Il punto di partenza del contributo è l'analisi delle due traduzioni di uno stesso racconto di Andrić. L' autore della prima, apparsa in un'antologia dedicata alle letterature slave, Novellieri slavi (Roma, 1946) è Giovanni Maver, noto filologo e versatile slavista. La seconda traduzione, a firma di Franca Centaro, nome oggi del tutto sconosciuto, è uscita a distanza di due decenni, nel volume Ex Ponto e altre opere (Milano, 1968) pubblicato nella collana dedicata dall'editore milanese Fabbri ai premi Nobel, curata da un altro slavista italiano di prim'ordine, Sante Graciotti. La presenza di diverse traduzioni della stessa opera rappresenta una base ideale per l'analisi dei singoli procedimenti traduttologici, per il loro confronto non solo con l'originale ma anche reciproco. Si rendono inoltre evidenti nel nostro caso alcune questioni legate alla traduzione da lingue appartenenti a tipologie e ad areali culturali differenti e ai problemi ad essa legati (la traduzione dei turcismi, la resa dei tempi verbali, dei fraseologismi ecc.). Mentre G. Maver mostra una solida conoscenza della lingua di partenza e sicurezza nell'affrontare il compito traduttologico, il racconto andriciano nella traduzione di F. Centaro perde in molti punti l'intensità e la bellezza dell'originale. Infine, la relazione offre uno spunto per un’ulteriore ricerca nell’indagare se Andrić abbia avuto occasione di conoscere i suoi traduttori italiani e di commentare queste o altre traduzioni di sue opere in italiano.
Pripovetka Ive Andrića "Put Alije Djerzeleza" u italijanskim prevodima
BANJANIN, Ljiljana
2012-01-01
Abstract
Il punto di partenza del contributo è l'analisi delle due traduzioni di uno stesso racconto di Andrić. L' autore della prima, apparsa in un'antologia dedicata alle letterature slave, Novellieri slavi (Roma, 1946) è Giovanni Maver, noto filologo e versatile slavista. La seconda traduzione, a firma di Franca Centaro, nome oggi del tutto sconosciuto, è uscita a distanza di due decenni, nel volume Ex Ponto e altre opere (Milano, 1968) pubblicato nella collana dedicata dall'editore milanese Fabbri ai premi Nobel, curata da un altro slavista italiano di prim'ordine, Sante Graciotti. La presenza di diverse traduzioni della stessa opera rappresenta una base ideale per l'analisi dei singoli procedimenti traduttologici, per il loro confronto non solo con l'originale ma anche reciproco. Si rendono inoltre evidenti nel nostro caso alcune questioni legate alla traduzione da lingue appartenenti a tipologie e ad areali culturali differenti e ai problemi ad essa legati (la traduzione dei turcismi, la resa dei tempi verbali, dei fraseologismi ecc.). Mentre G. Maver mostra una solida conoscenza della lingua di partenza e sicurezza nell'affrontare il compito traduttologico, il racconto andriciano nella traduzione di F. Centaro perde in molti punti l'intensità e la bellezza dell'originale. Infine, la relazione offre uno spunto per un’ulteriore ricerca nell’indagare se Andrić abbia avuto occasione di conoscere i suoi traduttori italiani e di commentare queste o altre traduzioni di sue opere in italiano.File | Dimensione | Formato | |
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