenza di un parassita può gradualmente modificarne la struttura e la composizione, ma solo raramente ne compromette l’esistenza. Diversamente, in situazioni forestali artificialmente semplificate, soprattutto nella loro composizione, il soggetto non è più il bosco, ma la specie o il singolo individuo, dai quali ottenere un preciso bene o servizio. In questi casi, la diffusione epidemica di alcune malattie può compromettere la presenza di un’intera formazione, salvo l’adozione di frequenti trattamenti antiparassitari, peraltro proponibili solo in pochi e particolari contesti. In tali contesti, però, la presenza dei parassiti è spesso riconducibile a imprudenti scelte progettuali o gestionali. E’ il caso delle centinaia di ettari di pinete artificiali portoghesi e spagnole, di origine artificiale e disseccate in pochi anni dal nematode Bursaphelenchus xylophilus o dal fungo Gibberella circinata, la cui diffusione oramai sta interessando anche pinete di origine naturale. Errori di questo tipo, poi, trovano la loro massima espressione nell’uso di materiale vivaistico geneticamente uniforme e non sano. Si pensi alla rapida diffusione del Cinipide del castagno. Il movimento di parassiti molto pericolosi può essere veloce anche a livello intercontinentale: recentemente Phytophthora kernoviae, patogeno letale per il faggio, alcune querce e altre specie della nostra flora, è stata importata dalla Nuova Zelanda all’Europa con un lotto di piante ornamentali infette. Come è evidente, in questi casi i parassiti hanno ben poche responsabilità, ma la loro presenza potrebbe essere un utile bioindicatore dei nostri errori e su questi sarebbe opportuno organizzare una più efficace azione di prevenzione. Un maggior coinvolgimento di tecnici capaci di capire le ampie dinamiche ecologiche alla base del benessere di boschi e alberi potrebbe essere d’aiuto.
2011
175
51
51
rischio fitosanitario; foreste; organismi di temuta introduzione; quarantena
MONTECCHIO L.; GONTHIER P.
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/2318/92175
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